La grande idea

Una nuova torre al Papa Giovanni, oncologia ed ematologia scoppiano

Una nuova torre al Papa Giovanni, oncologia ed ematologia scoppiano
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Per ora è soltanto un'ipotesi, ma la volontà è chiara e alcuni passi informali sono già stati compiuti. Presto l’ospedale Papa Giovanni potrebbe arricchirsi di una nuova torre. Una mezza torre, in realtà, soltanto tre piani, necessaria però per far spazio al dipartimento onco-ematologico che nella Torre 6 sta letteralmente esplodendo. L’indiscrezione è trapelata mercoledì 6 febbraio durante un incontro con i nuovi vertici della Sanità bergamasca promosso da Cancro Primo Aiuto e dall’Associazione oncologica bergamasca.

La necessità di maggior spazio per l’oncologia e per l’ematologia è un dato evidente: ogni giorno centinaia di persone che si devono sottoporre alle cure in ospedale sono costrette a convivere in un’area assolutamente inadeguata. Tutto questo perché, rispetto alla programmazione fatta al momento della progettazione del Papa Giovanni, oncologia ed ematologia negli ultimi anni hanno triplicato il loro volume di attività. I motivi sono due: da un lato, questi reparti sono diventati più attrattivi; dall’altro, sono aumentate le terapie oncologiche che allungano la vita dei pazienti, i quali dunque devono essere trattati più a lungo. Tutto questo ha portato a una frequentazione che ha reso non più adatto il progetto iniziale e il disagio per i pazienti sta continuamente aumentando.

 

 

Il problema è stato segnalato da tempo e nell’ultima parte del suo mandato a farsene carico era stato l’ex direttore generale del Papa Giovanni, Carlo Nicora. Era stato lui a prendere i primi contatti con la Regione (l’assessore Gallera) e con la città (il sindaco Gori), cercando di immaginare una possibile soluzione. Il cambio ai vertici dell’ospedale ha rallentato l'iter, ma l’ospedale ha la concreta possibilità di incrementare la volumetria e una nuova piccola torre pare fosse già prevista in origine.

Secondo l’idea attorno a cui si sta lavorando, in questa mini-torre dovrebbero essere ospitati i laboratori dell’Istituto Lanzani, spostandoli dal Matteo Rota (in via Garibaldi), i laboratori dell’ematologia, i sistemi informativi e il centralino che attualmente si trovano al primo piano della Torre 7. Tutto il day hospital onco-ematologico si espanderebbe quindi in quest’area, raddoppiando la propria superficie. Già oggi nella Torre 7 c’è la degenza dei malati oncologici e quindi un simile sviluppo si porrebbe in continuità con l’esistente.

 

 

Per finanziare questa nuova costruzione, il cui costo previsto si aggira sui cinque milioni di euro (ai quali ne va aggiunto uno e mezzo per l’intervento sull’onco-ematologia), l’ipotesi da cui si è partiti è quella di vendere il Matteo Rota. All'acquisto potrebbe essere interessata ancora una volta la Cassa Depositi e Prestiti, come è avvenuto per il vecchio ospedale. Va detto che Bergamo è l’unica città della Lombardia in cui un ospedale storico come gli ex Riuniti ha trovato una nuova destinazione. Le altre grandi strutture dismesse sul territorio regionale sono chiuse o in stato di abbandono. Non si esclude comunque che il Matteo Rota possa essere ceduto anche a privati. Ora la palla è nelle mani del nuovo direttore generale del Papa Giovanni, Maria Beatrice Stasi. Il tempo di approfondire la questione e presto ne conosceremo gli sviluppi. Le associazioni che si occupano di lotta al cancro si sono dichiarate disponibili a partecipare all’impresa.

 

 

«Siamo qui per dire ai responsabili della sanità del territorio bergamasco che possono contare sulle nostre associazioni». È stato il messaggio che Flavio Ferrari, amministratore delegato di Cancro Primo Aiuto, e Maurizio Radici, presidente dell’Associazione Oncologica Bergamasca, hanno voluto lanciare ai nuovi vertici della sanità bergamasca. All’incontro era presente il direttore generale dell’Ats di Bergamo, Massimo Giupponi. Con lui l’assessore alle Politiche sociali di Regione Lombardia, Stefano Bolognini, e il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori.

«Già da alcuni anni portiamo avanti diversi progetti insieme all’Aob a favore del territorio – ha detto Ferrari –. Ricordo su tutti il Progetto Parrucche presso l’ospedale Papa Giovanni XXIII, ormai il punto dove distribuiamo gratuitamente più parrucche in tutta Lombardia. Oppure la collaborazione sul progetto trasporto dei malati da casa agli ospedali per sottoporsi alle cure». «Un progetto, quest’ultimo – ha sottolineato Radici – che vorremmo espandere ad altre aree del territorio bergamasco». «Adesso ci aspettiamo indicazioni dai responsabili della sanità bergamasca per poter dare una mano a rispondere alle necessità dei malati», hanno concluso.

Chiaramente soddisfatto per la disponibilità delle due associazioni il dg dell’Ats bergamasca. «Conosco le due onlus e sono convinto che daranno una mano alla sanità bergamasca – ha dichiarato Giupponi –. È una fortuna avere associazioni che collaborano con le istituzioni». Come ha ribadito anche il sindaco di Bergamo: «Avere delle onlus come l’Associazione Oncologica Bergamasca e Cancro Primo Aiuto che sanno creare collaborazioni tra loro e con le istituzioni – ha specificato Gori - per di più senza gelosie, è un privilegio di cui essere felici e da ottimizzare nel migliore dei modi».

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