Morte di Stefano Iacobone, Gori si schiera col sindaco di Treviglio: «Lui che c'entra?»
Per la morte del giovane ex nuotatore di 32 anni, schiantatosi per un colpo di sonno contro un guard rail non a norma, il pm ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio stradale nei confronti del primo cittadino Juri Imeri e di due dirigenti comunali
«Chiesto il rinvio a giudizio del sindaco di Treviglio: “omicidio stradale” perché committente della rotonda dove morì, uscendo di strada per un colpo di sonno, un ex nuotatore. L’accusa: guard-rail non a norma. Cordoglio per la vittima, ma solidarietà a Imeri: che c’entra il sindaco?».
Così, con un messaggio affidato a Twitter, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha commentato la notizia, resa nota questa mattina (martedì 23 marzo) dai colleghi di PrimaTreviglio, della richiesta di rinvio a giudizio per il primo cittadino trevigliese e per due dirigenti comunali, che secondo il pm Antonio Pansa sarebbero colpevoli della morte di Stefano Iacobone.
Chiesto il rinvio a giudizio del sindaco di #Treviglio:”omicidio stradale” xché committente della rotonda dove morì, uscendo di strada x un colpo di sonno, un ex nuotatore.
L’accusa: guard-rail non a norma.
Cordoglio per la vittima, ma solidarietà a Imeri: che c’entra il sindaco? pic.twitter.com/MQEXphz86l— Giorgio Gori (@giorgio_gori) March 23, 2021
L’udienza preliminare è stata fissata dal gip Federica Gaudino al 22 gennaio 2022. I tre sono imputati sulla base degli articoli 113 e 589 bis (omicidio stradale) perché «in cooperazione tra loro, con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale, cagionavano la morte di Stefano Iacobone».
La dinamica dell’incidente
Stefano, 32 anni, originario di Cornaredo, risiedeva a Treviglio dove durante il giorno lavorava come bagnino e istruttore di nuoto alla piscina Quadri. La sera, invece, lavorava in un ristorante di Bergamo.
La notte del 29 marzo 2019, il giovane stava guidando di ritorno dal ristorante quando, dopo un colpo di sonno, invase la corsia opposta e si schiantò contro un guard rail all’altezza della rotatoria di via da Verrazzano (all’epoca in costruzione). Il manufatto lo trafisse, uccidendolo sul colpo.
La richiesta di rinvio a giudizio da parte del magistrato si basa sulla relazione tecnica del consulente incaricato, secondo la quale «il nesso causale tra la violazione della norma e la morte appare evidente». Ossia, il guard rail non sarebbe stato a norma: «avrebbe dovuto essere impiegato un terminale diverso, adatto ad assorbire l’energia di eventuali incidenti senza causare quello che tecnicamente viene definito “effetto lancia”, e che per Stefano Iacobone è stato fatale».