Dov'erano i pianeti?

L'oroscopo (era luglio o ottobre?) del giorno in cui nacque il mondo

L'oroscopo (era luglio o ottobre?) del giorno in cui nacque il mondo
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“Nihil sub sole novi", recita l’antico: non c’è niente di nuovo sotto il sole. Questo se si considera “novi” aggettivo: “di nuovo”. Se invece lo si prende per verbo viene a significare: “ho imparato”. In questo caso la frase suonerebbe: “non ho imparato niente (nihil) sotto il sole”. Enunciato che porterebbe a pensare che che chi l’ha formulato per primo studiasse solo di notte, o per lo meno all’ombra. Dato però che possediamo l’originale ebraico, dove l’equivoco grammaticale è impossibile, si può asserire con tutta certezza che la seconda traduzione è errata, oltre che di per sé insensata.
Di cose insensate, tuttavia, è pieno il mondo.

In questi giorni - per limitarci all’ambito televisivo - ci sono stati ammanniti astrologi di ogni origine, appartenenza e curriculum professionale. Tutti a raccontarci come sarà l’anno appena iniziato. Non volendo “bucare” la notizia, anche Bergamopost ha voluto entrare in lizza operando però in maniera finalmente seria e professionale, e cioè facendo l’oroscopo non di questa o quella persona importante e nemmeno dell’anno in corso. Ci siamo, cioè, messi in testa di fare il “tema natale” del mondo.

«In astrologia il tema natale (detto anche tema astrale, carta natale, carta astrale, genitura, figura di natività, natus, carta della nascita o natività) è la raffigurazione simbolica della posizione dei pianeti, della linea visibile dell'orizzonte a est ("ascendente") e a ovest ("discendente"), dello zenit (il "punto più alto del cielo" o "medium coeli") e del nadir (il "punto più basso del cielo", o "imum coeli") come appaiono ad un osservatore dalla Terra nel preciso luogo e momento della nascita di un individuo».

Al posto di “un individuo” noi volevamo mettere “il mondo”. E così ci siamo accorti, con raccapriccio ed annesso sconforto, che non siamo stati i primi a lanciarci nell’impresa.

Già gli antichi Greci, infatti, avevano realizzato il “Thema mundi”, che era la tavola in cui era configurata la posizione dei sei pianeti allora visibili (Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno) e del Sole al fischio d’inizio dell’Universo. Noi oggi sappiamo che la Luna non è un pianeta al pari degli altri, e quindi siamo in grado di notare qualche deroga alle regole del gioco come attualmente ci viene presentato. Ma si sa: anche nel calcio o nel basket ogni tanto qualche modifica ci sta. Allora, ad esempio, non si parlava di moviola in campo.

Sinteticamente, al via! la disposizione delle sfere risultava la seguente:

la Luna era domiciliata (si dice così) in Cancro, che sarebbe l’ascendente. In altre parole, l’universo sarebbe partito in luglio e di notte, come le auto più lente nella primitiva Millemiglia. Il Sole si trovava invece nel Leone (da cui l’espressione “solleone” per indicare un caldo bestia). Dopo di lui Mercurio si sarebbe posizionato in Vergine (settembre) ad indicare - probabilmente - la fine degli amori estivi, mentre Venere avrebbe optato per la Bilancia, ossia per un riequilibrio della situazione sentimentale dopo i burrascosi trascorsi.

Che non sarebbero tuttavia terminati perché alla fine d’ottobre Marte (il bellicoso, amico di Mercurio) in Scorpione avrebbe dato il suo colpo di coda velenosissimo (in cauda venenum: una telefonata: “Ti ricordi, quest’estate, al mare?...).

Giove in Sagittario nessuno ha mai capito cosa ci facesse, ma probabilmente l’avranno messo lì perché lanciava fulmini e saette. Saturno era relegato in Capricorno, cioè alla fine dell’anno vecchio e all’inizio del nuovo. Fatti suoi.

E gli altri segni, si dirà? Gli altri segni saranno venuti fuori l’anno dopo, che volete farci? Teniamo conto che per l'occasione Franco Battiato aveva scritto di avere già la Luna e Urano nel Leone (Cuccurucucu) e questo significa che la situazione non era ancora del tutto chiara (di Urano, ad esempio, non ci sono tracce nel tema greco iniziale).

Anche perché, detto fra noi, si sa come erano disposti i pianeti, si sa dove si fosse seduto il Sole, ma non ci viene detto che giorno era.

E sotto questo aspetto (e non solo) gli Ebrei sono molto più precisi degli Occidentali. Infatti, secondo il loro calendario, il mondo non è cominciato in luglio ma in ottobre, e precisamente il giorno 6. Non si sa se fosse un lunedì o un altro giorno, ma sulla data non ci sono dubbi: l’Anno 1 inizia il 6 ottobre di 5775 anni fa, corrispondente al 3761 a.C. Potremmo dunque tentare il Thema Mundi di questo giorno.

