Medici Humanitas, a Bergamo positivi il 43 per cento
Misurati gli anticorpi a 3.895 fra medici, infermieri e personale dello staff per studiare la risposta immunitaria.

Dal 21 febbraio a oggi negli ospedali Humanitas, in Lombardia, si sono curati più di 2.300 pazienti affetti da Covid-19, riconvertendo le strutture, mettendo a disposizione oltre 600 posti letto e raddoppiando i posti in Terapia Intensiva (creandone 58 in aggiunta ai 56 già esistenti), sub-Intensiva e in Pronto Soccorso. Humanitas Gavazzeni a Bergamo, fin dall’inizio dell’emergenza è stato trasformato in un ospedale Covid (con 260 posti letto dedicati). Humanitas ha svolto uno studio (Covid Care Program) per comprendere l’effettivo sviluppo della risposta immunitaria (IgG) a Covid-19 tra i professionisti delle strutture lombarde del gruppo Humanitas: medici, infermieri, operatori socio sanitari, tecnici e personale di staff.
«Abbiamo testato e misurato la presenza di anticorpi IgG contro SARS-CoV-2 - spiega Maria Rescigno, ricercatrice di Humanitas e docente di Humanitas University - in 3.985 persone. Tutti professionisti di ospedali e centri Medici Humanitas situati in Lombardia, che in questi mesi hanno avuto un livello diverso di esposizione al virus. Dallo studio - prosegue Rescigno - emerge che la percentuale di positivi agli anticorpi IgG contro SARS-CoV-2 è pari al 15%: si va dal 3% di Humanitas Medical Care di Varese al 43% di Humanitas a Bergamo, la zona non solo lombarda, ma d’Italia più duramente colpita da Covid. Insieme a questo dato, la percentuale di positività identica fra operatori sanitari (medici e infermieri) che sono stati in prima linea contro il virus e personale di staff, che ha lavorato da casa, fa pensare che la diffusione del virus sia avvenuta per lo più al di fuori degli ospedali. Un dato rinforzato dall’alta percentuale di professionisti (32%) che sono stati a contatto diretto con familiari affetti da Covid. Da notare come il maggior numero di positivi si registri fra le donne (14% rispetto all’11% degli uomini), mentre l’esposizione al virus varia in base all’età, decrescendo nel sesso femminile con l’aumentare degli anni. Gli uomini registrano invece un picco di positività tra i 40 e 50 anni. Fra le persone positive alle IgG, la percentuale di asintomatici è il 10%, superiore (20%) quella di chi ha avuto 1-2 sintomi per lo più perdita di olfatto e/o gusto e febbre».
«L’importanza dello studio - spiega Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e professore Emerito di Humanitas University - è legata al fatto che permetterà, grazie alle fasi successive, di chiarire la relazione esistente fra i diversi livelli di anticorpi e la resistenza al virus, aiutandoci a definire la quantità di anticorpi necessaria per avere una protezione efficace "sul campo". Inoltre, permetterà di capire quanto durano la risposta e la memoria immunologica e, quindi, l’eventuale protezione».