Meno accessi al Pronto soccorso e meno pazienti positivi: «Ma questi dati non tornano»
Guido Marinoni, presidente dell'Ordine dei medici, e Paola Pedrini, segretaria regionale dei medici lombardi, contestano quanto diffuso da Regione Lombardia e Protezione civile..
Ci sono meno accessi al pronto soccorso e calano i pazienti risultati positivi al tampone ricoverati negli ospedali. Due dati diffusi da Regione Lombardia che però non rispecchiano la realtà. A sottolinearlo è il presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo, Guido Marinoni, in una intervista rilasciata al tg di Bergamo Tv: «La gente vorrebbe andare in ospedale, si fida dell’ospedale. Il problema è che in ospedale non ci sono più posti. Non si sa più dove metterli. I letti non si liberano facilmente. La degenza in terapia intensiva è lunga. Quindi si va in ospedale solamente se la polmonite diventa ingestibile a domicilio. E per quanto riguarda i dati sui pazienti risultati positivi – dice ancora Marinoni – si riferiscono ai soli ricoverati e agli operatori sanitari. Si stima che vi siano quattro mila pazienti con polmonite seguite dai medici a domicilio. E secondo le nostre stime, andrebbero aggiunte almeno altre 400 mila persone che hanno contratto il virus, ma che hanno solo febbre e dolori muscolari. Questi non hanno mai fatto un tampone. Ma questi dati non risultano da nessuna parte». Da qui la percezione dei medici di base di uno scollamento tra i dati che vengono diffusi giornalmente da Regione Lombardia e Protezione civile a livello ufficiale e la realtà che si tocca con mano a domicilio.
Ancor più dura risulta la posizione di Paola Pedrini, segretaria regionale della Federazione italiana medici di medicina generale. «È vero, le richieste dei pazienti ai medici di famiglia, almeno in Lombardia, sembra si stia riducendo, ma siamo molto preoccupati che questa notizia tragga in inganno l’opinione pubblica - chiarisce in una nota pubblicata sul sito di Fimmg -. Sta passando un messaggio sbagliato, veicolato anche da alcuni dirigenti delle aziende sanitarie: diminuiscono gli accessi al Pronto soccorso quindi la gente ha paura di andarci o i medici di famiglia li mandano troppo tardi. Chi di noi sta lavorando in prima linea non si può permettere il lusso della chiacchiera: è assolutamente chiaro che la gente ci andrebbe al volo in ospedale quando sta male, ma i servizi di emergenza urgenza non ce la fanno a garantire tutti i ricoveri perché posti non ce ne sono: i letti non si liberano. Il ragionamento è un altro - continua Pedrini -: prima si facevano i tamponi solo ai ricoverati, da qualche giorno si fanno ai ricoverati e agli operatori sanitari sintomatici, che sono quasi tutti ovviamente positivi anche se con pochi sintomi. Questo ha creato un dato di positivi non ricoverati sul territorio che prima non esisteva, numeri falsi perché riferiti ai soli operatori sanitari e non alla popolazione intera. A questi numeri possiamo eventualmente aggiungere qualche tampone di controllo ancora positivo fatto ai dimessi convalescenti. Ci chiediamo - conclude Paola Pedrini - se chi gestisce i numeri è solo incompetente, se vive in un universo parallelo o se ci sta marciando. Non vorremmo che la confusione sui dati servisse a nascondere la responsabilità dei generali nella Caporetto della sanità pubblica italiana».