Quei mille nomi delle chiacchiere Che diventano cenci e lattughe
Che vi troviate in Lombardia, in Veneto, in Umbria, in Calabria o in Sardegna, non è davvero carnevale se nell’aria non c’è il profumo dei dolci tipici di questo periodo. Ogni regione ha la sua tradizione culinaria, ma, soprattutto in occasione delle feste, è facile notare dei punti di incontro tra le tavole nelle diverse città italiane, e il carnevale non fa eccezione. Che le si chiami chiacchiere, bugie, cenci, frappe o in altro modo, questi friabili dolcetti sono i veri protagonisti del periodo. Il sito Ricettedellanonna.net racconta come ogni regione onori i festeggiamenti carnascialeschi e ogni cucina abbia il suo ingrediente segreto e, soprattutto, ogni nonna custodisca la ricetta migliore.
Mille nomi. Nel Lazio e in Umbria sono chiamate frappe, in Lombardia, Sicilia, Puglia, Sardegna, Campania sono chiacchiere, ma a Caserta si parla di guanti. In Veneto, in particolare a Venezia, Verona, Padova, si preparano i galani, nelle Marche le cresciole. In Toscana parliamo di cenci, mentre fiocchetti per chi è della zona di Rimini. Poco più in là, a Reggio Emilia, diventano intrigoni o, se ci si trova a Bologna, sfrappole. A Mantova il carnevale si festeggia con le lattughe, che in Piemonte diventano bugie. In Friuli Venezia Giulia, così come a Trento, Rovigo e Treviso, si chiamano crostoli. I calabresi, invece, preparano le nacatole, nella Gallura i fiuritti. Qualunque sia la latitudine e la cucina di provenienza, questi dolci sono accomunati dal fatto di essere estremamente friabili, dorati, principalmente fritti, anche se è possibile trovare anche la versione cotta al forno, con sopra una generosa spolverata di zucchero a velo, miele o colate di cioccolato. Gli ingredienti alla base delle diverse ricette sono più o meno sempre gli stessi: farina, uova, burro o strutto, zucchero, e aromi, che variano in base alla regione (limone, grappa, vaniglia o nessun aroma).
Le origini. Risalire alle origini di questo dolce non è semplice. Sembrerebbe che gli antichi romani li preparassero in occasione dei Saturnali, festività dedicate all’insediamento nel tempio del dio Saturno, durante i quali si allestivano ricchi banchetti, colmi di ogni genere di cibo, tra i quali non potevano mancare le frictilia, dolcetti molto semplici da preparare e piuttosto economici, fatti con zucchero e uova, poi fritti nel grasso di maiale. Secondo un’altra versione, invece, a dare i natali alle chiacchiere fu la città di Napoli.