E' scattata stanotte alle 2

L'ora legale fa male al cuore e in tanti chiedono di abolirla

L'ora legale fa male al cuore e in tanti chiedono di abolirla
Pubblicato:
Aggiornato:

Ci siamo. Come ogni anno, in primavera, quest'anno nella notte tra il 28 e il 29 marzo, si tornerà all’ora solare o legale che dir si voglia. Un’ora di sonno in meno, insomma. E già si comincia a pensare agli effetti che essa può causare: sonnolenza, rimbambimento, stanchezza eccessiva, irritabilità, tempo per adattare di nuovo l’organismo a quella repentina variazione oraria, rubata alle lenzuola.  Mentre al cuore proprio non si pensa: e invece sembra essere l’organo che soffre di più per quell’ora di sonno persa. Con un rischio di infarto maggiorato, specie nel lunedì successivo al fatidico passaggio. Lo asserisce uno studio americano dell’Università del Michigan.

Dannato lunedì. Lo si pensa e lo si dice ogni inizio settimana. A ragion veduta il 30 marzo, il primo dopo il cambio dell’ora, che conferma l’arrivo della primavera che proietta verso la bella stagione (che è una cosa buona) ma che porta però con sé anche un rischio per il cuore. Ovvero la probabilità che in questa giornata si possano verificare a suo carico danni seri, talvolta irreparabili. Almeno stando a uno studio americano che, analizzando dati clinici raccolti in diversi ospedali dello Stato tra gennaio 2010 e settembre 2013, avrebbe rilevato un incremento del numero di infarti nel lunedì dell’ora legale superiore addirittura del 24-25 per cento rispetto alla norma. Complice lo stress repentino subito dall’intero organismo, e dal cuore in particolare, per quei 60 minuti di relax portati via dall’oggi al domani. Senza preparazione alcuna per il fisico.

Rischio che pare perdurarsi addirittura anche nei quattro lunedì successivi a quel dannato evento. Fatto, quello del rischio infarto, che ha indotto alcuni Stati americani, come il Colorado e il New Mexico ad esempio, a muovere una petizione per cui per 365 giorni l’anno, l’ora rimanga sempre la stessa. Una richiesta basata anche su riscontri clinici: infatti i dati ospedalieri dimostrerebbero che a settembre-ottobre, quando cioè l'orologio torna indietro di un'ora e si dorme di nuovo di più, i casi di infarto, anche di lunedì, diminuirebbero del 21 per cento, rientrando così nei ranghi. E nel nostro Paese che cosa si pensa riguardo l’abolizione dell’ora legale? Gli Italiani sono divisi: metà, il 50 per cento, è a favore e metà contro.

 

benessere-ora-legale_980x571

 

Le ragioni del fenomeno infarto. Che il lunedì resti in ogni caso la giornata killer per il cuore lo si è capito, con qualche rischio in più in taluni di essi nell’arco dell’anno. L’aumento del numero di eventi nefasti nel lunedì successivo e nei quattro post al cambio dell’ora non è stato scientificamente provato, ma i cardiologi americani sono propensi a ritenere che la privazione di un’ora di sonno seppure causi cambiamenti solo lievemente percettibili, sia comunque motivo di stress. E quando quest’ultimo aumenta, di pari passo sale anche il possibile numero (e rischio) di infarti. La soluzione? Secondo gli autori dello studio c’è: ovvero abituare l’organismo ad adattarsi gradualmente all'ora legale, 15 minuti di sonno in meno ogni notte, sino a stabilizzarsi sull'ora X, quella perduta.

Come è nata l’ora legale. Fu introdotta in Italia nel 1916 ed era considerata una misura d’emergenza a causa dello scoppiare della guerra. Poi abolita, fu di nuovo ripristinata nel 1940 nel corso del secondo conflitto mondiale. Dopo di che l’ora legale è stata definitivamente reintrodotta nel 1966 e vi rimase definitivamente con lo scopo di risparmiare sull’energia e sull’illuminazione elettrica. La teoria è dunque quella che l’ora legale possa contribuire a un migliore e maggiore sfruttamento delle ore di luce. Molti scienziati oggi però, d’accordo con la petizione americana, sostengono l’abolizione dell’ora legale per presunta inutilità. E, a questo punto, anche un motivo in più: salvaguardare il cuore da eventi, anche letali, prevenibili. Di tutta la popolazione del globo, italiani compresi.

Seguici sui nostri canali