Mini-cellulare nascosto in un panino e droga trovati all'interno del carcere di Bergamo
Durante i colloqui con i familiari, gli agenti della penitenziaria hanno fatto dei sopralluoghi, facendo queste scoperte

Durante i colloqui con i familiari, la polizia penitenziaria del carcere di Bergamo ha svolto dei sopralluoghi, scoprendo casi di detenzione di droga e addirittura un microcellulare nascosto. Quest’ultimo è stato trovato all’interno di un panino destinato a un detenuto che a breve sarebbe stato trasferito.
I complimenti del Sinappe
L’operazione, resa nota da L'Eco di Bergamo, è stata condotta e resa possibile grazie alla tempestività degli agenti in servizio, guidati dal dirigente Nicola Grieco e dal commissario Vincenzo Occhipinti.
È stato espresso apprezzamento da parte del Sinappe, il Sindacato nazionale autonomo della polizia penitenziaria, che ha sottolineato come, in un momento come questo, le carceri siano sempre più soggette a rischi legati alla sicurezza e all’introduzione, all’interno degli istituti, di oggetti e sostanze illeciti.
Il precedente a inizio anno
Non è la prima volta che una situazione di questo tipo - o comunque simile - accade al carcere di via Gleno. A inizio anno, gli agenti erano riusciti a "intercettare" dei contenitori lanciati dall'esterno dalla struttura e contenenti Sim, caricabatterie e sostanze stupefacenti per qualche decina di grammi. L'obiettivo era recapitare tutto questo a dei detenuti, che possono transitare nell'area vicina al punto in cui il lancio era stato effettuato.
Carcere fortemente sovraffollato
Tutto ciò accade in un contesto che rimane fortemente critico. Il carcere di Bergamo resta fortemente sovraffollato (attualmente sono 597 i detenuti, a fronte di 319 posti regolamentari) e con una carenza ormai cronica di personale, sia per quanto riguarda gli agenti di polizia penitenziaria, sia per gli amministrativi.
Questa situazione rende la vita interna al carcere difficile (eufemismo), tanto per chi ci lavora quanto per chi si trova in cella: a giugno, un uomo si è tolto la vita. La relazione del Garante nazionale dei detenuti, nei primi sei mesi dell’anno in corso, ha registrato in via Gleno anche quattro tentati suicidi, quindici casi di autolesionismo e 55 «manifestazioni di protesta individuale», come ad esempio scioperi della fame o della sete. La dimostrazione di un malessere profondo che pervade la comunità carceraria bergamasca.