Il missionario: «I raccolti scompaiono»

L'Etiopia soffoca per la siccità «Lotte tribali per arrivare all'acqua»

L'Etiopia soffoca per la siccità «Lotte tribali per arrivare all'acqua»
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L’Etiopia sta morendo di sete, oggi più ancora di un mese fa, e la situazione è destinata a peggiorare ancora. Si stima che entro la fine di aprile ci saranno alcune zone del Paese interamente prive di acqua. A lanciare l’appello per salvare il secondo Paese più popoloso dell’Africa con i suoi 100 milioni di abitanti (e tra i più poveri al mondo), è un missionario anglo-spagnolo che lì vive da quasi 10 anni, padre Christopher Hartley, che è il primo sacerdote arrivato nella regione di Ogaden. All’agenzia Fides ha spiegato: «Come conseguenza della siccità ci sono molte lotte tribali per l’accesso alle poche fonti di acqua rimaste per la gente e il bestiame, mentre i raccolti stanno irreversibilmente scomparendo, trasformando tutto questo enorme paesaggio in un immenso deserto. Abbiamo cercato di entrare in contatto con l’ultima ondata di rifugiati per distribuire taniche per l’acqua, più di venti tonnellate di cibo e abbiamo costruito una piccola scuola per i bambini che mi hanno detto di non saper scrivere neanche il loro nome».

 

 

Tutta colpa del Niño. In tutta l’Etiopia sono quasi due milioni le persone che non hanno alcun accesso all’acqua potabile, e oltre 10 milioni di persone hanno urgente bisogno di kit di sopravvivenza di base. Ma mancano anche generi alimentari, prodotti per la semina e il bestiame. Una carestia pesantissima, provocata dagli effetti del Niño e di cui già l’Unicef aveva denunciato la gravità il mese scorso, ma che oggi sembra peggiorare più rapidamente delle previsioni. Così quei Paesi che si basano prevalentemente su un’economia di tipo agricolo si stanno trasformando in grandi deserti. Nel caso dell’Etiopia, poi, nonostante il recente sviluppo economico, la nazione dipende ancora pesantemente dall’agricoltura, nella quale è impiegato l’80% della forza lavoro.

 

 

Governo incapace ad agire Nel caso etiope in particolare, gli ultimi dati affermano che le persone colpite dalla siccità sono circa 10,2 milioni, anche se l’organizzazione inglese specializzata in aiuto umanitario e sviluppo Oxfam ha fatto sapere che altri 7,9 milioni potrebbero diventarne vittime. Una situazione a cui il governo di Addis Abeba non riesce a far fronte in maniera efficace. Perché nonostante la siccità sia una costante dell’Etiopia - basti ricordare la grande carestia del 1984-1985 e quelle più recenti del 2008 e del 2011 - quella in atto in questo ultimo mese è la più grave crisi idrica degli ultimi 30 anni. Inoltre, a una situazione già devastante, si deve aggiungere che l’Etiopia è uno dei Paesi in cui arrivano profughi da Sud Sudan, Eritrea, Somalia, in fuga dalle guerre interne. Il governo reclama che ci sono oltre 300mila bambini che hanno urgente bisogno di cibo, e che sono più di 48mila i bambini sotto i 5 anni affetti da malnutrizione cronica.

Da emergenza a catastrofe. Non rimane più molto tempo per salvare il Paese e la sua gente. Secondo le ong che operano in zona sono rimasti due mesi per portare aiuto alla popolazione: la prossima estate quella che gli organismi internazionali definiscono “emergenza” potrebbe trasformarsi in “catastrofe”. L’ultima stagione delle piogge, anziché durare dai 20 ai 60 giorni, è durata poco meno di 5, provocando la perdita del 75% del raccolto nel solo mese di febbraio, anche in aree che solitamente sono fertili. In più gli aiuti internazionali tardano ad arrivare, e adesso più che mai è necessario trovare nuove e durature soluzioni affinché si riescano a debellare gli effetti della carestia.

 

Con El Nino 60 mln di persone a rischio fame nei Pesi poveri

 

Le richieste alla comunità internazionale. Per far fronte all’emergenza si stima che siano necessari 1,4 miliardi di dollari. A inizio anno il governo centrale ha stanziato una cifra pari a circa 192 milioni di dollari per cercare di intervenire quantomeno sulle infrastrutture. Ma la comunità internazionale ha donato ancora troppo poco. Solo Save the Children ha fornito beni di prima necessità e acqua nel 70% delle zone colpite dalla carestia. Il rappresentante in Etiopia del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP), John Aylieff, ha comunicato che solo 420 milioni sono arrivati da donatori esteri e che bisognerà certamente fare di più se si vuole aiutare la popolazione. Anche la Fao ha fatto la sua proposta per salvare il Paese e ha lanciato un piano di emergenza per ridurre le carenze alimentari e ripristinare la produzione agricola e le fonti di reddito.

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