Omicidio di Fara: chiesti 22 anni per Carlo Fumagalli, che annegò la compagna Romina
L'uomo confessò agli inquirenti quello che aveva fatto e ora si chiede: «Potrò mai riallacciare i rapporti coni i miei figli, i parenti?»
La sentenza è stata rinviata al prossimo 30 maggio, ma si è chiuso il processo a Carlo Fumagalli, operaio cinquantenne che l'anno scorso uccise la compagna Romina Vento, annegandola nel fiume a Fara Gera d'Adda.
Per un omicidio da ergastolo, il pm Carmen Santoro ha chiesto 22 anni di carcere, mentre gli avvocati il minimo edittale e le parti civili i risarcimenti. Ma il punto su cui tutti si soffermano è un altro.
Il racconto di quanto è successo
L’aggravante del rapporto di convivenza è stata considerato in equivalenza con le attenuanti generiche. L’uomo ha infatti collaborato, confessando quanto commesso.
Il pm Carmen Santoro, come riporta il Corriere Bergamo, ha sottolineato: «Arrestato dai carabinieri, il suo difensore lo avvisa che può restare in silenzio e invece Fumagalli vuole parlare. Ci dà una risposta che è un pugno allo stomaco ma ci dice anche ciò che non avremmo mai potuto sapere con certezza». Il pm si riferisce al fatto che Fumagalli ha raccontato di aver guidato l'auto dove entrambi si trovavano nel fiume e di aver poi annegato la donna che era riuscita a uscire dall'abitacolo.
La famiglia distrutta
In aula, c'erano anche la mamma e il fratello di Romina, la madre e il figlio avuto dalla prima moglie di Carlo Fumagalli. Famiglie distrutte, cui si aggiungono anche i due figli minorenni della coppia. Vi hanno fatto leva gli avvocati della difesa, che, come riporta L'Eco di Bergamo, hanno ricordato come Fumagalli abbia un'unica preoccupazione per il futuro: «Potrò mai riallacciare i rapporti coni i miei figli, i parenti?».