Chi è Marina che oggi sfida Dilma per la presidenza del Brasile
Domenica 5 ottobre i brasiliani sono chiamati alle urne. Un 2014 ricco di avvenimenti per il paese carioca, che dopo i mondiali di calcio è ora chiamato a eleggere il suo presidente, che rimarrà in carica per 4 anni. Dilma Roussef, presidente uscente e esponente del partito dei lavoratori come il suo predecessore Lula, si ricandida. 142 milioni di brasiliani sceglieranno se ridarle fiducia o se preferirle l’altra candidata, Marina Silva.
L’incredibile vita di Marina Silva. Non era previsto che Marina Silva si presentasse alle elezioni, ma quando Eduardo Campos, candidato del Partito socialista brasiliano, è morto in seguito a un incidente aereo, Marina, ex ministro dell’ambiente del governo Lula, ha preso il suo posto. Di religione evangelica, Marina Silva ha affrontato una vita di battaglie e lotte senza pari, che le conferiscono un grande appeal soprattutto tra i più poveri. Nata in una remota piantagione di caucciù 56 anni fa, è cresciuta in una famiglia di 11 figli. Discende da antenati afrobrasiliani e portoghesi, ma preferisce definirsi più semplicemente “nera”. Ha vissuto i primi 15 anni della sua vita totalmente analfabeta, su una palafitta. È rimasta orfana a 16 anni. Si è ammalata 5 volte di malaria, una di leishmaniosi e il mercurio dei cercatori d’oro che contaminava l’ambiente di schiavitù in cui Marina viveva, le è entrato nel sangue. È un vescovo cattolico a salvarla e a occuparsi delle cure per la sua guarigione.
Da lì, l’ascesa. All’inizio entra in convento, poi lo abbandona per dedicarsi agli studi e all’impegno sociale e politico. Si laurea a 26 anni in storia e lavora come domestica. Poi inizia una carriera fulminea, che la porta a diventare senatrice a soli 36 anni e 10 anni dopo ministro dell’ambiente nel governo Lula. Nel 2010 è stata candidata alla presidenza per il Partito Verde: ottiene un inaspettato 20 percento al primo turno, che l’ha portata a fondare un suo partito, la Rede Sustentabilidade, in vista delle presidenziali del prossimo 5 ottobre.
Cosa cambierà se vincerà Marina. Da sempre Marina è impegnata nella difesa delle tematiche ambientali e sociali. È stata collaboratrice di Chico Mendes negli anni ’80 nella lotta contro la distruzione della foresta pluviale. Dopo la morte di Chico ha proseguito la battaglia per la difesa ambientale, diventando la più diretta erede del sindacalista barbaramente ucciso nel 1988 per il suo impegno a favore dei più deboli e degli esclusi.
Se vincerà alle elezioni sarà il primo presidente afrobrasiliano del Paese. Pur essendosi formata politicamente a sinistra, ha più volte dichiarato di essere contraria all’aborto e al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Inoltre, in ambito economico, Marina è favorevole a un gran piano di austerità per «aggiustare i conti pubblici», a una politica fiscale che favorisce le banche private, al rafforzamento della rendita, all’indipendenza della Banca centrale. L’Amazzonia sarà una priorità, si punterà sulla green economy e sulla maggiore tutela degli indios.
La vita di Dilma Roussef non è da meno. Una donna di sinistra, quindi, che sfida un’altra donna di sinistra. Anche perché votare destra in Brasile significa votare per i militari. Dilma Roussef ha tenuto le redini del Paese negli ultimi 4 anni. Se la vita di Marina Silva sembra un film, quella di Dilma non è da meno. Nasce nel 1947 da una famiglia borghese, studia nei migliori collegi, entra nel movimento studentesco che si batte contro la dittatura militare.
Diventa marxista dopo aver letto il saggio Rivoluzione nella rivoluzione di Régis Debray. Si dà alla lotta armata e la chiamano Giovanna d’Arco. Nel ’70 viene arrestata a San Paolo e rimane in carcere tre anni. La torturano per 22 giorni. Quando esce si rifà una vita a Porto Alegre. Si sposa e divorzia due volte, ha una figlia e una nipote. Inizia la sua carriera politica democratica nel Pdt, il partito democratico laburista, che lascia soltanto nel 2000 per entrare nel gruppo politico di Lula. Quando Marina Silva è ministro dell’Ambiente, Dilma Roussef è ministro delle Miniere e dell’Energia. Entrambe sono nello stesso governo.
Cos'ha fatto Dilma per il Brasile. Delfina del presidente Lula, Dilma ha saputo portare a termine il suo impegno da presidente, nonostante le contraddizioni e gli scandali. Il Brasile è riuscito a riscuotere successi in ambito sociale sebbene l’inflazione sia al 6%, la crescita economica arranchi e lo spettro recessione sia sempre più reale. Tra le principali azioni della sua presidenza brillano il piano del governo per l’edilizia popolare e il salario minimo. Dilma sostiene che cambiare a questo punto significherebbe fare un salto nel vuoto, con tutti i rischi che questo comporta. Marina Silva è di posizioni molto più filoamericane e liberiste di Dilma, e questo ridefinirebbe gli equilibri in America Latina.
Cosa accadrà se vincerà Dilma. I programmi di Silva e di Rousseff non sono molto diversi, sono entrambi di sinistra: Silva ha più attenzione per l’ambiente ed è “nuova” rispetto a Rousseff, che è la presidente uscente ed erede di Lula; allo stesso modo però ha molta meno esperienza politica e di governo. Ambiente, economia e politica estera. Sono i punti su cui le candidate più divergono. Se vincerà Dilma, cambierà poco.
I sondaggi ogni giorno danno risultati diversi, e non è possibile ipotizzare chi vincerà davvero le elezioni verdeoro. È però quasi sicuro che per avere un risultato definitivo si dovrà aspettare il secondo turno, dove peseranno i voti della destra, che darà appoggio all’una o all’altra candidata e consegnerà il paese per i prossimi 4 anni a Marina o a Dilma. In ogni caso, ancora una volta, a una donna.