Lo Stato ha già dimenticato i medici morti di Covid (solo in Bergamasca sono oltre trenta)
Respinto un emendamento che riconosceva un indennizzo di 100 mila euro a ogni famiglia dei dottori non “coperti” dall’Inail deceduti nella pandemia

di Andrea Rossetti
Il dottor Gianbattista Perego era medico di base a Treviolo. Durante la prima, terribile ondata pandemica in Bergamasca, contrasse il virus. Nonostante ciò, continuò a sentire telefonicamente i suoi pazienti, a seguirli, a essere per loro una presenza rassicurante in mezzo alla tempesta. Fino all’ultimo respiro. Lo stesso ha fatto il dottor Carlo Alberto Passera, stessa età e stessa professione di Perego. «I pazienti vedevano in lui un accompagnatore», disse il sindaco di Boltiere, dove esercitava. Il Covid se l’è portato via il 25 marzo 2020. Meno di un mese dopo, anche sua sorella Maddalena, per tutti Magda, è morta a causa del virus. Era anestesista. Vicenza Amato era invece dirigente medico dell’Ats Bergamo e contrasse il virus mentre provava a combatterlo per tutti noi. Aveva 66 anni, le mancava solo un anno alla pensione.

Gianbattista Perego

Vincenza Amato

Carlo Alberto Passera

Maddalena Passera

Marino Signori

Carlo Zavaritt

Mario Giovita

Italo Nosari

Vincenzo Leone

Pietro Bellini

Luigi Erli

Michele Lauriola

Rosario Lupo

Mario Rossi

Marcello Cifola

Antonino Buttafuoco

Benedetto Comotti

Bruna Galavotti

Aurelio Maria Comelli

Flavio Roncoli

Carmela Laino

Francesco De Francesco

Giulio Calvi

Guido Riva

Luigi Ravasio

Marino Chiodi

Nicola Cocucci

Piero Lucarelli

Renzo Mattei

Riccardo Paris

Silvio Lussana
Sono solo alcuni dei nomi e delle storie di medici della nostra provincia che se ne sono andati per colpa del Covid. Nomi e storie di eroi, come sono stati spesso definiti. Nomi e storie di persone che, fino all’ultimo, hanno tenuto fede a quel giuramento compiuto anni prima, nonostante da quel maledetto febbraio 2020 si fossero trovati costretti a combattere un nemico che mai avrebbero pensato di dover affrontare. Donne e uomini che si sono fatti carico delle nostre, oltre che delle loro, paure. Che hanno provato a mettere toppe là dove il Sistema stava fallendo, travolto da uno tsunami tanto inatteso quanto distruttivo.
A lungo i loro nomi hanno campeggiato sul sito “vestito” a lutto dell’Ordine provinciale dei medici chirurghi e degli odontoiatri, che fossero o meno ancora in attività, perché «tutti sono uguali e uguale è il cordoglio per la loro perdita», spiegava l’Ordine. Non solo: molti professionisti in pensione, in quei drammatici giorni, diedero il loro contributo. Un gesto che ad alcuni costò la vita.
Complessivamente, sono una trentina circa i professionisti della nostra provincia portati via dal virus in quella primavera del 2020. La maggior parte di loro potete conoscerli (o riconoscerli) in questa pagina. Ma ce ne sono anche altri che meritano lo stesso ricordo. E il motivo per cui, a distanza di quasi due anni da quei giorni di lutto, dedichiamo loro questo spazio è che lo Stato ha invece deciso di dimenticarli.
Nei giorni scorsi, infatti, la Commissione Bilancio del Senato ha bocciato l’emendamento presentato dalla senatrice leghista Maria Cristina Cantù che chiedeva di riconoscere un indennizzo di centomila euro a ogni famiglia di «chiunque abbia svolto una professione medica non in regime di rapporto di lavoro dipendente che abbia contratto l’infezione da Sars-CoV-2» e abbia perso la vita. (...)