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L'incidenza dei contagi in Bergamasca cala ancora: i dati Comune per Comune

Dal 26 gennaio all’1 febbraio si sono contati 12.886 nuovi casi, 6.305 in meno della settimana precedente. L’incidenza è scesa a 1.147 nuovi casi ogni centomila bergamaschi

L'incidenza dei contagi in Bergamasca cala ancora: i dati Comune per Comune
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Continua la corsa al ribasso del tasso d’incidenza dei contagi calcolato in provincia di Bergamo, confermando «la tendenza al decremento evidenziata la scorsa settimana». Lo ribadisce l’Ats di Bergamo, specificando che dal 26 gennaio all’1 febbraio l’incidenza settimanale è scesa da 1.708 positivi agli attuali 1.147 nuovi casi ogni 100 mila bergamaschi.

Stando all’ultimo monitoraggio diffuso oggi (2 febbraio) dall’Ats nello stesso arco temporale in Bergamasca si sono contati 12.886 nuovi casi, contro i 19.191 della settimana precedente, ossia 6.305 in meno. Nella settimana osservata, la media dei casi incidenti scede ulteriormente ed è ora pari a 1.841 contagi contro i precedenti 2.742. «I dati mostrano un reale raffreddamento della curva – sottolinea il dottor Alberto Zucchi, direttore del servizio epidemiologico dell’Ats - con il raggiungimento del plateau della curva stessa e un chiaro inizio di discesa».

Pesa ancora però nell’andamento dell’epidemia il cosiddetto “effetto scuola”. «Anche questa settimana – aggiunge Zucchi -, i dati d’incidenza per classi di età, con le quote maggiori di positività, si concentrano nella fascia 0-11 anni seguita da quella 40-49. Fortunatamente i casi incidenti restano, in grandissima misura, casi asintomatici o paucisintomatici. Ricordiamo ancora una volta come la situazione resti delicata, con valori di incidenza alti in termini assoluti. Il contagio sul singolo individuo può determinare, in relazione al proprio stato di salute, effetti di rischio clinico anche importanti».

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Anche questa settimana nessun Ambito territoriale risulta essere Covid free, ma, a differenza delle settimane precedenti, «tutti presentano un decremento di rilievo dei tassi di incidenza – osserva la dottoressa Elvira Beato -. Anche gli Ambiti che mostrano tassi di incidenza superiori alla media provinciale evidenziano scostamenti sempre più contenuti». I Comuni dove non si è registrato alcun nuovo caso sono 6, stesso dato della scorsa settimana, anche se differenti: sono Averara, Mezzoldo, Piazzolo, Vedeseta, Brumano e Schilpario.

I territori con un’incidenza superiore alla media provinciale sono l’Ambito di Valle Imagna e Villa d'Almè (1.322 casi ogni 100 mila abitanti), Treviglio (1.222), Alto Sebino (1.213), Isola Bergamasca (1.209), Seriate (1.169), Bergamo (1.158) e Val Brembana (1.155).

Gli Ambiti con tassi inferiori alla media provinciale sono la Val Seriana Superiore-Valle di Scalve (882 nuovi casi), Monte Bronzone-Basso Sebino (1.024), Romano di Lombardia (1.073), Valle Cavallina (1.102), Valle Seriana (1.105), Grumello del Monte (1.116), Dalmine (1.128).

L’importanza dei vaccini

La grandissima maggioranza dei bergamaschi ha già concluso il primo ciclo di vaccinazione (prima e seconda dose) e moltissimi hanno già effettuato anche il richiamo booster (la terza dose). «Persiste purtroppo uno strato di popolazione, leggermente diversificato tra le età, di non vaccinati – aggiunge il dottor Zucchi -. Una parte minima di questi presenta qualche rarissima condizione clinica che determina la necessità di non vaccinarsi, mentre altri appaiono resistenti alla vaccinazione senza validi e razionali motivi».

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Uno studio effettuato dal servizio di epidemiologia dell’Ats evidenzia chiaramente come tra i non vaccinati il rischio di essere ricoverati sia 5 volte superiore per i ricoveri ordinari e 12 volte superiore per i ricoveri in terapia intensiva. «I dati si basano sulla popolazione bergamasca che non solo presenta un altissimo livello di copertura vaccinale – rimarca la dottoressa Roberta Ciampichini - ma probabilmente anche una copertura immunitaria molto elevata, correlabile ai livelli di contagio e di guarigione altissimi nella prima e seconda ondata, sono coerenti con quanto emerge dall’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità».

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