Le pompe funebri minacciano di fermarsi: «Così siamo vittime sacrificali»
Gli uomini delle pompe funebri non ce la fanno più. Di loro si parla poco, ma stanno svolgendo un compito immane, in qualche modo eroico, che li vede impegnati ben oltre ogni limite di orario di servizio. Ma adesso non ce la fanno più. E ora protestano, minacciano di fermarsi, di non andare più a prendere i nostri morti, con tutto quello che significa.
Dice Antonio Ricciardi, presidente della categoria onoranze funebri dell’associazione Liberi imprenditori associati (Lia): «Dall’inizio di questa emergenza stiamo lavorando oltre ogni livello di capienza, ma ora si tratta di garantire la salute pubblica e, senza un intervento da parte delle istituzioni, saremo costretti a sospendere l’attività. E’ stato deciso di trasformare imprenditori e lavoratori della nostra categoria in vittime sacrificali. Ma ciò che è più grave, è il rischio che questo approccio porta alla salute del pubblico. Il nostro senso di responsabilità ci obbliga a prendere decisioni drastiche».
Gli operatori delle pompe funebri, infatti, lamentano di essere stati abbandonati dalle istituzioni che non li hanno forniti delle protezioni necessarie e che non effettuano sui lavoratori in questione i tamponi. Dice Ricciardi: «Così rischiamo di essere potenziali veicoli di infezione in particolare per coloro più a rischio, ma non solo».