Uno studio dell'Unibicocca

Nella vita c'è sempre un piano B Il vostro cervello lo sa meglio di voi

Nella vita c'è sempre un piano B Il vostro cervello lo sa meglio di voi
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Mai perdersi d’animo. In ogni situazione c’è sempre una scappatoia. Ovvero esisterebbe un piano B che verrebbe pensato, qualche minuto prima che si attivi la strategia di riserva, da una particolare area del cervello: la corteccia prefrontale mediale. Lo hanno scoperto un gruppo di ricercatori italiani, dell'Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con alcuni studiosi della Princeton University americana, dell’Humboldt University e del Bernstein Center for Computational Neuroscience di Berlino, pubblicando poi i risultati della ricerca sulla rivista Neuron.

 

 

Lo studio italiano. Inspiegabilmente accade che a un certo punto, mentre si sta facendo qualche cosa, la persona (o meglio il cervello, e più precisamente una regione di esso) decida in autonomia e senza suggerimento alcuno di cambiare strategia. Ottenendo in taluni casi anche esiti migliori. Lo hanno capito e teorizzato dei ricercatori internazionali, una volta tanto anche italiani, dopo aver osservato un esiguo gruppo di persone – all’incirca 36 – che si sono sottoposte volontariamente a un gioco. Questo consisteva nel determinare il più rapidamente possibile la posizione di una nuvola che passava su di uno schermo e darne l’esatta localizzazione premendo un pulsante: quello di sinistra se la nube si trovava in prossimità degli angoli superiore destro o inferiore sinistro dello schermo, o il bottone di destra se la nuvola spuntava viceversa negli altri due angoli. Il tutto veniva compiuto mentre l’azione dei soggetti era monitorata da una risonanza magnetica funzionale. Non contenti, i ricercatori, dopo all’incirca una decina di minuti dall’inizio dell’esperimento, per rendere più animato e complesso il gioco aggiungevano un elemento in più. Ovvero, l’associazione tra il colore della nuvola e la risposta corretta.

Cosa accadeva a questo punto? In questa seconda fase di gioco, i partecipanti avrebbero dovuto individuare l’ulteriore difficoltà arrivando a capire che se la nuvola era rossa occorreva premere il pulsante destro, ma se era verde invece quello da schiacciare era il sinistro. Non si trattava però solo di una variazione di colore, perché se la nuova associazione veniva notata poteva consentire ai partecipanti di cambiare strategia d’azione. Sfruttando cioè il colore al posto della posizione per arrivare alla soluzione del dilemma in modo più rapido e semplice. Ma c’è di più: si è visto che il cambio di strategia non si innesca sempre e in tutti i soggetti. Infatti dopo un’ora di gioco, alla nuova associazione ci era arrivato soltanto il 31 percento dei partecipanti, mentre i restanti, meno intuitivi,  perseveravano sulla vecchia via.

 

 

E quindi? Non è stata però questione solo di posizione e colore. Perché il giochino ha consentito ai ricercatori di arrivare a una conclusione scientifica. Grazie al monitoraggio con la risonanza magnetica funzionale, è stato scoperto che il cambio di strategia si attuava solo se la corteccia prefrontale mediale, la zona determinante in questo processo B,  teneva traccia del colore dello stimolo. In più i ricercatori hanno visto che questo stimolo colorato, in quella precisa regione cerebrale, si attivava già alcuni minuti prima che la strategia venisse effettivamente messa in atto. Il segnale era così affidabile che i ricercatori riuscivano anche a identificare l’avveduto volontario strategico ancora che manifestasse le sue chiare intenzioni.

In conclusione, lo studio rivelerebbe la capacità del cervello di sapere gestire e bilanciare quasi simultaneamente due necessità: quella di mettere a fuoco tutte risorse su di una strategia iniziale, ignorando la serie di informazioni che in quel momento non sono rilevanti, e quella di aprire la mentea nuove opportunità, ancora ignote, ma emergenti con rapidità quando queste possono diventare necessarie.

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