I giorni del terrore

Notizie da Parigi, il giorno dopo

Notizie da Parigi, il giorno dopo
Pubblicato:
Aggiornato:

All'indomani dell'uccisione dei tre terroristi e dei quattro ostaggi nel market ebraico, presentiamo per punti le ultime notizie sui blitz e sulle reazioni in Francia e nel mondo.

La rivendicazione

Nella tarda serata di venerdì un membro di alQaeda nello Yemen ha rivendicato l’attentato alla rivista Charlie Hebdo. Secondo quanto riporta l’Associated Press, che ha raccolto la dichiarazione al Cairo, un uomo avrebbe dichiarato che l’annuncio sarebbe stato ritardato per motivi di sicurezza e che «la leadership di Aqap (AlQaeda nella Penisola Arabica) ha diretto le operazioni scegliendo con cura l'obiettivo». In un messaggio pubblicato su Twitter lo sceicco Harith al-Nadhari, considerato la guida spirituale del ramo yemenita-saudita di al Qaeda, ha poi lodato "i benedetti attacchi a Parigi" e attaccato "gli sporchi" francesi, definiti "i capi degli infedeli che insultano i profeti". Ha inoltre lodato gli "eroi mujahedeen", riferendosi ai tre terroristi uccisi ieri nei raid, che "hanno dato ai francesi una lezione sui limiti della libertà di espressione". Sheik Harith al-Nadhari è lo stesso che lo scorso novembre ha duramente attaccato l'Isis, accusando il sedicente califfo alBaghdadi di "tracciare un solco" tra i gruppi jihadisti con il suo progetto di costituire uno Stato islamico.

La telefonata dei killer

Chérif Kouachi, uno degli autori della strage di Charlie Hebdo, la mattina di venerdì 9 gennaio ha ricevuto una telefonata dalla tv francese BFM-TV. Il giornalista Igor Sahri gli ha chiesto di raccontare i retroscena dell’attacco e chi li avrebbe finanziati. L’azione tra i fratelli Kouachi e Coulibaly sarebbe stata programmata nella fase iniziale, in vista di azioni distinte. Durante la telefonata, i terroristi spiegano che loro non uccidono civili perché a fare questo sono gli Occidentali coi loro bombardamenti. A finanziarli, Al Qaeda nello Yemen. L’ispiratore delle loro azioni sarebbe Anwar al Awlaki, attivista e ingegnere americano naturalizzato yemenita, morto nel 2011 colpito da un drone. Molti lo hanno definito il “delfino” di Osama Bin Laden. La giornalista che manda in onda la telefonata spiega che la tv ha aspettato che il blitz venisse portato a termine prima di renderla nota, per non creare scompiglio e non interferire con le forze di polizia. Questo il testo tradotto della telefonata tra Chérif Kouachi e il giornalista Igor Sahri:

Kouachi: Noi siamo i difensori del Profeta, sia benedetto, e io, Chérif Kouachi, sono stato mandato da al Qaida in Yemen. OK?

Sahiri: Va bene.

Kouachi: Sono andato laggiù, ed è stato Anwar al Awlaki a finanziarmi.

Sahiri: Va bene, e questo quanto tempo fa, più o meno?

Kouachi: Prima che lui fosse ucciso.

Sahiri: Quindi sei tornato in Francia, da poco?

Kouachi: No, già da molto tempo. [incomprensibile]

Sahiri: OK, assieme a te c’è solo tuo fratello?

Kouachi: Non è un tuo problema.

Sahiri: C’è qualcuno dietro agli attacchi?

Kouachi: Non è un tuo problema.

Sahiri: Va bene. Pensate di uccidere ancora?

Kouachi: Uccidere chi?

Sahiri: Non lo so, è solo una domanda.

Kouachi: Hanno ucciso dei civili, le due persone che state cercando?

Sahiri: Voi avete ucciso dei giornalisti.

Kouachi: No, ma le due persone che state cercando hanno ucciso dei civili?

Sahiri: Cherif, hai ucciso qualcuno questa mattina?

Kouachi: Non siamo degli assassini. Noi difendiamo il Profeta. Non uccidiamo le donne, non uccidiamo nessuno. Difendiamo il profeta. Se qualcuno offende il profeta, non c’è problema, lo possiamo uccidere. Ma non uccidiamo le donne. Non siamo come voi. Voi siete quelli che uccidete i bambini musulmani in Iraq, in Siria, in Afghanistan. Noi no. Abbiamo un codice d’onore, nell’Islam.

Sahiri: Beh, vi siete vendicati. Avete ucciso 12 persone.

Kouachi: È vero, dici bene. Ci siamo vendicati. L’hai detto tu stesso.

