Banda di falsari

Impiegato disonesto e falso figlio: prosciugato il conto (da 329mila euro) di una 73enne alle Poste di Bergamo

La vicenda tra 2013 e 2014, sul libretto della donna rimasti solo 64 euro. Scoperta la verità, è stata risarcita

Impiegato disonesto e falso figlio: prosciugato il conto (da 329mila euro) di una 73enne alle Poste di Bergamo
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Dalle Poste non arrivava più l'estratto conto, così un'anziana, M.P.M., 73 anni di Carugate, era andata all'ufficio di via Locatelli a Bergamo per capire se ci fosse qualche problema. Aveva quindi scoperto che dei suoi risparmi di una vita, 329mila euro depositati a libretto, legati a tre buoni fruttiferi, non erano rimasti che 64 euro. La signora era svenuta sul posto. Era un'altra vittima di un gruppo di falsari.

La ricostruzione a processo

La vicenda, che come riportato oggi (venerdì 27 ottobre) da Il Giorno si è svolta tra il 2013 e il 2014, fa parte di un'inchiesta, che poi ha portato a processo otto persone per giri di riciclaggio, furti, truffe, estorsioni, appropriazione indebita e altri reati. Anche se per questo crimine, avvenuto ormai una decina d'anni fa, c'è la prescrizione. All'udienza di ieri in aula ha testimoniato il figlio della pensionata, M.R., project manager 57enne.

Ha spiegato che erano i risparmi messi da parte dai suoi genitori e che del libretto erano cointestatari lui e la madre. Quando la 73enne aveva scoperto che ingenti somme erano state prelevate dal suo conto tramite due vaglia, rispettivamente di 150mila e 129mila euro, indirizzati a due società farlocche, la Mac Srl e la Generali Grandi Lavori Srl, aveva avuto un vero e proprio shock. All'inizio, ha raccontato il testimone, le forze dell'ordine avevano sospettato anche di lui, ma poi era venuta fuori la verità e le Poste avevano restituito loro l'intera somma.

L'impiegato disonesto e il falso figlio

Si era infatti realizzato il crimine grazie a un impiegato disonesto di Carugate, che è già stato processato, condannato e licenziato. Il 20 maggio del 2023, una persona si è spacciata per il figlio della signora e ha richiesto le operazioni allo sportello di via Locatelli. Aveva addirittura carta d'identità, codice fiscale, tessera sanitaria e libretto con le generalità dell'uomo e della madre. Dell'inganno, però, ci si era accorti solo ad aprile del 2014, quando appunto la signora era andata agli uffici di Bergamo centro per chiedere spiegazioni al direttore.

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