«Volano a quote troppo basse»

Le rotte di Orio, effetto tenaglia sul quartiere di Colognola

Le rotte di Orio, effetto tenaglia sul quartiere di Colognola
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Colognola e la storia infinita: un anno fa iniziavano le sperimentazioni per le nuove rotte. Si parlava allora di «piano per salvare Colognola». Si trattava di fare in modo, tramite virate più strette e corridoi alternativi, di contenere gli effetti dell’innquinamento acustico che vedevano coinvolti i centri abitati, di Colognola ma anche di altre zone limitrofe, come la Grumellina o Lallio. Le sperimentazioni dello scorso giugno erano state però “bocciate a pieni voti” dopo pochi giorni, sia dalle minoranze comunali («Quattromila bergamaschi in più rientrano nella fascia oltre la soglia dei 55 decibel, mentre nessun miglioramento è stato apportato a Colognola», diceva ad esempio Alberto Riboll a, capogruppo della Lega, sulle pagine de L’Eco di Bergamo del 29 giugno di un anno fa), sia, in un certo senso, dal sindaco Giorgio Gori, che fin da subito aveva fatto notare il mancato rispetto delle rotte stabilite dagli accordi sulla sperimentazione. Ryanair aveva di fatto risposto sottolineando la natura “green” dei velivoli e annunciando la progettazione in corso di aeromobili capaci di ridurre del 40 per cento le emissioni acustiche, senza però entrare nello specifico dell’argomento.

 

 

Le nuove rotte sono poi state corrette lo scorso aprile. Sembra che da allora ci siano miglioramenti su Treviolo, Lallio e sul Villaggio degli Sposi. Non a Colognola. Posizione disgraziata? Forse. Già a partire dal 2016, quando ancora nessuna nuova rotta era stata sperimentata, Dario Balotta di Legambiente, accusando Gori di voler fare «il mago con la bacchetta magica», diceva chiaramente: «L’unico vero modo per ridurre l’inquinamento acustico e dell’aria attorno all’aeroporto di Orio al Serio, un catino circondato da abitazioni e attività industriali e terziarie, è quello di mettere un tetto al numero di voli da definire con una nuova valutazione d’impatto ambientale e con l’applicazione delle norme europee. Non solo, si rende indispensabile avviare una graduale diminuzione degli stessi a partire da quelli notturni». Tradotto: a qualcuno l’attività dell’aeroporto pareva incompatibile con i centri abitati già due anni fa. Che si trattasse di profezia, utopia, capacità di analisi o populismo, non sta a noi deciderlo.

 

 

Sta di fatto che anche se oggi i residenti provano ancora in tutti i modi a farsi sentire, i decibel dei Boeing sovrastano ancora le loro voci. «Minimo sono sessanta al giorno – sbotta un avventore di un bar all’ingresso di Colognola – , ma non mi stupirei se mi dicessero che sono molti di più. Adesso, in estate, li sentiamo dalla mattina presto fino all’una di notte. Arrivano da tutte le parti. Prima di aprile la situazione era gestibile nella zona di Colognola subito dopo la rotonda di via san Bernardino. Ora all’Azzanella (quartiere di Colognola, ndr) sono messi peggio di prima, e anche noi qui ogni dieci minuti dobbiamo interrompere ogni discorso per far passare l’aere o di turno». Quello che si chiedono in tanti, poi, è egregiamente riassunto dalla domanda di un altro passante, Sergio P., che a Colognola ci abita da sempre e che adesso giura che sconsiglierebbe anche al suo peggior nemico di acquistare casa nel quartiere: «Hanno fatto reclamo i sindaci di tutti i paesi limitrofi e le rotte sono state corrette per garantire la loro...»

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 11 di Bergamopost cartaceo, in edicola finogiovedì 5 luglio. In versione digitale, qui.