 

 

Anche l’altro sequestratore, Amedy Coulibaly, ha telefonato alla stessa tv di Kouachi mentre era asserragliato nel negozio e ha chiesto di essere messo in contatto con la polizia. Ha spiegato di essere aver preso istruzioni dallo Stato Islamico e di essere stato in contatto con i fratelli Kouachi, con i quali ha sincronizzato le operazioni. Il motivo della sua azione? Difendere i musulmani oppressi in Palestina, ha spiegato. Ha poi agganciato male il telefono e le forze speciali hanno potuto ascoltare tutto quanto avveniva dentro il negozio. Quando alle 17 Coulibaly ha iniziato a pregare, gli agenti hanno dato il via al blitz.

L’ostaggio nascosto nello scatolone

Ha beffato i killer di Parigi, che non sapevano di tenerla in ostaggio. Si chiama Liliane Lapere, ha 27 anni ed è il grafico della tipografia di Dammartin-en-Goele, dove si erano asserragliati i fratelli Kouachi braccati dalle forze di polizia. Il proprietario dell'edificio, Michel Catellano, ha raccontato di aver visto per primo i due fratelli avvicinarsi all’ingresso, armati di mitra e con un lanciarazzi carico e di aver avuto soltanto il tempo di dire a Lapere di trovarsi un nascondiglio. La donna si è nascosta in uno scatolone sotto a un lavandino e ha inviato un sms alla famiglia: “Sono nascosta al primo piano. Credo che abbiano ucciso tutti. Dite alla polizia di intervenire”. La donna è rimasta per otto lunghissime ore, dalla mattina fino al momento dell'assalto delle teste di cuoio, nascosta in questo rifugio di fortuna, senza che i due fratelli avvertissero la sua presenza. Catellano è rimasto ostaggio dei due uomini per poco più di un’ora ed ha aiutato Said, uno dei due fratelli, con una leggera ferita che aveva subito al collo. Catellano ha raccontato che i due fratelli sono stati gentili con lui e che gli hanno ripetuto che operavano per conto di al Qaida. Dopo aver sistemato la ferita di Said, Catellano è stato liberato.

Il video dell’irruzione nel market kosher

 

http://youtu.be/hISqLRi2w28

 

Nella serata di venerdì la tv France2 ha diffuso un video del blitz delle teste di cuoio a Porte de Vincennes, nel quartiere ebraico nell’est di Parigi, dove Amedy Coulibaly ha fatto irruzione tenendo in ostaggio i clienti. Nel video si vede la saracinesca del market kosher alzarsi piano piano e all’interno ci sono già dei corpi esanimi a terra. Segno che il sequestratore aveva già ucciso i 4 ostaggi. Si vedono i poliziotti che entrano e iniziano a sparare e gli ostaggi che fuggono. Nel blitz è rimasto ucciso il sequestratore, che era già ricercato per la sparatoria del girono prima in cui è rimasta uccisa una poliziotta a Montrouge, a sud di Parigi.

La caccia alla compagna di Coulibaly

Si chiama Hayat Boumeddienne ed è attualmente l’obiettivo numero uno delle forze dell’ordine francesi. È la fidanzata di Coulibaly, ha 26 anni e dal 2010 è nel mirino dell’antiterrorismo francese. Non è ancora ben chiaro il suo coinvolgimento negli attacchi di questi giorni. Alcuni dicono si trovasse nel market ebraico insieme al fidanzato e che sia fuggita confondendosi tra gli ostaggi, altri dicono non fosse presente, altri ancora che fosse già da tempo fuggita. Secondo diversi giornalisti Hayat si sarebbe imbarcata il 2 gennaio per la Turchia e avrebbe varcato il confine turco-siriano l'8 gennaio. La polizia francese ritiene invece che la donna sarebbe stata coinvolta nella sparatoria in cui è stata uccisa la poliziotta. Il procuratore capo di Parigi, Francois Molins, ha dichiarato che il suo ritrovamento - e possibilmente la sua cattura - sono una priorità assoluta per la polizia, perché l’eventuale testimonianza della donna potrebbe essere il tassello mancante nella comprensione delle dinamiche interne ed esterne. Si vuole infatti scoprire quali rapporti ci fossero tra i quattro e chi li abbia davvero finanziati e addestrati.

L'impiegato musulmano che ha salvato sei persone

Nei primi momenti dell'attacco al supermercato kosher di Port de Vincennes, un impiegato musulmano, Lassana Bathily, ha aiutato alcune persone - si parla di almeno sei, tra le quali un bambino - a nascondersi nella cella frigorifera che si trova sotto il negozio, dicendo loro di restare calme mentre lui tornava al piano superiore. Dopo l’irruzione delle forze di polizia, le persone nascoste sono potuto uscire incolumi.

