Mattinata d'inferno in prefettura Un'odissea e poi nulla di fatto

Pubblichiamo la lettera firmata da una lettrice arrivata nei giorni scorsi in redazione a Bergamopost.
Premessa: la Prefettura di Bergamo (a cui devono rivolgersi tutti gli abitanti della città e della provincia) è aperta solamente il martedì mattina dalle 9 alle 12 per la consegna dei documenti e il giovedì mattina, sempre dalle 9 alle 12, per il ritiro. Arrivo alle 8.30 e già la folla si riversa sul marciapiede. Il portone d’ingresso è già aperto e le persone stanno ammassate nel corridoio interno (senza finestre e con tre gradini a metà) che conduce alla porta d’ingresso degli uffici. Mi avvicino per capire cosa devo fare, non esiste una fila e non ci sono indicazioni per cui aspetto, come tutti.
Arrivano le 9 e aprono la porta degli uffici: la gente inizia a spingere, bambini che dormono, bambini che piangono, passeggini che non ci stanno, uomini che si inventano bugie per guadagnare alcuni posti nella folla, donne che bisticciano, frasi a gran voce del genere «ecco noi italiani, stranieri in casa nostra», l’aria è irrespirabile e l’irritazione di tutti sale a mille.
Finalmente raggiungo la porta e raggiungo il computer che stampa i biglietti. Ho cinquantatré numeri davanti a me, potrei uscire a bere un caffè come mi consiglia un signore, ma ho paura di perdere il mio sudato posto quindi mi rassegno e aspetto in piedi nella stracolma sala d’attesa. Dopo ore arrivo allo sportello, parlo con un ragazzo attraverso un vetro senza fessure, sento pochissimo ma capisco che i miei documenti non saranno accettati: mancano un timbro e una firma per esteso.
Lui mi consiglia di recuperare il timbro la mattina stessa andando all’ufficio in via Pradello. Le indicazioni sono scarse quindi cerco in internet dove l’ufficio risulta chiuso, provo a chiamare e la linea è sempre occupata ma non ho alternative quindi mi incammino. Arrivo presso l’Ufficio scolastico regionale di Bergamo alla ricerca disperata del mio timbro. L’ufficio è aperto e vengo mandata presso l’incaricato che si dovrà occupare dei miei documenti, lui è occupato quindi aspetto seduta su una delle sedie del corridoio. Durante l’attesa mi sembra di essere a una festa a cui non sono stata invitata: la maggior parte degli impiegati è indaffarata a preparare enormi quantità di caffè, trasportare vassoi di brioche e piatti con torte casalinghe, organizzarsi con tovaglioli e posate; tutti ridono e scherzano e intanto i telefoni negli uffici squillano. Rimango in attesa per circa un’ora e nonostante tutto non ottengo quello che mi serve, per motivi ridicoli dovrò tornare il giorno successivo.
Sono le 11.45, l’intera mattinata se n'è andata e non ho tra le mani niente di quello che mi serve, martedì si riparte da capo, sperando che questo giro vada bene. Sono arrabbiata, ma soprattutto mi vergogno. Mi vergogno di essere italiana, di vedere questo tipo di organizzazione e questa gente che si mangia una brioche gongolando del suo posto fisso statale. Siamo nel 2017 e mi chiedo: davvero non si può migliorare?