Lo strano rimpasto varato da Renzi che fa il filo all'agonizzante Ncd
Renzi aveva affermato, qualche giorno fa, che entro poche settimane sarebbe avvenuto l'atteso incontro con Angelino Alfano per disegnare il nuovo rimpasto di Governo. Ma a quanto pare i tempi sono stati decisamente accorciati, e in molti sostengono che fra il Premier e il Ministro dell'Interno, ma più propriamente per questo caso occorrerebbe parlare di segretario del Pd e numero uno del Ncd, si sia già verificato un meeting notturno fra mercoledì 20 e giovedì 21 gennaio, in cui sarebbero state gettate le basi per la nuova composizione del Governo. Perché per coloro che non lo sapessero, con «rimpasto di Governo» si intende una riassegnazione di alcune cariche, dai segretariati fino agli stessi dicasteri, il più delle volte dettati da rinnovati equilibri politici all'interno delle maggioranze.
Le probabili novità. Cominciamo dall'unico ministero che dovrebbe cambiare titolare: gli Affari regionali dovrebbero finire nella mani di Enrico Costa, del Ncd, ruolo vacante da ormai un anno in seguito alle dimissioni presentate e accettate da parte della precedente titolare Maria Carmela Lanzetta, del Pd. Probabilmente, in seguito all'ormai certa approvazione della riforma costituzionale che detterà la scomparsa del Senato e la nascita di una sorta di camera delle autonomie locali, la presenza di un referente per le questioni legate alle Regioni ritroverà una certa importanza. L'elevamento di Costa a ministro richiederebbe di colmare il buco che quest'ultimo lascerebbe nel sottosegretariato alla Giustizia, e qui il nome caldo è quello di Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano e anche lui in area Ncd. Lapo Pistelli, viceministro agli Esteri del Pd, ha già fatto sapere di voler rassegnare le proprie dimissioni, e i papabili per la sostituzione sono Enzo Amendola, responsabile degli Esteri del Pd, e Lia Quartapelle, sempre dell'area dem. Come noto, Carlo Calenda sarà il nuovo rappresentante dell'Italia a Bruxelles (in bocca al lupo...), e probabilmente al suo posto arriverà uno fra Teresa Bellanova, Pd e attuale sottosegretaria al Lavoro, che verrebbe a sua volta sostituita dal dem Filippo Taddei, e Guido Sottanelli, di Scelta Civica. Incerto ancora il prossimo titolare dell'altro posto di viceministro del Mise, dato l'addio di Claudio De Vincenti (Pd). Enrico Zanetti (Scelta Civica) potrebbe essere il prossimo viceministro all'Economia; Antonio Gentile del Ncd e Antimo Cesaro di Scelta Civica dovrebbero occupare i sottosegretariati rispettivamente alle Infrastrutture e alla Cultura, mentre nella squadra dei consiglieri agli affari economici dovrebbe aggiungersi anche il docente della Bocconi Tommaso Nannicini.
Alcune domande che sorgono. Il rimpasto di Governo è prassi piuttosto comune intorno al giro di boa delle legislature, poiché è abbastanza normale che nei volubili equilibri di forza interni alle maggioranze di Governo italiane avvenga qualche cambiamento. Ciò che però avverrà questa volta è piuttosto strano, e non perché siano in molti ad abbandonare le proprie mansioni (la maggior parte dei ruoli che rimarranno scoperti lo saranno in seguito a dimissioni dettate dall'età o da altri fattori comunque legati alla vita personale dei soggetti coinvolti), ma per i nomi che circolano, e che probabilmente verranno scelti, in sostituzione. Basta leggere l'elenco fatto nel precedente paragrafo per capire quanto Ncd e quanta Scelta Civica ci saranno nel Governo in seguito al rimpasto di questi giorni. Si tratta, infatti, di due formazioni politiche a dir poco agonizzanti, che alla prossima tornata elettorale (se ancora esisteranno) molto probabilmente faranno una gran fatica a portare anche solo un parlamentare a Roma. Perché allora Renzi intende concedere i posti che a breve saranno vacanti ad esponenti di partiti dal calibro ormai così infimo? Giustificare questa scelta sostenendo che comunque al momento sia Ncd che Scelta Civica dispongono di una discreta rappresentanza parlamentare non pare sufficiente. Alcuni sostengono che sia per rabbonirsi gli animi, soprattutto del Ncd, in vista del voto sulle unioni civili, ma è difficile credere che ai popolari un paio di poltrone possano bastare per voltare le spalle a quei temi che rappresentano oggi la loro unica carta da giocarsi in termini di credibilità politica. La risposta deve essere per forza un'altra. Già, ma quale?