"bad company"

Maxi operazione antifrode: a Bergamo bloccate società immobiliari per 50 milioni

Due imprenditori locali sotto inchiesta per bancarotta fraudolenta. La Finanza ha sequestrato le quote di società nel settore immobiliare

Maxi operazione antifrode: a Bergamo bloccate società immobiliari per 50 milioni
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La Procura di Bergamo ha messo nel mirino un complesso sistema di manovre societarie che avrebbe portato al dissesto di un'azienda del settore immobiliare. La mattina di oggi (martedì 29 luglio) la Guardia di finanza ha dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo per un valore di circa 50 milioni di euro, colpendo le partecipazioni di due imprenditori bergamaschi ora indagati per bancarotta fraudolenta.

Lo schema della "bad company"

Al centro dell'inchiesta c'è un meccanismo sofisticato di svuotamento aziendale. Secondo gli investigatori, i due imprenditori avrebbero orchestrato una scissione societaria per salvare gli asset di maggior valore - circa 31 milioni di euro - trasferendoli in una nuova società appositamente costituita. La vecchia azienda, privata dei beni più preziosi, sarebbe stata poi intestata formalmente a un prestanome ultra ottantenne.

Questa operazione avrebbe lasciato la società originaria in condizioni finanziarie disperate, portandola inevitabilmente verso la liquidazione giudiziale. Un classico caso di quella che nel gergo viene definita "bad company": un guscio vuoto destinato al fallimento.

Fondi aziendali per spese private

Le indagini della Guardia di Finanza hanno portato alla luce anche episodi di appropriazione indebita. L'amministratore della società poi fallita avrebbe utilizzato il denaro dell'azienda per coprire spese personali: come riportato da BergamoNews, si tratta di ristoranti, strutture balneari, vacanze e le prestazioni professionali di un commercialista per scopi estranei all'oggetto sociale.

L'operazione sui titoli finanziari

Un altro tassello dell'indagine riguarda una controversa cessione di azioni. Una società per azioni riconducibile alla stessa famiglia imprenditoriale avrebbe venduto alla futura fallita delle partecipazioni in intermediari finanziari. Come riportato da L'Eco di Bergamo, il pagamento sarebbe avvenuto attraverso l'accollo di 22 milioni di euro di debiti bancari, nonostante l'operazione non presentasse alcun reale vantaggio economico per l'acquirente.

Il Tribunale di Bergamo sta procedendo alla nomina di un amministratore giudiziario che si occuperà della gestione delle quote societarie ora sotto sequestro. Il provvedimento cautelare ha carattere impeditivo, ovvero mira a bloccare qualsiasi utilizzo delle partecipazioni che possa configurare ulteriori reati.