Mancata zona rossa in Val Seriana, il pm Rota: «Potevano farla Governo, Regione o Comuni»
Il procuratore aggiunto di Bergamo Maria Cristina Rota ha concesso un’intervista a Famiglia Cristiana nella quale interviene in merito a quanto accaduto un anno fa tra Nembro e Alzano
Partita dalla mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana, l’inchiesta condotta dalla Procura di Bergamo si è articolata in più filoni, ampliandosi al mancato aggiornamento del piano pandemico italiano (quello in vigore risale al 2006) e raggiungendo addirittura i vertici dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Tuttavia, in merito alla mancata zona rossa, il procuratore aggiunto di Bergamo Maria Cristina Rota, in un’intervista concessa sul numero in edicola di Famiglia Cristiana, ha spiegato che eventuali restrizioni sarebbero potute essere disposte sia dal Governo sia da Regione sia dai comuni. «Regione Lombardia avrebbe potuto adottare un provvedimento di chiusura, così come la Prefettura o anche i sindaci dei comuni colpiti, come poi è accaduto e accade tuttora in altre zone d’Italia. È una scelta di natura politica».
Non risulterebbe dalle carte acquisite dai magistrati, invece, alcuna «richiesta formale scritta da parte del Pirellone a Palazzo Chigi, così come non ci risulta nessuna richiesta da parte del Governo alla Lombardia per invitarla a chiudere Alzano e Nembro».
A un anno di distanza dalla scoperta del focolaio bergamasco e dall’esplosione dei contagi in provincia emergerebbero ulteriori conferme rispetto a quanto già si iniziava a intuire; ossia che all’epoca nessuno abbia voluto assumersi per iscritto la responsabilità di cinturare i due paesi della Val Seriana.
Infine, intervenendo in merito alle polemiche sulle presunte pressioni di Confindustria Bergamo per non chiudere la zona, Maria Cristina Rota specifica che l’associazione degli industriali bergamaschi non risulta si sia opposta alla chiusura, né abbia fatto pressioni.