I buchi e gli errori degli 007 francesi

Per la strage di Charlie Hebdo e per i due blitz che hanno portato all’uccisione degli attentatori, sotto accusa è finito il servizio di intelligence francese. Lo stesso primo ministro Manuel Valls ha ammesso che «quando ci sono 17 morti, ci sono stati degli errori». A maggior ragione se si tiene conto della notizia divulgata dalla tv francese iTelé, secondo la quale dall’Algeria sarebbe arrivata un’allerta per un imminente attacco terrorista il giorno prima della strage. La prima domanda che sorge è come gli attentatori siano riusciti a compiere un simile gesto visto che erano soggetti a rischio e ben conosciuti anche all’estero ed erano sulle black list dei voli di Gran Bretagna e Usa. Tutti e tre gli attentatori, i fratelli Kouachi e Amedy Coulibaly, inoltre, erano anche noti ai servizi dell’antiterrorismo francese che secondo indiscrezioni li tenevano d’occhio. Sono in molti, in queste ore, a chiedersi anche se le leggi antiterrorismo francesi sino adeguate o se non sia il caso di modificarle.

Hamyd Mourad

È stato rilasciato il 18enne Hamyd Mourad, giovane cognato di Cherif Kouachi che in un primo tempo era stato indicato come terzo componente del commando che ha attaccato Charlie Hebdo. Secondo fonti di polizia, a scagionarlo definitivamente sono stati alcuni professori del suo liceo, che hanno confermato la sua presenza in aula per tutta la mattinata di mercoledì, giorno della strage.

Le reazioni e le condanne nel mondo islamico

Sgomento e rabbia nel mondo musulmano, specialmente tra quello sunnita, che rappresenta la fetta maggiore dei musulmani nel mondo. Sono estremisti sunniti sia alQaeda sia l’Isis, a cui gli attentatori di Parigi hanno detto di aderire. Il rettore e imam della moschea di Parigi è stato il primo ad aver condannato la strage, così come il Consiglio francese del culto musulmano, che l’ha definita un “atto barbaro”. Dal Cairo, il segretario generale della Lega araba, Nabil al-Arabi, ha parlato di un “attacco terroristico che va condannato con forza”, mentre la moschea di al-Azhar, la massima istituzione dell’islam sunnita, ha stigmatizzato “l’attacco criminale”, ricordando che “l’islam condanna ogni violenza”. In tutto il mondo, poi, gli imam sunniti e i musulmani moderati hanno preso le distanze, affermando che gli attentatori di Parigi non rappresentano affatto l’islam e che a pagare il prezzo maggiore per questi gesti sono i musulmani stessi.

Voci di condanna anche dall’islam sciita, che si oppone ai sunniti e all’Isis. In Libano, il movimento Hezbollah per bocca del suo leader Hassan Nasrallah, prima che scattasse il blitz delle teste di cuoio francesi ha affermato che «certi gruppi terroristi che si riferiscono all'Islam, attraverso i loro atti immondi, violenti e inumani, hanno portato danno al Profeta e ai musulmani più di quanto l'abbiano fatto i loro nemici, più di quanto abbiano fatto i libri, i film e le caricature, hanno offeso l'Islam». Una voce a cui si è unita quella dell’Iran, con il presidente Hassan Rohani che durante un incontro con i delegati partecipanti alla conferenza internazionale dell'Unità islamica a Teheran ha dichiarato: «Condanniamo l'estremismo, la violenza e il terrorismo sia in Palestina, Libano, Siria,  Stati Uniti o a Parigi», e ha aggiunto che «coloro che, ingiustamente, in nome del jihad, della religione e dell'islam, uccidono e compiono azioni violente ed estremiste, provocano l'islamofobia, che lo vogliano o no, e lottano in realtà contro la fede islamica», sottolineando che Teheran sostiene «tutti i popoli che lottano contro il terrorismo». Anche Il movimento palestinese Hamas, che governa la Striscia di Gaza, ha condannato gli attacchi. In un comunicato pubblicato ha scritto che «le differenze di opinione non possono mai giustificare l’omicidio».

La reazione della comunità ebraica

A pagare il prezzo più alto, dopo i morti a Charlie Hebdo, è stata la comunità ebraica parigina. Il supermercato dove Coulibaly si è asserragliato e ha ucciso quattro ostaggi è nel quartiere ebraico di Parigi e vende prodotti alimentari autorizzati dal rabbinato per gli osservanti di religione ebraica. Il premier di Israele Beniamim Netanyahu aveva autorizzato l’invio di agenti del mossad (l’intelligene israeliana) a supporto delle forze speciali francesi. E che gli ebrei in Francia si sentano poco sicuri è un fatto già da alcuni anni. Gli episodi di antisemitismo si sono moltiplicati nel corso del tempo, soprattutto ai danni di quanti vivono nelle banlieu parigine. Il che ha provocato un forte esodo verso Israele. La prima nazionalità nel 2014 dell’immigrazione ebraica in Israele è costituita da francesi. Sono 7mila gli ebrei delle diaspora che hanno fatto ritorno in Israele lo scorso anno, il doppio del 2013. Dopo gli attentati di questi giorni, Tel Aviv si aspetta un ulteriore incremento nei numeri. Si stima che entro tre anni gli ebrei francesi in Israele arrivino a costituire il 4% della popolazione.

