Rating del debito italiano, dissidi interni...

L'ipotesi del voto anticipato al 2017 5 motivi per cui a Renzi conviene

L'ipotesi del voto anticipato al 2017 5 motivi per cui a Renzi conviene
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Oggi, martedì 9 febbraio, Matteo Renzi è arrivato a quota 717 giorni di governo. Uno in più di Giuliano Amato, che con i suoi due governi ha toccato quota 716. In questo modo l'ex-sindaco di Firenze è entrato nella top ten della storia della politica italiana. Ma per guadagnare un’altra posizione dovrà avere costanza e fortuna: a 1087 giorni c’è infatti Antonio Segni, presidente agli albori della Repubblica. E allora la domanda è: quanto conviene a Renzi inseguire record come questi e non invece affrettare (al 2017, si intende) una sfida elettorale? Ci sono buoni motivi per pensare che l’ex rottamatore studi di anticipare le urne, senza arrivare alla scadenza naturale.

 

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Primo motivo. La situazione economica del Paese non si schioda. Come ha ricordato a Marcello Foa nel suo blog “Il cuore del mondo”, il rating del debito italiano è BBB-. Cioè è al limite della soglia sotto la quale la Banca centrale europea - che sta acquistando titoli di Stato dei Paesi Ue tramite il quantitative easing - può comprare titoli solo in presenza di un programma di aiuti internazionali erogato dalla Troika. Cioè di Draghi. Quindi Renzi è sempre più nelle mani del governatore della Bce, e più passa il tempo più il suo margine d’azione si ridurrà. Un eventuale “downgrade” del rating avrebbe conseguenze a valanga catastrofiche, con nuova impennata dello spread. Sappiamo come finì per Berlusconi…

 

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Secondo motivo. A una pressione di questo tipo Renzi non può far fronte con i numeri di una maggioranza salda. D’ora in avanti le manovre per mettere il governo alle strette saranno sempre più frequenti da parte dei suoi detrattori, e con maggiori possibilità di successo. Quel che ha fatto Grillo sul ddl Cirinnà è un segnale: ha rischiato la rivolta della base pur di ridurre i margini della maggioranza fluida che dovrebbe dare l’ok alla stepchild adoption.

 

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Terzo motivo. A giugno si va a votare in alcuni comuni importanti. Con ogni probabilità il Pd perderà Napoli e Roma, e anche a Milano i giochi sono tutt’altro che sicuri. Uscire sconfitti dalle tre maggiori città italiane per Renzi significherebbe davvero un indebolimento politico, con la minoranza interna che rialzerebbe senz’altro la testa, rendendo ancora più complicata la gestione di una fase così incerta.

 

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Quarto motivo. L’accanimento della finanza internazionale sulle banche italiane non è solo operazione speculativa. Oltre alla cifra record di 200 miliardi di crediti inesigibili, i nostri istituti sono carichi di titoli di Stato (a cominciare, guarda caso, da Mps). Il segnale è abbastanza chiaro: la finanza internazionale dubita della sostenibilità di un debito che ha raggiunto il 135 % del Pil. Il 2017 sarà un anno decisivo. La soglia del 140% è infatti ritenuta da tutti gli osservatori una punto di non ritorno.

 

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Quinto motivo. Tra i pochi vanti politici su cui il premier può fare affidamento c'è il referendum sulla riforma costituzionale, che tra le altre cose sancirà la fine del bicameralismo. Il referendum confermativo si tradurrà con ogni probabilità in un successo per il premier. A quel punto il suo obiettivo potrebbe essere quello di trasformare il trionfo in consenso elettorale, stringendo i tempi per le elezioni politiche. Il referendum sarà a fine anno. Il voto in primavera?

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