l'iniziativa

Lotta al Coronavirus, al via 14 Unità territoriali sociali per sostenere le persone più fragili

L’Ats di Bergamo, il Consiglio di rappresentanza dei sindaci e la Fondazione della Comunità Bergamasca hanno messo a punto un piano d’azione per rispondere in modo adeguato ai bisogni delle persone

Lotta al Coronavirus, al via 14 Unità territoriali sociali per sostenere le persone più fragili
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I 14 Ambiti distrettuali e i loro Uffici di Piano, che da vent’anni gestiscono i servizi sociali in forma associata in provincia di Bergamo, daranno vita ad altrettante Unità Territoriali per l’Emergenza Sociale Covid-19, per svolgere attività di informazione, gestione logistica e sostegno alle fragilità. Il trasferimento dei malati in via di dimissione dagli ospedali al territorio rischia, infatti, di mettere sotto pressione il sistema dell’assistenza sociale e, per ovviare a ciò, l’Ats, il Consiglio di rappresentanza dei sindaci e la Fondazione della Comunità Bergamasca hanno messo a punto un piano d’azione per rispondere in modo adeguato ai bisogni delle persone, soprattutto quelle più fragili.

«Il progetto, finanziato con risorse pubbliche e private, che avrà come catalizzatore finanziario la Fondazione della Comunità Bergamasca, prevede la costituzione di un’unità sovracomunale in ognuno dei 14 Ambiti distrettuali, coordinati dal Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci e dall’Ufficio Sindaci di Ats – spiega Massimo Giupponi, direttore generale di Ats Bergamo –. Tali strutture organizzative andranno a sostenere lo sforzo dei primi cittadini, fornendo un supporto di tipo sociale ai Centri Operativi Comunali che i comuni stanno attivando su indicazioni della Prefettura e aiutando nella gestione di una situazione emergenziale territorialmente estesa e delicata come quella attuale».

Il progetto ieri (venerdì 20 marzo) ha ricevuto l’ok della Prefettura e sarà immediatamente operativo. «La Bergamasca è ormai sede di una consolidata gestione associata dei servizi sociali che si realizza attraverso diversi livelli organizzativi: Consiglio di rappresentanza dei sindaci, presidenti delle assemblee dei sindaci dei Distretti, presidenti delle assemblee dei sindaci degli Ambiti distrettuali e Uffici di Piano – commenta Marcella Messina, presidente del Consiglio di rappresentanza dei sindaci –. A questi ultimi verrà affidata la gestione, coordinata a livello provinciale dall’Ufficio Sindaci di Ats Bergamo, delle 14 Unità di Emergenza Sociale».

Cosa farà in concreto ogni Unità territoriale? L’informazione ai cittadini verrà assicurata attraverso un call-center o la messa in rete dei contatti dei singoli comuni per un servizio telefonico di ascolto per le esigenze sociali. Il servizio di ascolto si occuperà anche di orientare le richieste ai successivi livelli di intervento sociale. Il sostegno alla fragilità prevede modalità per la presa in carico e la gestione dei bisogni sociali dei pazienti Covid-19 in dimissione dagli ospedali e provvederà a garantire, sul territorio dell’Ambito, un servizio domiciliare di supporto per la persona e la sua famiglia, in particolare per le situazioni di estrema fragilità. Rispetto alla logistica, l’Unità territoriale si occuperà di distribuire i dispositivi di protezione individuale alle persone poste in isolamento domiciliare obbligatorio (nel caso in cui non ci abbiano già provveduto gli ospedali), agli operatori e ai volontari impegnati dell’assistenza sociale. Infine raccorderà i servizi di prossimità per i cittadini come la consegna dei farmaci e dei pasti a domicilio, o il trasporto sociale.

