Triste primato nella mortalità da Pm2.5, anche la Regione "difende" Bergamo
Lo studio olandese era già stato attaccato da Palazzo Frizzoni. Per i ricercatori, la nostra città e Brescia sarebbero ai vertici europei per decessi legati al particolato fine. L'assessore regionale Cattaneo, però, si schiera con i capoluoghi di provincia
Continuano a far discutere le conclusioni della ricerca dell’Università di Utrecht, finanziata dal Ministero per l’Innovazione spagnolo e dal Global Health Institute, che ponevano Bergamo e Brescia ai vertici europei per la mortalità legata al particolato fine, ossia il Pm2.5. I primi a smentire la notizia erano stati i Comuni interessati, che avevano sottolineato come lo studio si avvalesse di dati vecchi di almeno sei anni (visto che si riferiva al database del 2015) e, di conseguenza, non rappresentassero la realtà attuale. «Dal 2018 la media regionale dei valori del Pm 2.5 è al di sotto del limite europeo», ha affermato oggi, giovedì 21 gennaio, l'assessore regionale all'Ambiente e clima Raffaele Cattaneo.
I dati di Arpa Lombardia certificano che dal 2015 al 2020 le concentrazioni di Pm 2.5 si sono ridotte in tutto il territorio regionale e, in particolare, nelle stazioni di Bergamo e Brescia si è registrata una flessione del 20 per cento. Il valore limite posto dalla direttiva europea sono di 25 µg/m³, che secondo il Pirellone a Bergamo e Brescia è rispettato da tre anni consecutivi.
«Lo stesso studio dichiara valori per Bergamo e Brescia, come per le altre città lombarde interessate, che sono solo di poco superiori rispetto a questo limite: per Bergamo il dato è di 26 µg/m³, per Brescia di 27 µg/m³ - spiega Cattaneo -. Il paragone viene condotto col valore di 10 µg/m³ previsto dall'Oms, che non ha valore normativo ma che invece risponde alla preoccupazione di massima tutela della salute».
La ricerca olandese, inoltre, non prenderebbe in considerazione le condizioni strutturali, quelle di natura orografica e quelle meteo-climatiche che caratterizzano il Bacino Padano, uno dei più inquinati d'Europa, con valori non paragonabili ad altre città europee che, ad esempio, si trovano su coste ventose o in aree meno condizionate negativamente dai fattori orografici.
«Siamo ben consapevoli che c'è una correlazione tra qualità dell'aria e malattie dell'apparato respiratorio e cardiovascolare – prosegue l’assessore regionale -. Al tempo stesso però sappiamo che questi studi sono condotti sulla base di assunzioni statistiche e non di riscontri fattuali. Stimano infatti le morti presunte e non calcolano quelle effettive. Pertanto, le assunzioni che fanno non sono direttamente generalizzabili e applicabili in tutti gli ambiti, senza tener conto dell'interazione con altri fattori di rischio».
Il miglioramento della qualità dell'aria in Lombardia, secondo Raffaele Cattaneo, è anche frutto di un impegno più che ventennale da parte della Regione. «Nel Piano regionale degli interventi per la qualità dell'aria (Pria) abbiamo adottato politiche che agiscono su diversi fronti – specifica -. Dalla mobilità al riscaldamento a biomasse, che incide molto di più sulle emissioni di particolato, fino alle emissioni provenienti dagli spandimenti in agricoltura, che generano particolato secondario. Quest'anno abbiamo messo in campo 100 milioni di euro di incentivi per sostituire i veicoli più inquinati a livello pubblico commerciale e privato, per agire sugli impianti di riscaldamento degli edifici pubblici, o per installare colonnine di ricarica elettrica».
«Apprendiamo con favore dagli organi di stampa la disponibilità da parte del Ministro Sergio Costa a incontrare le Regioni del Bacino Padano per discutere temi che riguardano la qualità dell'aria – conclude l’assessore Cattaneo -. Una disponibilità che abbiamo chiesto da tempo e che fino ad ora non ha trovato riscontro. Sulla qualità dell'aria c'è una procedura d'infrazione che coinvolge l'intero Paese. E questo mal si concilia con il fatto che nella bozza del Recovery Plan non c'è traccia di alcun intervento specifico nel Bacino Padano».