Le manifestazioni in Francia e nel mondo

Per due giorni, mercoledì e giovedì, le piazze di Parigi sono state invase da manifestanti per dare solidarietà alle vittime di Charlie Hebdo e per inneggiare alla libertà di stampa e di espressione. Parigi vestita a lutto ha spento tutte le luci della Tour Eiffel e a mezzogiorno è stato osservato un minuto di silenzio in segno di lutto nazionale. Migliaia di persone a Parigi, in tutta la Francia e nel mondo si sono radunate nelle piazze per testimoniare la propria solidarietà. A Nizza sono stati moltissimi quanti si sono dati appuntamento sulla Promenade des Anglais nella prima grande manifestazione del fine settimana. Cortei e sit-in si susseguono in varie città. La manifestazione più grande è probabilmente quella in corso a Tolosa, nel sud del paese, dove hanno sfilato circa 80 mila persone.

La tragedia che sconvolto la Francia è arrivata anche sui campi da calcio. In occasione della sfida con il Bastia, il Psg giocherà con la scritta Charlie sulla maglia, al posto dei tradizionali nomi dei giocatori.

 

990x658xparis-saint-germain-150110122549_big.jpg.pagespeed.ic.5AV2iv1RJd

 

La grande manifestazione del 12 gennaio

Domenica 11 gennaio si svolgerà nella capitale francese una manifestazione per rendere omaggio alle vittime degli attentati degli ultimi giorni. Il presidente François Hollande ha invitato i leader europei a partecipare. Finora hanno annunciato la loro partecipazione la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente del consiglio europeo Donald Tusk, il presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker, il premier britannico David Cameron (che l’ha confermato su Twitter), il presidente del consiglio italiano Matteo Renzi e il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy. Parteciperà anche il primo ministro turco Ahmet Davutoğlu. Sarà una manifestazione per la democrazia e la libertà di espressione, e per questa ragione domenica tutti i trasporti nella regione saranno gratuiti, in modo da facilitare la presenza dei parigini. Ci si aspetta la partecipazione di almeno un milione di persone. Rimane tuttavia massima l’allerta e in attesa della manifestazione sono stati in molti a chiedere su twitter che venisse cancellata per paura di nuovi attentati.

Jean Marie Le Pen, voce fuori dal coro

Jean Marie Le Pen, padre di Marine e fondatore del Front National, ha preso le distanze dalla solidarietà nazionale affermando “Je ne suis pas Charlie”. Pur condannando "la morte di dodici connazionali", Le Pen ha denunciato la marcia di domani "orchestrata dai media", alla quale il suo partito non è stato invitato. Dopo le polemiche sul suo mancato invito alla marcia repubblicana di Parigi, Marine Le Pen invita i militanti del Front National a non manifestare nella Capitale, ma solo in provincia: il numero due del partito di estrema destra, Florian Philippot, precisa inoltre che la stessa Le Pen non scenderà in piazza a Parigi, ma in un'altra marcia organizzata a Beaucaire, nel dipartimento del Gard.

Psicosi attentati

La psicosi attentati ha contagiato tutti. Una serie di falsi allarmi si è susseguita oggi nella capitale. Nella mattinata una donna sui 30 anni si è affacciata alla finestra dell’hotel Sequoia Lodge a Disneyland e ha seminato il panico minacciando di farsi saltare in aria. Urlava essere la compagna di Coulibaly. Immediatamente è scattato l’allarme antiterrorismo e il parco divertimenti è stato evacuato e la donna arrestata. Si trattava però di un falso allarme.

Poco dopo sembrava che nel 19esimo arrondissement di Parigi si fosse verificata una sparatoria fuori da una sinagoga. Lo hanno riportato i tweet del Consiglio degli Ebrei di Francia, ma in realtà si è trattato solo dello scoppio di alcuni petardi. Anche la Grande Sinagoga di Parigi oggi per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale per motivi di sicurezza è rimasta chiusa nonostante fosse sabato, shabbat, quindi festa solenne per gli ebrei.

Anche in un centro commerciale di Villiers-en-Bere, nel dipartimento di Senna e Marna, poco lontano da Parigi, c’è stato un falso allarme. La polizia ha individuato una borsa sospetta che poi è risultata essere stata dimenticata da un cliente.

 

 

Seguici sui nostri canali