«I sindaci l’hanno compreso da subito: l’emergenza che in questo periodo ha mandato in sofferenza il sistema ospedaliero tra non molto si riverserà sul territorio sotto forma di bisogno di assistenza – spiega Iorio Riva, sociologo dirigente dell’Ufficio Sindaci di Ats Bergamo, incaricato di coordinare le nascenti Unità Territoriali -. I numeri sono seri e questo ci impone di ragionare su quale sia la strategia migliore da adottare, altrimenti il rischio è che anche il nostro sistema sociale venga messo in seria difficoltà come è accaduto al servizio sociosanitario. Siamo passati da una strategia finalizzata a contenere l’epidemia, ad una che cerca di gestirla rallentandone la diffusione. Ora, vista l’estensione del virus, ha più senso un auto-isolamento sanitario volontario, proprio come se fossimo tutti in quarantena».

«Ad oggi stiamo cercando di aumentare la disponibilità di posti letto ove far “defluire” i pazienti in uscita dagli ospedali, coinvolgendo anche strutture sociosanitarie e private - aggiunge Giupponi –. L’obiettivo, oltre a liberare posti letto negli ospedali e garantire un’assistenza residenziale ai soggetti più fragili, è contenere per quanto possibile l’impatto sociale di questo prossimo esodo sul territorio e sulle famiglie».

L’unica modalità efficace di contenere e gestire il virus è quella di evitare il più possibile i contatti. Questa misura precauzionale di contenimento è essenziale per dilazionare i ricoveri ospedalieri dei pazienti più gravi ed evitare così l’esaurirsi dei posti letto disponibili. Altrimenti il rischio è che le strutture sanitarie non siano in grado di fornire adeguata assistenza a tutte le persone bisognose di cure mediche, non soltanto a chi è affetto da Covid-19. Qualcosa di simile, in questi giorni, lo stiamo vivendo già sul nostro territorio. «E’ necessario guadagnare tempo per riuscire ad arrivare al vaccino e a quella che gli esperti definiscono “immunità di gregge”, ovvero il momento in cui i più fragili saranno protetti perché gran parte della popolazione, contagiandosi e guarendo, avrà sviluppato anticorpi e renderà difficoltosa la diffusione e, così la sopravvivenza, del virus», conclude Riva.

«La scelta che abbiamo operato - evidenzia Enrico Fusi, vicepresidente della Fondazione della Comunità Bergamasca - è quella di poter fornire linfa vitale a tutto il nostro sistema capillare di solidarietà che, attraverso le singole amministrazioni comunali può consentire efficacemente di realizzare interventi in situazioni di grave emergenza. Anche in queste condizioni, lo scopo della Fondazione è tenere viva quella vasta rete di realtà associative e organizzazioni che operano nella nostra comunità a supporto dei più fragili, rete che da sempre caratterizza positivamente il nostro territorio e costituisce un elemento qualificante del welfare bergamasco. Oggi è urgente un’azione di sostegno a tutto il sistema per garantire la continuità dei livelli essenziali di assistenza. Con #sosteniamobergamo vogliamo dare un concreto segnale di vicinanza e di supporto al lavoro straordinario dei sindaci e di tutti gli amministratori. Oggi più che mai possiamo cogliere l’importanza del lavoro delle nostre istituzioni locali, direttamente chiamate ad affrontare situazioni di emergenza personali e familiari dei loro cittadini. Per promuovere questa iniziativa e raccogliere donazioni possiamo contare su un importante partner, Radio Number One, che ha scelto di collaborare con noi. Ringraziamo Radio Number One per essersi messo in prima linea con noi in questo progetto. I bergamaschi stanno a casa, ma grazie a Radio Number One porteremo fuori la loro voce, le loro esigenze e le necessità di ogni singolo comune».

«Per questo è vitale il contributo sussidiario che sarà assicurato alle Unità Territoriali da parte dei soggetti del Terzo Settore e del volontariato – conclude Marcella Messina – oltre che, naturalmente, il sostegno dei donatori e della Fondazione della Comunità Bergamasca».

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