La condanna del manager di Volvo Truck per la morte di Leonardo: «Doveva vigilare sui dipendenti»
L'amministratore delegato ha avuto due anni di carcere con pena sospesa: per la giudice l'operazione con l'aria compressa era impropria
L'imputato aveva un «dovere di vigilanza» nei confronti del proprio dipendente, Leonardo Scarpellini, così come degli altri lavoratori e dirigenti della Volvo Truck di Boltiere, i quali «avevano consentito e tollerato quella che era oramai una prassi ricorrente e altamente rischiosa». Con questa motivazione, riportata oggi (mercoledì 2 agosto) dal Corriere Bergamo, lo scorso 11 luglio la giudice Patrizia Ingrascì ha condannato a 2 anni di carcere, con pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziario, G. L. B., manager 60enne del gruppo e responsabile della divisione italiana, finito a processo per la morte del 24enne.
Un metodo improprio
Il giovane, che abitava a Verdellino, era deceduto il 19 gennaio 2017 dopo essere stato colpito al torace dal pistone di un mezzo pesante, al quale stava montando delle sospensioni con l'utilizzo dell'aria compressa. Un metodo giudicato improprio in quelle condizioni, senza nemmeno un altro dipendente a fianco ad aiutarlo. il componente lo aveva investito con una forza pari a 440 chili, provocandogli un grave trauma con conseguenze tragiche. Secondo il giudice, l'impiego di una take tecnica sarebbe stata dovuta alla volontà di perseguire «l’interesse della società ad un rapido svolgimento della mansione, con un apprezzabile risparmio di tempo e forza lavoro».
L'operazione sconsigliata da casa produttrice e azienda
Quella che eseguiva il ragazzo, per Ingrascì era però «un’operazione complessa, che imponeva l’adozione di altre misure organizzative da parte dell’azienda, quale, ad esempio, l’affiancamento di un secondo operatore» per poterla così svolgere in maniera manuale e senza aria compressa, «così neutralizzando il prevedibile rischio di infortunio che si è effettivamente realizzato». Come emerso dalle testimonianze in aula, nonostante l'utilizzo dell'aria compressa per il montaggio delle sospensioni fosse sconsigliato dalla casa produttrice dei componenti e dall'azienda stessa, ormai era diventata prassi, perché permetteva di risparmiare tempo ed energie.
Il rischio quindi che si verificasse un incidente del genere, secondo la sentenza, era stato previsto dalla Volvo Truck, ma «non adeguatamente sorvegliato». Il fatto che il meccanico avesse eseguito un'operazione teoricamente sconsigliata, per la giudice, non scagiona il alcun modo il dirigente, in quanto «la sostituzione delle sospensioni sugli autocarri rientrava nella ordinaria attività di manutenzione offerta dall’azienda» e inoltre «era praticamente impossibile o altamente faticoso alloggiare la nuova sospensione senza l’ausilio dell’aria compressa che era divenuto uno strumento di impiego ordinario e diffuso».