Caso a Dalmine

Mozione anticomunista, l'Anpi: «Viola la Costituzione. La si ritiri o azioni legali»

Mozione anticomunista, l'Anpi: «Viola la Costituzione. La si ritiri o azioni legali»
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Le premesse perché scoppiasse la bagarre c’erano tutte. Lunedì 28 settembre il Consiglio comunale di Dalmine discuterà una mozione che, se approvata, obbligherà chiunque abbia la necessità di affittare spazi e sale di proprietà del Comune a dichiararsi anticomunista e contro i radicalismi religiosi. Un documento che secondo l’Anpi di Bergamo «impegna il Sindaco a violare la Costituzione sulla quale ha giurato al momento dell’insediamento».

Per questa ragione l’Anpi chiede che la mozione incriminata possa essere ritirata. Così non fosse si troverà costretta «a intraprendere azioni legali nei confronti di un’Amministrazione comunale che ha deciso, deliberatamente, di non rispettare la Costituzione Italiana nata dalla Resistenza antifascista – sottolineano Mauro Magistrati, presidente Anpi Provinciale, e Giorgio Marcandelli, presidente della sezione dalminese -. La nostra Costituzione pone la pregiudiziale antifascista come elemento fondante, ma non professa l’anticomunismo. Questa mozione svilisce e calpesta la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza, alla quale hanno partecipato sacrificandosi e perdendo la vita migliaia di comunisti. La Costituzione stessa è stata redatta anche grazie al contributo fondamentale dei comunisti, riconosciuti come interlocutori preziosi anche da chi, nelle altre forze politiche che hanno fondato l'Italia repubblicana, si trovavano su posizioni politiche diverse quando non diametralmente opposte».

Nello specifico, le forze di maggioranza di centrodestra chiedono di integrare una delibera del 2017 (all’epoca l’Amministrazione di centrosinistra era guidata da Lorella Alessio) «sostituendo la dichiarazione di “rispetto della Costituzione Italiana e dei valori antifascisti e antinazisti” con una dichiarazione di “rispetto della Costituzione Italiana e di condanna di tutti i regimi e le ideologie ispirate al nazismo, al fascismo e al comunismo nonché ai radicalismi religiosi”, rifiutando perciò ogni forma di difesa o apologia degli stessi». La ragione, stando a quanto sostenuto dalla maggioranza dalminese, risiede in una risoluzione approvata nel 2019 da Parlamento europeo, che ha equiparato nazismo, fascismo e comunismo.

L’Anpi provinciale esprime quindi profonda preoccupazione per questa equiparazione tra nazi-fascismo e comunismo «Si tratta di un messaggio strumentale e populista, privo di qualsiasi fondamento scientifico. Il comunismo è una teoria politica e lo è stato per masse popolari distribuite in tutto il mondo le quali hanno spesso conquistato, al di là delle degenerazioni dei regimi politici, libertà le cui eredità sono state assorbite dalle democrazie più avanzate. In Italia il comunismo ha contribuito a fondare la nostra democrazia repubblicana. Non c’è nessuna analogia che tenga».

«Colpisce particolarmente che la mozione provenga da chi dovrebbe ben conoscere la storia sociale e politica della propria città, per molti aspetti legata alla sua fabbrica Tenaris – concludono Magistrati e Marcandelli -. Proprio lì molte donne e uomini che si sono riconosciuti nei valori del comunismo hanno rappresentato avanguardie di battaglie operaie dalle quali sono stati tratti benefici per l'intera classe lavoratrice del Paese, come la sperimentazione sull'inquadramento unico che equiparava impiegati e operai. Offende, inoltre, la memoria del partigiano dalminese Natale Betelli, operaio comunista della Dalmine, barbaramente ucciso di botte dai fascisti nel marzo del 1945, Medaglia d’Oro al Merito Civile alla memoria. Infine, calpesta il ricordo di Albino Previtali, partigiano comunista, presidente dell’ANPI di Dalmine fino alla sua morte, avvenuta nell’ottobre del 2019».

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