Ambiente e prospettive

L'umidità è il vero flagello del futuro Potrà uccidere un uomo in sei ore

L'umidità è il vero flagello del futuro Potrà uccidere un uomo in sei ore
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La notizia è di pochissimo conto, ma nel suo piccolo è emblematica. A Moncalvo, bel paesino del Piemonte, questi sono i giorni della raccolta dei capperi. Ma la raccolta è stata disastrosamente compromessa dall’eccesso di umidità di questa estate. L’umidità è il vero nemico di queste settimane torride. È il fattore che fa schizzare la temperatura reale ai livelli insostenibili della temperatura percepita.

Percepita, apparente, reale. Percepita non vuol dire affatto apparente, anche se criteri soggettivi possono entrare in gioco. Come ha spiegato il meteorologo Pasquale Sottocorna «il nostro corpo usa l’evaporazione dei liquidi presenti sulla pelle per raffreddarsi, qualora ce ne sia bisogno. Ma l’evaporazione avviene più e meglio se l’aria è secca, o poco umida: quindi il caldo secco si “sopporta meglio”, come usa dire, ed è vero, perché il nostro corpo ha maggiore facilità a difendersi. Ma se l’aria è più umida, allora l’evaporazione del sudore, che vi ricordo è il mezzo per raffreddare il corpo, avviene con più difficoltà, il calore non viene smaltito e si accumula».

 

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Questo ha fatto sì che in alcune zone d’Italia, in Campania in particolare, si sia arrivati ai 54 gradi di temperatura percepita (nel paese di Grazzanise, per completezza di cronaca). Percepita non significa affatto che non sia reale: esistono infatti degli indici che misurano questi livelli, mixando dati sul calore con quelli dell’umidità. Uno di questi è l’humidity index, ovvero Humidex, che viene usato da Arpa in Lombardia. Un altro indice è invece quello americano ideato negli anni Cinquanta dal climatologo del Servizio Meteorologico Nazionale degli Stati Uniti Earl C. Thom. I valori di questo indice vanno da 16 a 26: fino a 23 non si prova disagio, a 24 si prova “leggero disagio”, a 25 “disagio” e a 26 “forte disagio”.

 

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Il flagello del futuro. Purtroppo il fattore umidità non è un fattore temporaneo, ma sembra essere diventato strutturale nella situazione climatica del globo: uno degli effetti del riscaldamento climatico, e certo uno dei più inquietanti. Uno studio dei climatologi del Mit di Boston pubblicato dalla rivista americana Science Advances ha lanciato l’allarme. La combinazione micidiale di calore e umidità indicata con la sigla 35cWBT, vale a dire 35 gradi a bulbo umido che esprime il livello di umidità nell’aria, sarà il flagello del prossimo futuro, se i grandi Paesi non riusciranno a rispettare le promesse sottoscritte sul clima a Parigi nel 2015 (contenere il riscaldamento globale entro 2 gradi). Ad essere a rischio sono soprattutto i Paesi del sud est asiatico che di questo passo nell’arco di 50 anni si troveranno a fare i conti con un’aria irrespirabile. Una situazione che potrebbe riguardare il 4 per cento della popolazione di quella zona della terra (circa mezzo miliardo di persone) La concentrazione di umidità raggiungerebbe livelli tali che ai 35 gradi il corpo non sarebbe più in grado di raffreddarsi. E in queste condizioni un uomo può arrivare alla morte in sei ore. Ci sono altre proiezioni meno catastrofiche, elaborate sempre dagli studiosi del Mit. Ma se diminuiscono i numeri della popolazione a rischio, resta intatto il grande spettro del futuro: l’umidità.

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