I loro articoli dal carcere

Smascherarono Erdogan sull'Isis I due giornalisti rischiano l'ergastolo

Smascherarono Erdogan sull'Isis I due giornalisti rischiano l'ergastolo
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Per Can Dundar ed Erdem Gul è stato chiesto l’ergastolo, con l’accusa di tradimento, sostegno al terrorismo e spionaggio militare e politico. La loro colpa aver pubblicato un’inchiesta sugli affari derivanti dal traffico di armi tra il governo e Stato Islamico. È accaduto in Turchia, e a farne le spese sono stati il direttore e il caporedattore del principale quotidiano di opposizione del paese, il laico Cumhuriyet (che in italiano si traduce con "Repubblica"). Il giornale aveva pubblicato le immagini di un tir, scortato dai servizi dell’intelligence turca, che si appresta a passare il confine turco siriano. Il carico era stato perquisito dalla gendarmeria turca, e sembra che nelle foto si vedano alcune armi nel camion. Le foto risalivano a gennaio 2014 ed erano state scattate da militari addetti al controllo della frontiera, che a loro volta sono stati incriminati per spionaggio.

 

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La promessa vendetta di Erdogan. Il tutto è stato pubblicato alla vigilia delle elezioni dello scorso giugno, e lo stesso presidente Recep Tayyip Erdogan aveva assicurato che i due avrebbero pagato «un caro prezzo» perché il camion trasportava non armi ma aiuti umanitari. Detto fatto, perché per loro è stata richiesta la stessa pena che di solito viene chiesta per reati quali l’omicidio. I due giornalisti, Can Dundar ed Erdem Gul, sono già in carcere da alcuni mesi e hanno trascorso un periodo di 40 giorni di isolamento, ma solo nei giorni scorsi è arrivata la conclusione dell’indagine a loro carico, per la quale la procura ha chiesto l’ergastolo e 30 anni di reclusione per ciascuno. Adesso sarà il tribunale a decidere se approvare la richiesta della procura prima di dare inizio al processo.

Le condanne a livello internazionale. Immediata la condanna delle associazioni in difesa dei diritti umani, che da tempo stanno sottolineando come sia in pericolo la libertà di stampa ed espressione per la Turchia, che è stata messa al 149esimo posto su 180 Paesi nella classifica sul tema. Human Rights Watch, secondo quanto dichiarato dalla sua rappresentante turca, si è detta sicura che «Can Dundar ed Erdem Gul, nel pubblicare l’inchiesta, stavano semplicemente svolgendo il loro lavoro di giornalisti» e anche dagli Stati Uniti il Vice-Presidente Joe Biden ha sottolineato come il trattamento «non sia il giusto esempio che deve essere dato». Solidarietà a Dundar e Gul è arrivata anche dall’International Press Institute (Ipi), dal Comitato per la Protezione dei Giornalisti (Cpj) e da Reporter Senza Frontiere (Rsf), che già nel 2015 aveva insignito il quotidiano Cumhuriyet del premio per la libertà di stampa. Tutte queste organizzazioni hanno protestato contro l’arresto dei due colleghi e hanno chiesto di poter far loro visita, negata però dalle autorità turche.

 

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L’editoriale dal carcere. Fedeli alla loro missione di raccontare la verità, Dundar e Gul non si arrendono e continuano a scrivere anche dalle loro celle. In particolare è il direttore Dundar a usare parole durissime nei confronti di Erdogan in uno dei suoi editoriali pubblicati nei giorni scorsi. Lo accusa di voler sopprimere a tutti i costi i dissidenti, censurando qualsiasi critica alla sua politica: «Solo al "capo" è permesso parlare», scrive Dundar, «tutti dovrebbero lodarlo e non una singola obiezione dovrebbe essere sollevata. Anche se dovessimo pagare il prezzo più duro, noi continueremo a dire e scrivere la verità».

L’appello di novembre. Inoltre, già a novembre, poco dopo l’arresto, Dundar e Gul hanno lanciato dal carcere un appello ai leader dell’Ue alla vigilia del vertice sui migranti con la Turchia, chiedendo loro di non chiudere gli occhi sulle «pratiche che violano i diritti umani e la libertà di stampa», in cambio di un accordo sulla crisi migratoria. Perché anche a distanza di mesi, e dopo due accordi raggiunti in tema di migrazioni e gestione dell’emergenza profughi, che prevedono uno stanziamento di tre miliardi di euro per tenere lontani i profughi dall’Europa, la vicenda dei due giornalisti getta una patina di inquietudine sul rispetto dei diritti umani. Soprattutto perché la questione profughi e migranti costituisce il banco di prova per ricominciare a negoziare l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea.

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