Tour da Orio a Bergamo: un vergognoso benvenuto
La prima impressione ha sempre una sua importanza e anche 4,5 chilometri possono darti l’idea di come sia una città. Sette minuti, il tempo di ascoltare una canzone alla radio, e nella propria testa una città sconosciuta è già stata categorizzata: bella, romantica, moderna, brutta, bruttissima. Per questo motivo il tragitto che porta dall’aeroporto al centro città, al di là di quel che si potrebbe pensare, ha un suo peso. E Bergamo che immagine dà di sé nei meno di 5 chilometri che portano da Orio alla Malpensata, ovvero all’ingresso della città? Non un granché.
Appena sbarcati dall’aereo, ci accoglie subito un rappezzo: tutti i percorsi interni all’aeroporto sono affiancati da strutture di plastica, necessarie per evitare che ogni avventore lasci la propria auto dove gli pare e piace. Così anche le uniche aree verdi, ovvero le rotonde, rimangono soffocate da queste strutture tanto utili (?) quanto antiestetiche. Ci si immette poi sullo stradone stretto tra l’autostrada, che affianca il nostro arrivo a Bergamo, e gli arbusti e le erbacce selvatiche che lottano per trovare spazio lungo la carreggiata.
Ci lasciamo alle spalle l’aeroporto e proseguiamo verso la città seguendo i cartelli. Veniamo gettati sulla strada Statale 591 BIS che ci porta sino ad una prima enorme rotonda, dove almeno cinque strade si incontrano tra loro. Sopra le nostre teste passa la bretella che quotidianamente migliaia e migliaia di bergamaschi percorrono. Lo scenario che ci si presenta non è dei migliori. I piloni che sospendono la bretella creano uno spazio ovale dove sterpi e terra la fanno da padroni. Al centro ci sono una roulotte ed una casetta di assi abbandonate ed oggetti di riciclo, memoria abbandonata di una protesta del Movimento dei Forconi. I muri laterali ricordano spettacoli e convegni di anni passati, scoloriti. Non manca nemmeno il “decoro” della scritte a bomboletta spray.
Bergamo è proprio lì, con via per Orio che si apre a noi, Che però è zona ZTL, quindi la evitiamo e percorriamo invece la strada che costeggia la bretella e che ci permette di immetterci su viale per Zanica. Anche qui le erbacce dominano sul bordo strada e alla nostra destra, poco prima di immetterci sul viale, appare una grande industria abbandonata, cui unico titolare attuale è il degrado. Il grande prato ha una vita a sé e la struttura, una volta luogo di lavoro quotidiano, è oggi testimone di un qualcosa che non c’è più. La città è vicina. Viale per Zanica ci accompagna verso il centro di Bergamo, tra le prime case ed industrie. Proprio qui incontriamo un piccolo cavalcavia, creato dal passaggio sopraelevato della Circonvallazione Paltriniano. Nuove locandine scolorite, nuovi ricordi di eventi che furono, nuove firme di improbabili “artisti di strada”. Cose già viste.
C’è anche la possibilità che qualche guidatore poco attento, passato il grande rondò sotto la bretella, si perda il cartello per Bergamo e giunga così al noto “rotondone” dell’autostrada. Erbacce e degrado occupano la zona centrale della rotonda, tra giganteschi cartelloni pubblicitari. Un occhio ai cartelli ed imbocchiamo via Autostrada, diretti finalmente verso l’ingresso della vera città, quella che c’è oltre le “mura” del tracciato ferroviario.
Eccoci arrivati, siamo a Bergamo. Ma intanto, in questi 4,5 chilometri di strada, in questi sette minuti di tragitto, cosa abbiamo pensato di questa città mai vista prima? Cosa pensano turisti, uomini di affari e semplici visitatori tra sterpaglie, erbacce, incastri di strade, rotonde abbandonate a sé stesse, cavalcavia colonizzati da locandine e murales?