'Ndrangheta, estorsione denunciata dai titolari della stazione Eni di Dalmine
I benzinai sono finiti nel mirino di due membri di spicco della cosca affermatasi a Como-Varese, che si erano fatti consegnare in tutto 233mila euro a seguito di ripetute minacce
Nella giornata di lunedì 15 novembre scorso era scattato il fermo per 54 persone, nel contesto della maxi-operazione contro la cosca di 'ndrangheta Molè che spadroneggiava nell'area di Como-Varese: tra queste, Domenico Ficarra, 37 anni, e lo zio Daniele di 45, considerati dagli inquirenti membri importanti dell'associazione mafiosa, che sarebbero coinvolti anche nell'estorsione di 233mila euro ai titolari della stazione di benzina Eni di Dalmine, sulla provinciale (al numero 51), con tabaccheria, bar e autolavaggio.
A riportare i fatti è il Corriere della Sera Bergamo: il 14 luglio dell'anno scorso questi ultimi si erano presentati in questura, denunciando le iniziali truffe subite dagli indagati, oltre che le minacce che erano seguite per estorcere loro del denaro. Inizia tutto da Daniele Ficarra, che nel giugno 2020 li avvicina proponendo una collaborazione con la stazione per l'autolavaggio, avendo una società che noleggiava macchine. In seguito propone un "affare" per la rivendita di un orologio, per cui servono 23mila euro per guadagnarne 40mila: i benzinai fidandosi gliene danno 11mila. Ma le cose non vanno come pensano loro, dato che ricevono indietro solo 5mila euro. Dopo qualche settimana si presenta lo zio di Daniele, Domenico, che li accusa di aver fatto fallire degli investimenti fatti dalla famiglia e chiede un risarcimento.
Ormai la trappola è scattata: in un appuntamento in un Autogrill sull'A4 si presenta solo uno dei titolari, che viene fatto salire in macchina da Domenico Ficarra e minacciato: sul conto della sua compagna polacca i benzinai versano 168 mila euro a fine giugno, a luglio altri 64 mila e in seguito ricevono una telefonata da una parente di Ficarra, che gli intima di continuare a pagare.
La situazione avrebbe incominciato veramente a degenerare il 13 luglio, quando l'altro titolare sostiene di essere stato costretto a salire da Ficarra in macchina, finendo sequestrato per un'intera giornata in un'abitazione di Origgio, in provincia di Varese, dove sarebbe stato minacciato fino a promettere di pagare altri 180mila euro e ne avrebbe versati subito altri mille, chiesti come "risarcimento" per il tempo che l'indagato avrebbe perso quel giorno. È stato quest'ultimo episodio a far capire ai due benzinai che forse era meglio rivolgersi alle forze dell'ordine, che stavano già indagando da tempo sulla cosca e i suoi appartenenti e, dopo le identificazioni dei sospettati tramite foto, li hanno posti sotto la loro tutela, permettendogli di venir fuori da un problema che altrimenti non avrebbe avuto via d'uscita.