Il Colonnello voleva una nuova moneta

Gheddafi, la mail di Hillary svela il piano anti-Italia di Sarkozy

Gheddafi, la mail di Hillary svela il piano anti-Italia di Sarkozy
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Le e-mail di Hillary Clinton tornano a far discutere. Il Dipartimento di Stato americano, infatti, ha recentemente rivelato una serie di messaggi di posta elettronica della candidata alla Casa Bianca datati 2011, che chiariscono una volta di più i veri motivi dell'intervento della Nato contro la Libia. All’epoca - era la primavera di cinque anni fa - l'allora presidente francese Nicolas Sarkozy, che guidava la coalizione che intervenne nel Paese nord-africano, motivò la sua smania di colpire dicendo che la Francia era desiderosa di «assumere il proprio ruolo di fronte alla storia» e «difendere i libici che vogliono liberarsi dalla schiavitù».

 

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I retroscena svelati da una mail. Adesso, le quasi 3mila conversazioni che il Dipartimento di Stato ha reso pubbliche su ordine del tribunale svelano che a Sarkozy interessava solo ottenere il petrolio, riaffermare la potenza militare francese e ridurre l’influenza di Gheddafi nell'Africa francofona. A dirlo è il sito Foreign Policy, portando come prova una e-mail inviata il 2 aprile 2011 dal funzionario Sidney Blumenthal a Hillary Clinton, che svela tutti i retroscena dell’intervento. Blimenthal era uno stretto collaboratore prima di Bill Clinton e poi di Hillary, che durante e dopo la guerra contro Muammar Gheddafi si assunse l’incarico (non richiesto, dice Hillary) di consulente per il dossier Libia, e per questo è autore di numerosi rapporti inviati alla Clinton. Soggetto della mail incriminata è l’eloquente “France’s client & Qaddafi’s gold”.

 

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Cosa dice Blumenthal. Nella mail, Blumenthal spiega che Gheddafi era in procinto di sostituire il FRANC CFA, una valuta utilizzata da 14 ex colonie di Parigi (creata nel 1945) che comportava una serie di obblighi nei confronti del tesoro francese, e con essa anche i relativi obblighi nel confronto del tesoro francese. In sua vece sarebbe stata utilizzata un’altra moneta, coniata in Libia ai fini della creazione di un piano panafricano. Inoltre, il messaggio contiene un dettagliato resoconto sulle riserve di oro e argento del rais, stimate in 143 tonnellate per ciascun metallo, sette miliardi di dollari in tutto, accumulate da Gheddafi prima della guerra civile in Libia del 2011. Erano destinate a essere utilizzate per instaurare una valuta panafricana basata sul dinaro libico d’oro.

 

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Voglia di indipendenza. Alla base di questa svolta monetaria, nei piani di Gheddafi ci sarebbe stato il desiderio di rendere l’Africa francofona indipendente dal tesoro francese. Perché sono le casse di Parigi a garantire la convertibilità della moneta libica, il cui valore è fissato dall’euro. Inoltre, i 14 Paesi che utilizzano il Cfa hanno come minimo il 65% delle loro riserve nazionali depositate a Parigi. In sostanza il vero obiettivo delle bombe sganciate dalla Nato sulla Libia sarebbe stato quello di evitare di incrinare il predominio di Parigi sull’Africa francofona, soprattutto a livello economico e monetario. E infatti dopo la guerra a Gheddafi nessuno ha mai più parlato di voler istituire una nuova moneta.

Guerra anche all’Italia. Ma nei piani di Sarkozy non rientrava solo la caduta di Gheddafi: si voleva colpire anche l’Italia. Non direttamente, mediante bombe o interventi militari, ma andando a minare l’influenza dell’Eni nell’area, e a indebolire i rapporti tra Libia e Roma. Perché è bene ricordare che nel 2011 due terzi delle concessioni petrolifere del Paese erano dell’Eni, il quale aveva investito somme considerevoli in infrastrutture e impianti di estrazione, trattamento e stoccaggio. Sarkozy, intervenendo militarmente in Libia, voleva ottenere una quota maggiore della produzione di petrolio a danno dell’Italia. Perché si sa che tra Francia e Italia quella sul petrolio libico è una rivalità che dura da oltre 50 anni.

Le ambizioni in patria. E poi, il risvolto tutto francese. Sarkozy era assai preoccupato dai sondaggi che vedevano la sua popolarità in nettissimo calo e per questo avrebbe cercato di ravvivare la grandeur d’Oltralpe e rianimare sentimenti nazionalistici e di patria, rilanciando la politica francese nella sua ex colonia, viste le incombenti elezioni presidenziali.

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