femminicidio

Omicidio di Viviana Caglioni, al via il processo contro il compagno in Corte d'Assise

Morì dopo aver trascorso otto giorni in coma all'ospedale Papa Giovanni. L'imputato, Cristian Michele Locatelli, 42 anni, è accusato di aver ucciso a botte la giovane. La madre della vittima si è costituita parte civile

Omicidio di Viviana Caglioni, al via il processo contro il compagno in Corte d'Assise
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Viviana Caglioni, 34 anni, per gli amici Vivian, è morta all’inizio di aprile del 2020 dopo aver trascorso otto giorni in coma nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Papa Giovanni XXIII, dove era stata ricoverata a causa delle lesioni subite per l’aggressione del suo convivente.

Ieri, venerdì 19 febbraio, ha preso il via in Corte d’Assise il processo che vede imputato Cristian Michele Locatelli, 42 anni, accusato dalla Procura di aver ucciso a botte la giovane donna.

La madre della vittima, Silvana Roncoli, indagata in un primo momento per favoreggiamento, accusa poi archiviata su richiesta del pm, si è costituita parte civile.

La ricostruzione del pestaggio

Secondo gli inquirenti l’aggressione risalirebbe alla notte tra il 30 e il 31 marzo, avvenuto al primo piano dell’abitazione in via Maironi da Ponte condiviso dalla coppia con la madre. Calci e pugni che sono terminati con un colpo violento alla nuca che ha fatto cadere a terra Viviana, lasciandola priva di sensi al piano terra della palazzina dove vive anche Giampiero Roncoli, lo zio della vittima.

I soccorsi erano stati chiamati dalla madre circa un’ora più tardi, poco dopo l’una del mattino. Soccorsi che Locatelli avrebbe cercato di sviare, parlando di una caduta accidentale e dicendo che la ragazza non era in condizioni gravi e che respirava ancora. Quando l’ambulanza è arrivata sul posto, Viviana era però già in coma e in condizioni di ipotermia. Trasportata al pronto soccorso del Papa Giovanni presenterà segni di violenza al volto, all’inguine, all’addome, al viso e alla nuca.

Nel corso dei sopralluoghi gli investigatori, grazie al luminol, trovarono tracce ematiche che, partendo dal primo piano dell’abitazione fino a un disimpegno al pianterreno, dove è stato trovato il corpo di Viviana, hanno ribaltato la versione fornita da Locatelli, già gravato da precedenti per episodi violenti quali rapina, aggressioni e resistenza a pubblico ufficiale.

Le ragioni della lite

Alla base dell’aggressione, secondo quanto ricostruito dalla Procura e dagli agenti della squadra mobile di Bergamo, ci sarebbe la gelosia dell’imputato per le relazioni avute in passato da Viviana. Alla base dell’ultima e fatale lite ci sarebbe stata proprio la gelosia per una relazione risalente a 7 anni prima.

Importanti per ricostruire l’accaduto le intercettazioni telefoniche e ambientali ma, soprattutto, la testimonianza dello zio Gianpietro Roncoli. Interrogato più volte in un primo momento, a causa della paura che nutriva verso Locatelli, aveva parlato di una lite avvenuta tra la coppia. Negli interrogatori successivi ha però raccontato il pestaggio e il forte colpo alla nuca che ha fatto perdere i sensi alla nipote.

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