Mentre diventa l'uomo più potente al mondo

Il doping, lo scacco allo sport russo e tutti i «complotti» temuti da Putin

Il doping, lo scacco allo sport russo e tutti i «complotti» temuti da Putin

Dopo l’aereo, il doping: sembra che tutto congiuri contro Putin, l’uomo più potente del mondo secondo Forbes. Che il presidente russo stesse antipatico a molti nel mondo è cosa ormai nota. Ma da quando ha deciso di intervenire in Siria contro l’Isis e a sostegno del Presidente Bashar al Assad, per lui sembra si sia aperto un periodo ancora più nero.

La questione doping. L’ultima grana che in ordine di tempo si è abbattuta su Putin riguarda lo sport, con le accuse gravissime mosse dalla Wada, l’agenzia mondiale antidoping, allo sport russo, colpevole di ciò che nessuno si è fatto problemi a chiamare “doping di Stato”. Dopo un’indagine durata 11 mesi, l’agenzia ha messo in luce l’uso sistematico di sostanze dopanti tra gli sportivi russi di atletica leggera. Non solo: sarebbe stato creato un vero e proprio sistema da parte di alcuni membri della federazione russa per coprire tutto ciò, chiedendo anche la sospensione degli atleti coinvolti dalle gare in programma alle Olimpiadi di Rio del 2016. Si parla di “Doping di Stato” perché sarebbero coinvolti il comitato olimpico, il ministero dello Sport, l’agenzia anti-doping russa, alcuni membri della Iaaf (Associazione Internazionale delle Federazioni di Atletica Leggera) e della stessa Wada.

Cremlino grida al complotto. La reazione del Cremlino non si è fatta attendere, gridando al complotto, difesa d’ufficio ormai adottata sempre più con frequenza. Dmitri Peskov, portavoce di Putin, ha dichiarato: «La questione è che se ci sono delle accuse allora devono essere sostenute da qualche prova. Finché non si sono sentite le prove è difficile percepire le accuse, che sono quindi infondate». L’atletica russa non ci sta a passare per dopata e la federazione ha promesso che farà ricorso al Tribunale sportivo di arbitrato a Losanna per dimostrare l’inconsistenza delle accuse.

Sport strumento di propaganda. Che per Putin lo sport sia un elemento per rafforzare la sua immagine è cosa risaputa. Lo zar, infatti, da tempo lo usa come uno dei mezzi per promuovere l’immagine sua personale e del Paese all’estero. Non sono casuali i grandi sforzi economici che Mosca ha fatto negli ultimi anni per aggiudicarsi i Giochi invernali di Sochi e i Mondiali di calcio 2018. Ma entrambe le manifestazioni sono finite nell’occhio del ciclone per vari scandali, che vanno dalla crisi ucraina alla corruzione.

Un lungo elenco di guai. Da quando la Russia ha scelto di giocare un ruolo da protagonista sullo scenario internazionale, per Putin sono cominciati i problemi a tutti i livelli, dall’economia allo sport, passando per la politica estera. L’elenco è lungo. La guerra in Ucraina e la secessione della Crimea, con i separatisti filorussi del Donbass che rivendicano la loro indipendenza da Kiev e il loro legame con Mosca. E poi il crollo del prezzo del petrolio e la crisi del rublo, con le pesanti sanzioni comminate dall’Occidente che hanno affossato l’economia russa. E infine la politica estera con la scelta di intervenire sullo scacchiere mediorientale, causa – si teme – anche dell’incidente occorso all’aereo da passeggeri caduto in Sinai 10 giorni fa.

A rischio anche Mosca 2018? Secondo Mosca questi sono tutti tasselli di un piano preordinato dall’Occidente dove lo sport non fa eccezione. Si tratta di un grande complotto per ridimensionare le ambizioni della nuova Russia voluta da Putin. L’ultimo scandalo in ordine di tempo, quello relativo all’atletica e al doping potrebbe non essere l’ultimo. A febbraio sarà infatti eletto il nuovo presidente della Fifa, al posto di Sepp Blatter, travolto dalle accuse di corruzione. Un evento che potrebbe portare anche a rivedere l’assegnazione dei mondiali di calcio Mosca del 2018.

L’uomo più potente del mondo. In barba a tutti i guai che stanno succedendo dentro e fuori la madre Russia, Putin per la terza volta consecutiva è stato nominato dalla rivista Forbes uomo più potente del mondo. Ancor più di Angela Merkel, Barack Obama e papa Francesco. Merito delle sue chiare idee politiche, che gli permettono di fare ciò che vuole e di cavarsela sempre. Una nomea che non fa altro che attirare altre antipatie, che si aggiungono al forte sentimento antirusso che serpeggia un po’ ovunque. Il Pew Research Center, il think tank statunitense con sede a Washington che fornice informazioni su problemi sociali, opinione pubblica, andamenti demografici sugli Stati Uniti e il mondo in generale, ha stilato una classifica dei Paesi dove Putin è maggiormente odiato. Per realizzarla si sono basati su una serie di sondaggi condotti in 39 nazioni del mondo. 26 di loro hanno un’opinione negativa di Putin, che in patria tuttavia gode del consenso dell’88% dell’opinione pubblica. In testa alla classifica ci sono Polonia e Giordania, che sono ostili a Putin ancor più dell’Ucraina. Seguono Israele, Giappone e Francia, almeno sentendo i pareri della gente comune. Va meglio in Italia, dove il 69% della popolazione ritiene che Putin stia compiendo mosse vincenti. Se si guarda agli Stati Uniti, invece, solo il 22% della gente ama lo zar del Cremlino. Va detto però che il sondaggio è stato effettuato ben prima che Mosca decidesse di intervenire in Siria.