L'uomo che uccise John Lennon
Mark David Chapman, l’assassino di John Lennon, ha chiesto il permesso di libertà condizionata, per l’ottava volta dal 2000. Ma ha anche espresso, e per la prima volta, il proprio rammarico per quanto ha commesso l’8 dicembre 1980. Ha dichiarato di essere stato «un idiota e di avere scelto la parte sbagliata della gloria». Considerava l’omicidio di Lennon come «un modo facile per superare la depressione», ma di sapere «quello che stava facendo». Si dispiace per «aver causato tanto dolore», non solo ai familiari dell’ex Beatle, ma anche ai tanti fan che ancora oggi gli spediscono lettere, raccontandogli quanto soffrano per la morte di Lennon.
Le ammissioni di colpevolezza e l’atteggiamento contrito di Chapman non hanno però convinto la commissione incaricata di prendere in considerazione la richiesta di libertà vigilata. Si è ritenuto, infatti, che qualora venga lasciato libero possa tornare a commettere qualche crimine. La buona condotta mantenuta in carcere non è stata giudicata una prova sufficiente della sua riabilitazione. La stessa Yoko Ono, moglie di John Lennon, aveva espresso preoccupazione e timore per una eventuale scarcerazione dell’assassino di suo marito. Ha dichiarato di avere paura non solo per sé e per il figlio Sean, ma anche per Julian, il figlio avuto da Lennon e dalla prima moglie, Cynthia Powell. Ha inoltre osservato che anche Chapman potrebbe diventare a sua volta vittima di qualche fanatico dei Beatles. Le autorità giudiziarie hanno disposto che l’uomo, oggi cinquantaquattrenne, viva in un’ala protetta del carcere. Ha tre ore di aria libera, sotto stretta sorveglianza, ed è autorizzato a ricevere visite solo dalla moglie Gloria, che ha sposato nel 1979.
Prima di diventare l’assassino di Lennon, Mark David Chapman era una guardia giurata a Honolulu, con alle spalle trascorsi di tossicodipendenza e disturbi mentali. L’8 dicembre 1980 aspettò che Lennon e la moglie Yoko Ono uscissero dal palazzo Dakota, a Central Park, per chiedergli di firmare un LP dei Beatles. Il musicista gli sorrise e gli fece un autografo. Chapman buttò via l’album e si appostò in attesa che la coppia rientrasse. A quel punto, estrasse una pistola e sparò contro Lennon per cinque volte. L’artista venne portato d’urgenza al Roosevelt Hospital, ma inutilmente. Chapman avrebbe poi dichiarato di essersi identificato con il Giovane Holden di Salinger e con Dorothy, del Mago di Oz. Era arrabbiato con Lennon, perché predicava l’uguaglianza sociale, ma continuava a vivere nella ricchezza.
Gli inquirenti hanno scoperto che Chapman aveva stilato una lista di personaggi celebri che avrebbero dovuto morire, perché colpevoli di ipocrisia. Tra questi, Jacqueline Kennedy, Marlon Brando e Elizabeth Taylor. Chapman ha ammesso di avere scelto Lennon come primo bersaglio, perché era più disponibile e più facile da avvicinare.
Le scuse e l’ammissione di avere compiuto un atto orribile giungono ora a distanza di trentaquattro anni. Chapman ha detto che gli anni trascorsi in carcere hanno prodotto in lui una profonda conversione religiosa, che l’ha aiutato a rifiutare il crimine, portandolo ad abbracciare la fede cristiana.