Maxi frode fiscale nell'edilizia: 79 indagati, 67 società coinvolte e oltre 8 milioni sequestrati
Le sedi delle società si trovano principalmente nella Bergamasca. Gli indagati sono stati denunciati per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, al riciclaggio e all'autoriciclaggio, emissione e annotazione di fatture per operazioni inesistenti e indebite compensazioni d'imposta
Maxi frode fiscale nel settore dell’edilizia bergamasca, che vede 67 società e ditte individuali coinvolte, 79 persone indagate e ha portato al sequestro di disponibilità finanziarie e di beni per un valore di oltre otto milioni di euro. Gli indagati, a seconda del ruolo svolto, sono stati denunciati a vario titolo per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, al riciclaggio e all'autoriciclaggio, emissione e annotazione di fatture per operazioni inesistenti e indebite compensazioni d'imposta. Le sedi delle società coinvolte si trovano principalmente in provincia di Bergamo, ma anche in Veneto e in Emilia Romagna.
La frode era articolata secondo uno schema piramidale a tre livelli. Alla base vi erano una serie di società di capitali, amministrate da prestanome, create con l’unico scopo di contenere la forza lavoro, per assumere sulla carta dipendenti e utilizzate come centri di imputazione di tasse, oneri fiscali, contributivi, previdenziali ed assistenziali. Obblighi mai ottemperati. Le indagini, coordinate per circa tre anni dal sostituto procuratore Emanuele Marchisio e condotte dalla Guardia di Finanza di Treviglio, hanno permesso di scoprire che queste società erano di fatto evasori totali e che attraverso un sistematico ricorso a compensazioni d'imposta grazie all'utilizzo di crediti inesistenti facevano figurare solo sulla carta il regolare versamento dei contributi Inps e Inail a favore dei dipendenti. In questo modo potevano ottenere il Durc regolare, requisito imprescindibile per operare sul mercato fornendo manodopera.A queste società ne erano collegate altre, poste nel mezzo dello schema piramidale ed effettivamente operative, che ottenuti gli appalti dalle aziende beneficiarie finali della frode, subappaltavano sistematicamente i lavori edili loro commissionati alle cartiere di primo livello. In questo modo società di dimensioni medio-grandi e solide, particolarmente attive sul mercato immobiliare, potevano sgravarsi delle incombenze fiscali, tributarie e previdenziali e, abbattendo i costi di gestione dell'impresa, riuscivano ad avere prezzi concorrenziali sul mercato.
Per recuperare le somme sottratte al fisco sono state eseguite numerose verifiche fiscali, grazie alle quali è stato ricostruito un giro di fatture false per oltre 30 milioni di euro e di indebite compensazioni d’imposta per oltre 4,2 milioni. Sono stati anche contestati ricavi non dichiarati per circa 25 milioni di euro e accertata un’evasione dell’Iva 3,4 milioni.