Monia Bortolotti potrebbe lasciare il carcere per una struttura psichiatrica, ma intanto non c'è posto
I diversi periti hanno opinioni differenti sul vizio di mente parziale o totale della donna, ma concordano sulla pericolosità sociale
Lascerà il carcere per essere portata in una Rems (residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza, destinata a chi ha disturbi mentali), su disposizione del gip, Monia Bortolotti, la 28enne di Pedrengo accusata di aver soffocato i suoi due bambini appena nati e arrestata nel novembre 2023.
Dubbi sull'infermità di mente
Le indagini dei carabinieri sui sospetti infanticidi, il 15 novembre 2021 per la piccola di 4 mesi ed il 25 ottobre 2022 per il neonato di due mesi, sono ormai chiuse. Tuttavia, come riportato oggi (venerdì 6 settembre) dal Corriere Bergamo, rimane aperta la questione dell'infermità di mente della donna, dato che è stata visitata da periti differenti, le cui conclusioni divergono rispetto alla natura parziale o totale del suo disagio, quindi sulla sua capacità di intendere e volere.
Gli esperti nominati dalla gip Federica Gaudino, gli psichiatri Patrizia De Rosa ed Elvezio Pirfo, insieme alla consulente della Difesa Marina Verga, ritengono che il vizio di mente di Bortolotti sia totale. Secondo loro, l'arrestata soffrirebbe di una forte depressione, generata dalla sua esperienza di orfana indiana poi adottata da una coppia di Gazzaniga. Marito e moglie che poi si separarono, con lei bambina che andò a vivere con lui e la nuova compagna. Il disagio della 28enne sarebbe poi degenerato al momento della gravidanza, con conseguenze tragiche.
Non è dello stesso parere però lo psichiatra Sergio Monchieri, incaricato dalla pm Maria Esposito, per il quale invece la ragazza di Pedrengo sarebbe capace di intendere e volere ed il vizio sarebbe parziale. I diversi professionisti concordano invece sulla sua alta capacità cognitiva e la pericolosità sociale, che vale anche per lei stessa.
In futuro forse in una Rems
Bortolotti, dopo i primi due mesi passati nel reparto di Psichiatria all'ospedale Papa Giovanni, era stata portata in via Gleno a gennaio di quest'anno. L'avvocato Luca Bosisio aveva chiesto i domiciliari per la sua cliente, ma sia il Riesame che la Cassazione glieli avevano negati. L'ipotesi più probabile sarebbe una richiesta di rinvio a giudizio della Procura, la quale ritiene che l'arrestata debba restare in carcere.
Se però in futuro dovesse prevalere la tesi dell'incapacità, potrebbe arrivare l'assoluzione, che però comporterebbe in ogni caso il trasferimento della giovane in una struttura per malati psichiatrici pericolosi. Quella più idonea sarebbe a Castiglione delle Stiviere a Mantova, che è anche la più vicina alla sua famiglia in Val Seriana, ma la lista d'attesa è lunga e al momento non c'è posto.