Ora l'Ucraina rischia il crollo
Si è riaccesa la battaglia in Ucraina. A quasi un mese dalla tregua firmata il 5 settembre scorso, a Donetsk, roccaforte dei ribelli filorussi, imperversano i combattimenti. In particolare è stato preso di mira l’aeroporto, che è in procinto di passare definitivamente sotto il controllo dei separatisti. Negli ultimi due giorni hanno perso la vita una quindicina di persone, tra esercito e civili. Decine i feriti. Le forze di Kiev hanno risposto con attacchi massicci: un bombardamento nei pressi della scuola n. 57, situata a 4 chilometri dall’aeroporto, ha ucciso due persone, e altre 9 sono morte per le cannonate nei pressi della fermata di un autobus. Il governo russo ha definito l’offensiva di Kiev come una “sfacciata violazione del diritto internazionale. Particolarmente cinico è che l'artiglieria abbia preso di mira bambini nel primo giorno di scuola". La mente è subito corsa a Beslan, dove 10 anni fa, esattamente il primo giorno di scuola, una strage uccise 331 persone, di cui 186 bambini. Questa volta fortunatamente i bambini hanno trovato riparo nelle cantine e non sono morti. Il colpo di mortaio ha ferito alcuni genitori e il personale della scuola che si trovavano all’esterno. Secondo l’Unicef, dall’inizio degli scontri sarebbero state danneggiate 74 scuole e 44 asili a causa degli scontri a fuoco nelle province di Donetsk e Lugansk. La Nato afferma che dal cessate il fuoco i russi si sono progressivamente ritirati dall’Ucraina, anche se nel paese sono ancora presenti centinaia di soldati. Nei pressi della frontiera tra Russia e Est Ucraina la Nato stima siano schierati ancora 20 mila soldati russi.
Ucraina a rischio default. Una situazione, quella Ucraina, che peggiora ogni giorno, soprattutto a Est, ma che ha ripercussioni economiche su tutto il Paese. Il PIL è sceso di almeno 5 punti percentuali dall'anno scorso e la crescita è destinata a peggiorare. Il rapporto tra il Debito pubblico, che aumenta ogni giorno, e Pil è quadruplicato dal 2008. Le vendite al dettaglio in Ucraina stanno diminuendo a un tasso mai visto, dall'inizio della crisi finanziaria. La produzione industriale sta crollando. La preoccupazione più urgente, tuttavia, è la valuta del paese, che è stata scambiata vicino ai minimi storici, a dispetto di tutti i controlli valutari. Venerdì scorso la hryvna è crollata di oltre l'11%, non si era mai visto e Kiev non riesce più ad arginare la fuga dei capitali.
Con una moneta così bassa è molto forte il timore che l’Ucraina riesca a comprare dall’estero il combustibile necessario per il riscaldamento. Inoltre, non si sa se il governo avrà i fondi per dare una assistenza sufficiente alla sua popolazione. Il Tasso dell'inflazione ha superato il 14% e da qui schizzerà in alto nei prossimi mesi, se la moneta continuerà ad essere tanto debole. I salari reali sono ormai al collasso. La situazione fiscale dell'Ucraina, inoltre, è in disfacimento. Nei suoi tentativi di difendere la moneta, Kiev ha speso le sue riserve di valuta estera e solo dopo aver potuto disporre di alcuni finanziamenti ricevuti dal FMI ha permesso al governo dell'Ucraina di mantenere una parvenza di ordine nei FX del mercato. Sono parecchi ormai gli economisti che credono che, dato il peggioramento della crisi economica, il problema del debito pubblico del paese sia diventato semplicemente insostenibile e che il default si stia sempre più avvicinando.
L’Unione Europea e le sanzioni alla Russia. Catherine Ashton, Alto Rappresentante Ue, informa che il Consiglio Europeo ha deciso di confermare le sanzioni a Mosca per via del suo ruolo nella crisi ucraina. «L’accordo di pace non è stato ancora attuato correttamente in Ucraina orientale. Mentre ci sono stati sviluppi politici incoraggianti attorno all’accordo di Minsk, che prevede un cessate il fuoco e un accordo di pace, restano ancora da applicare correttamente punti essenziali dell’accordo stesso», spiega la portavoce Ue. Le sanzioni imposte dall’Europa riguardano importanti compagnie russe che operano nei settori dell’energia, della finanza e della difesa, tra cui il colosso delle armi Kalashnikov. L’Ue ha inoltre imposto il blocco dei beni e il divieto di accordare visti di viaggio a una serie di personalità considerate vicine al presidente russo Vladimir Putin, e ai ribelli filorussi in Est Ucraina e nella Crimea annessa alla Russia. Voce fuori dal coro è quella dell’ex cancelliere socialdemocratico tedesco Gerhard Schroeder, che chiede di uscire dalla spirale delle sanzioni occidentali contro Mosca. «Io lo confermo, voglio conoscere la Russia, la sua gente e la sua leadership politica - ha detto mercoledì a Rostock nel corso di un evento della Giornata dedicata ai rapporti russo-tedeschi -, non mi vergogno di questo e anzi ne sono fiero».