Ma l’impresa supera le nostre forze. L’anno ebraico, infatti, non funziona come quello greco. E tanto meno si accorda con quello gregoriano. I Greci prendevano infatti come riferimento il Sole - come noi -, gli Ebrei la Luna. E anche i mesi sono diversi nelle due tradizioni, non solo per la data in cui iniziano o terminano, ma proprio perché seguono logiche diverse.

E come noi abbiamo un giorno, il 29 di febbraio, che compare solo ogni 4 anni, il calendario ebraico ha un mese intero che salta - scompare - ogni certo numero di anni.

Dice wikipedia: “Il mese di Adar Sheni - detto anche Veadar - manca negli anni normali ed è presente negli anni embolismici. I mesi di Cheshvan e Kislev variano di durata a seconda del tipo di anno”. In ebraico, insomma, la filastrocca dei 30 dì conta novembre ecc. ecc. non esiste. Oltre al fatto che “Gli anni normali possono durare 353, 354 o 355 giorni; gli anni embolismici 383, 384 o 385. Il ciclo di 19 anni può durare da 6939 a 6942 giorni”. Non chiedeteci cosa siano gli anni embolismici perché la storia sarebbe lunga. Limitiamoci alla considerazione che, insomma, è un bel pasticcio. Pensando al quale si può arguire che Albert Einstein abbia immaginato la Teoria della Relatività solo (o principalmente) per semplificarsi la memorizzazione del calendario e non dimenticarsi il compleanno della mamma. Se volete andare di persona a controllare come si fa a stabilire una data del passato ebraico, per esempio, vi consigliamo di visitare http://it.wikipedia.org/wiki/Calendario_ebraico e poi sarete certamente d’accordo con noi.

Se invece, un po’ più alla carlona e spinti dal demone dell’interculturalità, volessimo applicare al 6 ottobre di cinquemila e passa anni fa la carta astrale ellenica dovremmo sapere che all’inizio della partita del calendario occidentale:

- Saturno era in opposizione alla Luna. Cioè si trovava nel punto opposto del diametro dell’universo, ossia a 180 gradi da lei. Significa che i temperamenti lunatici e quelli saturnini (malinconici, sognatori persi) non vanno d’accordo. E Saturno è malefico. Specie con i lunatics, come dicono gli inglesi.

- Marte era quadrato al Sole, cioè si trovava a 90 gradi rispetto ad esso. Se galleggiasse più in alto o fosse sprofondato più in basso non si sa, però la cosa ha scarso rilievo se si pensa che l’universo sia piatto. E in certi casi conviene pensarlo così, visto che l’altro è complicatissimo.

- Giove - e questo fatto è importantissimo, per non dire decisivo - era in trigono (cioè si trovava a 120 gradi, sempre) col Sole e pertanto (pertanto, ribadiamo), come riporta wikipedia: “la natura del trigono è quella di Giove. Dato che Giove è il più grande (Fortuna Maior) dei due Benefici, il trigono è detto il più desiderabile aspetto positivo”. Ci pare che il ragionamento non faccia una piega.

Resta da dire di Venere e Mercurio.

- La prima risultava in sestile col Sole (un angolo di 60 gradi, come quello del triangolo equilatero) e siccome “la natura del sestile è quella di Venere, la più debole (Fortuna Minor) tra i due Benefici”, il mondo avrebbe dovuto sapere fin dall’inizio che da Venere ci sarebbe stato da aspettarsi molto poco. Dante Alighieri, dicendo che è l’amor la forza che move il Sole e l’altre stelle, si sbagliava di grosso. Noi, che apparteniamo a una tradizione a torto ritenuta eretica, continuiamo a sostenere che Venere, quando ci si mette, è capace di miracoli da capogiro. L’esperienza, a volte, serve più dei libri d’astrologia.

- E infine Mercurio, che trovandosi in semi-sestile (30°) sia con il Sole che con Venere, veleggia lungo il sestile pieno sia (60°) sia con la Luna che con Marte: cosa che rende la vita del mondo più gradevole a tutti.

Credits. Alcuni si chiederanno da dove abbiamo ricavato tutte queste informazioni. Rispondiamo di essere entrati in possesso dell’unico libro superstite della biblioteca del manzoniano don Ferrante ***, che, come ci vien detto, “Nell'astrologia, era tenuto, e con ragione, per più che un dilettante; perché non ne possedeva soltanto quelle nozioni generiche, e quel vocabolario comune, d'influssi, d'aspetti, di congiunzioni; ma sapeva parlare a proposito, e come dalla cattedra, delle dodici case del cielo, de' circoli massimi, de' gradi lucidi e tenebrosi, d'esaltazione e di deiezione, di transiti e di rivoluzioni, de' princìpi in somma più certi e più reconditi della scienza. Ed eran forse vent'anni che, in dispute frequenti e lunghe, sosteneva la domificazione del Cardano contro un altro dotto attaccato ferocemente a quella dell’Alcabizio”.

Anche noi, lo avrete capito, siamo sostenitori della domificazione del Cardano. Ovviamente di quello “al Campo”, tra Gallarate e Malpensa.

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