Pubblicata da Quartz e The Atlantic

La mappa mondiale delle telefonate (anche se oramai vince internet)

La mappa mondiale delle telefonate (anche se oramai vince internet)
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Che si telefoni sempre meno non è certo una novità: l’impatto che ha avuto l’avvento e la diffusione di internet sulle nostre vite ci permette di restare in contatto con persone lontane senza dover per forza spendere soldi in telefonate. La cosa è maggiormente risaltata quando parliamo di telefonate extra-nazionali, cioè verso l’estero. Un interessante studio, realizzato dalla società di logistica Dhl, dal sito americano Quartz e riportato da The Atlantic, ha mappato l’intera linea di telefonate “transfrontaliere” effettuate nel 2012, ultimo anno di cui sono, al momento, disponibili tutti i dati.

 

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[Clicca sull'immagine per andare allo studio pubblicato dal sito Quartz]

 

Telefonate, roba per ricchi. L’analisi delle telefonate effettuata fa parte di un’analisi decisamente più ampia compiuta da Dhl e diretta a studiare come le informazioni si muovono nell’era globalizzata. Parlando di comunicazione, è logico che non si possono tralasciare le telefonate. La prima cosa che salta agli occhi studiando queste mappe, risultato di lungo studio di dati, è che le telefonate internazionali, oramai, non sono molte. Certamente uno dei motivi è il costo elevato rispetto a quelle nazionali. Famiglie con un reddito medio-basso tenderanno ad evitare questo tipo di chiamate. Ciò, se traslato su economie di scala mondiali, significa che la maggior parte dei traffici saranno incentrati da Paesi più ricchi verso i più poveri rispetto che viceversa: il 41% delle chiamate internazionali partono dagli Stati rappresentanti delle economie avanzate e sono diretti principalmente negli Stati che rappresentano le economie emergenti; solo il 9%, invece, va in direzione opposta. E se gli Stati Uniti la fanno da padroni, va anche detto che l’Europa non scherza di certo, mentre l’Africa e il Sudamerica hanno un numero di chiamate transfrontaliere ridotte ai minimi termini.

L’immigrazione. Un dato che lo studio sottolinea particolarmente è il fatto che l’immigrazione è uno dei pochi “driver” ancora forti per quanto riguarda le telefonate internazionali. Cosa significa? Che i tanti immigrati presenti negli Stati con le economie più forti sono quelli che maggiormente compiono chiamate transfrontaliere, al di là delle multinazionali e delle chiamate relative al mondo del business. L’esempio concreto è dato dai numeri degli Stati Uniti: lo studio mette in luce che le prime due destinazioni di telefonate internazionali provenienti dall’America sono Messico e India, ovvero gli Stati principali da cui arrivano, rispettivamente, la maggior parte degli immigrati di prima e di seconda generazione sul suolo statunitense. Lo stesso modello di analisi può essere traslato in altri Stati: da Hong Kong, ad esempio, si telefona tantissimo in Cina, Paese di provenienza di moltissimi residenti della metropoli del Sol Levante, mentre dal Regno Unito si telefona soprattutto verso l’India, più grande fonte di immigrati per il Paese della Regina.

Commercio e internet. Per quanto riguarda l’Italia, lo studio non offre statistiche precise, ma dall’analisi della mappa si può facilmente intuire come la maggior parte delle telefonate transfrontaliere siano dirette a Paesi comunque europei, oppure a Nord Africa (e qui torniamo sul discorso dell’immigrazione) oppure verso la Russia. In quest’ultimo caso, ad influire fortemente, è il settore del commercio: non è una novità che Mosca sia uno dei principali partner commerciali per gli imprenditori del nostro Paese e dunque non deve impressionare che moltissime chiamate internazionali provenienti dall’Italia siano dirette in Russia (e viceversa).

In realtà, però, il “monte chiamate” studiato nel 2012 è relativamente basso: sul totale delle telefonate analizzate negli Stati Uniti, solo il 3-4% sono chiamate internazionali. E lo stesso, se non anche con percentuali più basse, vale per l’Europa. Ciò significa che, nonostante la globalizzazione, il mercato telefonico di riferimento continua ad essere quello interno. Lo studio evidenzia che, in un anno, meno di 152 ore vengono spese, dagli utenti medi, in chiamate transfrontaliere. Il motivo risiede certamente nel vero e proprio boom avuto da mezzi di comunicazione alternativi, che “viaggiano” su internet, a partire da WhatsApp e soprattutto Skype, che permette videochiamate a costo zero. Quest’ultimo mezzo di comunicazione, infatti, ha rappresentato, nel 2012, circa un quarto di tutte le comunicazioni internazionali effettuate. Una media elevatissima. Il dato è confermato dal fatto che, della quota totale di traffico dati in internet, ben il 17% attraversa i confini nazionali: circa cinque volte di più di quanto non avvenga con le telefonate.

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