Molto più che eroi

Le parole dell'assessore di Carona a Mattarella in difesa degli infermieri che lo stanno curando

Angelo Bagini è ricoverato a Ponte San Pietro per il Coronavirus. Il giorno di Pasqua ha scritto al presidente della Repubblica per dirsi indignato dal fatto che coloro che lo stanno aiutando a guarire non hanno un contratto nazionale da 13 anni

Le parole dell'assessore di Carona a Mattarella in difesa degli infermieri che lo stanno curando
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Angelo Bagini ha 54 anni ed è assessore agli impianti sciistici a Carona, Comune dell'Alta Valle Brembana. Ovviamente, a causa del Coronavirus, la stagione invernale è andata come è andata. E il futuro, al momento, non pare purtroppo molto più roseo. Ma Bagini, nelle ultime settimane, ha avuto ben altro a cui pensare. Anche lui, infatti, ha contratto il virus. E uscirne è stata dura, come ha raccontato al Corriere Bergamo.

Il 10 marzo Bagini stava così male la febbre lo ha fatto svenire nel suo appartamento, dove abita da solo. Nella caduta si è fratturato qualche costola ed è quindi andato in ospedale, dove lo hanno visitato e rimandato a casa. Nei giorni successivi, però, le sue condizioni sono peggiorate e, per di più, le fratture gli hanno bucato i polmoni. Alla fine, con una saturazione di 68 (quando scende sotto 90 la situazione è preoccupante), finalmente è stato ricoverato a Ponte San Pietro. Lì sono iniziate le sue cure. Ed è lì che ha potuto conoscere tanti infermieri, persone che lo hanno aiutato ogni giorno, non soltanto con il loro lavoro, ma anche e soprattutto con la loro umanità.

Una immagine di un'infermiera che Bagini ha inviato a Mattarella

Proprio per questo, ora che sta meglio, Bagini ha deciso di scrivere una lettera che ha inviato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per elogiare il lavoro di medici e infermieri, «che non voglio chiamare eroi, perché loro ci sono sempre, non solo nell’emergenza». E per evidenziare come «il contratto degli operatori sanitari del settore privato sia fermo al 2007. Mi chiedo come sia possibile». Di seguito, riportiamo il testo della sua missiva.

Mai e poi mai avrei immaginato nella mia vita di trovarmi un giorno su un letto d’ospedale il giorno della S. Pasqua a scrivere al Presidente della Repubblica per condividere qualche considerazione e pensiero su questo difficile momento che stiamo vivendo! Ognuno di noi con le nostre difficoltà. Voi e gran parte dei concittadini a convivere con una situazione assimilabile ad una sorta di “arresti domiciliari”, io qua da ormai più di 30 giorni a combattere con una malattia così strana, così ancora troppo sconosciuta, e mi permetta così devastante se guardiamo i numeri di tutti quei poveri che non hanno avuto la mia fortuna di riuscire a superare i momenti di difficoltà e ora poterle scrivere queste quattro parole sapendo che il peggio per me è alle spalle!!!

Egr. Presidente, quante volte in questo periodo nelle varie trasmissioni televisive abbiamo sentito nominare gli operatori sanitari giudicandoli come degli “EROI!!!”, lei stesso nel corso dei suoi discorsi ha riconosciuto questo. È vero, io ho avuto la fortuna di poterlo sperimentare di persona!!! Come potrò mai dimenticare quella mia prima notte d’ospedale dove la mia vita era appesa ad un esile filo e uno di questi eroi (ma non li chiamerò più eroi come da loro espressamente voluto…), accompagnato da una collega di cui mi è rimasto impresso un portachiavi al collo, che si intravedeva a difficoltà sotto quelle tute bianche, con la scritta “Atalanta”, si è seduto a fianco a me. Era passata la mezzanotte e lui mi stimolava con un tono di voce dall’accento non certo bergamasco dicendomi: «Angelo, solo tu ce la puoi fare, tira fuori tutto quello che hai in te, questa battaglia la devi vincere tu, lo devi fare per te stesso per chi a casa ti aspetta e ti vuole bene e lo devi fare anche per noi!!!».

Io non avevo mai visto questa persona che, a differenza di tutti gli altri operatori sanitari, aveva il viso parzialmente visibile. Gli chiesi come si chiamasse e da dove veniva lui mi rispose: «Mi chiamo Salvatore e sono di Taranto». E poi sorridendo mi disse: «Vedi, è il mio nome che ti salverà…». NON potrò mai scordare quei momenti, l’umanità di Salvatore nel rincuorarmi. Tu ora sei qua, noi ti curiamo e tu ci dai una mano a guarire!!! Da allora Salvatore, sempre a inizio turno e alla fine prima di andare a casa, veniva a salutarmi e chiedermi se avevo bisogno di qualche cosa e augurandomi di stare bene. Salvatore tornerà poi segnando in modo indelebile questa mia degenza tuttora in corso.

O come non ricordare quel pomeriggio dove Chiara è entrata nella mia camera dicendo: «Angelo ero a fare la spesa per me, ti ho pensato e ho pensato che queste caramelle e questi biscotti ti possano fare piacere…». Con soldi propri aveva provveduto ad acquistare qualche cosa anche per me!!! Anche Chiara nel proseguo della mia degenza è diventata un punto di riferimento! Una ragazza con una sensibilità, una cura verso i pazienti, un rispetto delle persone, un lato umano che non riesco a descrivere nella sua grandezza!!! Anche lei spesso a fine e inizio turno passava a salutarmi.

