Morì a 26 anni con il sogno dell'oratorio: Leffe ricorda il curato don Abele Cominelli
Originario di Cerete Alto, morì per un attacco di tifo a meno di tre anni dall'ordinazione. Negli anni '40 fu sua l'intuizione di creare un oratorio sul colle di San Martino
di Giambattista Gherardi
Unisce familiari e comunità parrocchiale di Leffe il ricordo, domenica 28 marzo, di don Abele Cominelli, già curato nel paese della Val Gandino fra il 1943 e il 1946. Sono trascorsi 75 anni da quando quel giovane sacerdote morì di tifo, ma il suo ricordo è ancora ben presente nella parrocchia oggi retta da don Giuseppe Merlini. Don Abele sarà ricordato in particolare nel corso della messa delle 10 della Domenica delle Palme.
«Don Abele Cominelli – ricorda il nipote Franco Marinoni, figlio di Agnese, sorella e perpetua del sacerdote - era nato a Cerete Alto nel 1920. Fu ordinato sacerdote dal vescovo mons. Bernareggi nel maggio del 1943 e immediatamente destinato alla parrocchia di Leffe. Nonostante fossero gli anni della guerra, fu prodigo di iniziative pastorali, dedicandosi in particolare ai giovani».
A ricordare lo zelo di don Abele ci sono diverse testimonianze, un numero speciale del bollettino parrocchiale Antenna del 2006 (nel sessantesimo della morte) e soprattutto la Breve biografia di don Abele Cominelli, pubblicata da don Giorgio Longo negli anni successivi alla morte. Importante anche il ritratto del pittore leffese Ignazio Nicoli (foto di apertura), tuttora conservato nella segreteria dell’Oratorio di Leffe.
«Arrivato a Leffe nel 1943 - si legge in un ricordo pubblicato in parrocchia -, portò con se una ventata di novità, l’entusiasmo genuino dei suoi 23 anni, la sua schiettezza e innata bontà d’animo. Allora l’oratorio era relegato negli ambienti del vecchio palazzo che sorgeva in luogo dell’attuale Cinema Centrale, con mura fatiscenti e un cortiletto grande poco più di un lenzuolo di terra, circondato da costruzioni inguardabili. Ai pochi mezzi a disposizione don Abele sopperiva con una passione instancabile: associazioni, ritiri spirituali, conferenze educative e formative, organizzazioni ricreative. E nel ristretto cortile ogni giorno anch’egli si frammischiava con i suoi giovani».
«Amava lo sport (il calcio in particolare), la musica (suonava l’organo con mano maestra e aveva affiancato l’altro curato don Luigi Gotti nella guida della scuola di canto), il teatro (rigenerò la filodrammatica “Voluntas” e ne creò altre due “La Juonores” e la “Lillipuziana”). Di carattere esuberante e aperto, aveva il dono di saper avvicinare le persone creando un’atmosfera di serena cordialità. Ma soprattutto c’era un grande amore per il Signore e una tensione costante alla perfezione spirituale. Preghiera, azione e sacrificio: questi erano i punti fermi del suo apostolato. Lo si trova scritto nei suoi diari, ma ancor più nella sua breve vita».
Il sogno di don Cominelli fu da subito la costruzione di un nuovo oratorio: capì che ai suoi ragazzi non bastavano più quel cortiletto del vecchio oratorio e quelle stanze buie e malmesse. Nacque così l’idea di realizzare una nuova struttura sul colle di S. Martino, vicino all’antica chiesa che ne sarebbe divenuta il cuore. Non mancarono critiche, sia laiche che clericali, poiché si riteneva il luogo (allora collegato all’abitato dalla sola scalinata) troppo periferico.
Il terreno a fianco della chiesa fu appianato e si ricavò un campo sportivo. Successivamente fu edificata la casa del direttore dell’Oratorio, che però don Abele non poté mai vedere. Morì infatti a soli 26 anni il 29 marzo 1946, a seguito di un attacco di tifo, proprio nel giorno in cui la Madonnina veniva intronizzata per l’apertura del tradizionale Settenario. Don Abele è sepolto nella Cappella dei Sacerdoti del cimitero di Leffe.