Egr. Presidente non le nascondo che a volte la sera gli sguardi di questi ragazzi erano “spiritati”. Io stesso più volte mi sono chiesto se fossi io il malato di COVID19 o fossero loro!!! La sofferenza che esprimevano i loro occhi sarà un'altra cosa che non potrò mai scordare. Turni estenuanti e continuativi e loro senza mai un gesto fuori luogo!!! Anche io li ritengo degli “EROI” o forse anche qualche cosa in più!!! O come non pensare ad Alba di Frosinone, Costantino di Benevento, Giusy del Molise…. Tutti ragazzi che hanno prontamente risposto alla ricerca di personale sanitario effettuato dalla Protezione Civile nella seconda metà di marzo, hanno lasciato di fretta e furia le loro famiglie, le loro case, tutti i loro affetti per venire qua da noi distanti da casa per aiutarci!!! Sono persone che hanno dimostrato di saper andare oltre a quello che uno può immaginare, un semplice dovere!!!

Una mattina ascoltavo un telegiornale e si parlava anche in quella circostanza di eroi… Salvatore era con me, mi stava facendo dei prelievi, ascoltavamo assieme il servizio. Salvatore scosse la testa e disse: «Macché EROI, noi il nostro lavoro lo facciamo per 365 all’anno sempre allo stesso modo e solo adesso ci si ricorda che ci siamo anche noi. Che si ricordino sempre e non solo adesso nell’emergenza». Questa affermazione mi fece molto riflettere...

Egr. Presidente, ho scritto fino ad ora quasi con le lacrime agli occhi per la felicità di aver avuto la possibilità di vivere queste emozioni di persona. Ora le mie lacrime agli occhi assumeranno più un aspetto di rabbia e impotenza nel non poter fare… Vengo a conoscenza che gli operatori sanitari del settore privato sono praticamente senza contratto di lavoro da 13 anni, se non sbaglio dal 2007. Resto quasi senza parole, sbigottito e mi chiedo: come è possibile questo? Ma come è possibile che in tredici anni non sia stato possibile trovare un accordo? Sempre che sia stato intavolato un tavolo di coordinamento tra le parti... Ma ci rendiamo conto quanto sono 13 anni? Lo Stato italiano, che giustamente condanna qualsiasi forma di “caporalato”, ora è proprio lui che “sfrutta” questi lavoratori facendoli lavorare senza contratto? Ma questo fatto è grottesco assurdo! È inconcepibile che in tutto questo tempo non si sia trovata la soluzione! E non è una questione di colori politici, pensiamo in 13 anni quante volte è cambiato il nostro governo! Questi sono i fatti che fanno perdere credibilità e fiducia al sottoscritto nei confronti delle istituzioni di cui io, in una minima minima parte, mi sento complice in qualità di amministratore del Comune dove risiedo!

No Egr. Presidente, io una situazione del genere NON la accetto!!! L’Italia NON ha bisogno di un maledetto virus per farci capire che siamo un popolo unito!!! Che i bergamaschi e i bresciani che tanto si odiano per la fede calcistica diventano dei fratelli inseparabili quando c’è da aiutarsi e magari costruire un ospedale in 10 giorni!!! Qua da noi, quando c’è da lavorare, ci si guarda negli occhi, si abbassa la testa e si lavora punto e basta, guai a chi si lamenta! L’Italia NON ha bisogno di terremoti per dimostrare l’umanità della gente, la volontà d’aiuto nel recarsi sul luogo dell’evento per darsi disponibile a tutti gli aiuti possibili!!! L’Italia NON ha bisogno di alluvioni per fare capire la forza di volontà dei volontari nel correre e costruire a tempi di record dei campi base!!! Egr. Presidente, NON servono le catastrofi! Noi italiani, che lei saggiamente sa guidare, siamo e saremo sempre così! Nel momento del bisogno ci saremo SEMPRE perché è la nostra cultura tramandata da genitori a figli che ci dice di fare questo e questa catena di umanità. Potranno anche passare le generazioni, ma ci sarà sempre! Sono le istituzioni o chi preposto a risolvere e organizzare la quotidianità che NON deve, ma oserei dire NON può, permettersi di macchiare questo tesoro intrinseco nel popolo italiano con la loro disorganizzazione!!!

Egr. Presidente, 13 anni per un accordo? NO, io non ci sto! Mi scuso del tempo che le ho sottratto al suo prezioso lavoro, forse mi sono anche dilungato, per me è stato anche motivo di trascorrere un po’ del pomeriggio di oggi, Santa Pasqua 2020, egoisticamente distraendo la mia mente da altri pensieri. Sono certo lei saprà dare la giusta interpretazione alla presente e metterà in campo tutte le forze necessarie alla soluzione di questa brutta situazione! Certo non glielo si chiede oggi, che siamo ancora in piena emergenza sanitaria COVID19, però appena superata questa fase di criticità proviamo a prefissarci una scadenza. Il prossimo autunno? Ma soprattutto, Egr. Presidente e poi chiudo, ci aiuti lei a far sì che la reputazione del popolo italiano e della Nazione, ITALIA, non venga macchiata da situazioni incresciose come questa.

Ringraziando, auguro a Lei e a tutti i suoi cari i miei migliori auguri per una serena buona S. PASQUA 2020, e come ci ha ribadito lei nell’ultimo discorso la vigilia di Pasqua, «lasciamo che gli italiani vengano CONTAGIATI dalla solidarietà e non dal Virus!». Gli operatori sanitari dell’Ospedale di Ponte San Pietro (BG), dove sono in degenza, hanno colto al volo il suo invito e questa è la prova!!!

Con stima riconoscenza e gratitudine.

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