Osio Sotto, veleni sotto le fabbriche La battaglia di un ostinato artigiano

Si dice spesso che le storie brutte, così come la polvere, le si preferisca nascondere sotto un tappeto. Un colpo di scopa e via, nessuno ne sa niente, nessuno se ne accorge. Almeno fino a quando qualcuno, particolarmente testardo e ostinato, non decide di provare ad alzare quel tappeto. E allora, forse, tutto viene allo scoperto. Il colpo di scopa non basta più. È un po' quello che sarebbe successo a Osio Sotto stando all'interessante articolo pubblicato il 18 agosto dal Corriere della Sera Bergamo a firma di Armando Di Landro. Una brutta storia cacciata sotto il tappeto, anzi, sotto l'asfalto, e venuta a galla soltanto grazie all'ostinazione di un uomo che ha deciso di andare a fondo.
Quando tutto ebbe inizio. 1992: il Comune di Osio Sotto vara la creazione di un'area industriale nella zona tra via del Pascolo e via dell’Artigianato, un lembo di terra divisa dalla zona residenziale dal passaggio della A4. Attraverso la lottizzazione, iniziano a sorgere capannoni, aziende. Tutto procede al meglio e l'area diventa operativa nel 1995. Tra coloro che partecipano alla lottizzazione attraverso la cooperativa Artigiana Tre c'è anche Giovambattista Gherardi, un artigiano di Osio Sotto alla ricerca di una nuova sede per la sua attività. E tutto pare procedere al meglio, con l'assegnazione di un capannone. Gherardi, però, storce il naso. A suo parere, infatti, le cose non son state fatte per bene. In altre parole la polvere è stata buttata sotto il tappeto.
La battaglia di Gherardi. La prima cosa che Gherardi contesta alla cooperativa è che lo strato d’asfalto posato per costruire le nuove strade sarebbe molto più basso rispetto a quello previsto dai progetti. Ma soprattutto, a suo parere, qualcosa non funziona negli impianti fognari. Inizia così, a metà Anni '90, una vera e propria battaglia che l'artigiano di Osio Sotto sta ostinatamente portando avanti ancora oggi. Le sue armi sono perizie e consulenze. Ingaggia diversi esperti, sperando di dimostrare che, effettivamente, nei lavori di realizzazione dell'area industriale le cose non siano state fatte nel modo giusto. E nel 2006, finalmente, la procura pare dargli ascolto: il pm Silvia Russo apre un fascicolo sul presunto malfunzionamento della fognatura. Viene incaricato di redigere una perizia l'architetto Carlo Pendezzini. Per il quale, però, tutto era ok e così il magistrato decise di archiviare l'indagine. Una prima sconfitta che non abbatte Gherardi. Dalla sua, infatti, c'era il test che nel 1999 avevano svolto i carabinieri del Noe: i militari immisero a monte della rete fognaria 12mila metri cubi d’acqua colorata, verificando poi che solo 100 litri, a valle, avevano raggiunto il collettore principale di Osio Sotto. Nel complesso, dunque, ben 11.900 metri cubi di acqua colorata erano finiti nel sottosuolo. Quella verifica costò alla cooperativa Artigiana Tre una multa da 20 milioni di lire, ma nient'altro.
[Via del Pascolo, Osio Sotto]
La terribile verità del geologo. L'artigiano si affida dunque ad altri esperti. Nel 2015, un ingegnere redige una consulenza in cui sostiene che nel sottosuolo sono stati dispersi, negli anni, fino a 37 milioni di litri di reflui fognari. Nel 2016 un altro consulente, Guido Piepoli, alza il conteggio del collega addirittura a 43 milioni. Ma a Gherardi non basta e chiede un parere anche al geologo di Varese Gianpaolo Sommaruga, un esperto rispettato e stimato, spesso anche perito per le magistrature del Nord Italia. Il 27 luglio 2016, Sommaruga ha consegnato a Gherardi i risultati dei suoi studi. Risultati che parlano di errori nella relazione dell’architetto Pendezzini che portò all’archiviazione del fascicolo d'indagine aperto dalla procura nel 2006 circa la "Fognatura di acque nere di origine civile e industriale nelle vie del Pascolo e dell’Artigianato di Osio Sotto". Il geologo sostiene che è dimostrata «la perdita di reflui liquidi nel sottosuolo», e aggiunge che «la tubazione della fognatura nera sotto l’autostrada Milano-Venezia, a servizio dell’area artigianale, ha disperso liquami nel terreno circostante in quantità rilevante». Le conclusioni fanno rabbrividire, come scrive il Corriere: si parla di 16,7 tonnellate di zinco, 246 di fosforo, 151 di idrocarburi e 255 di tensioattivi disperse nel sottosuolo. In altre parole, l'intero terreno sottostante la zona industriale di Osio Sotto è ricolmo di veleni e inquinanti. Sommaruga aggiunge che la dispersione ha avuto luogo tra il 1995 e il 2012, anno in cui finalmente sono stati fatti dei lavori di sistemazione della rete fognaria. Gherardi è ora convinto che, grazie alla perizia del geologo e agli studi effettuati da Piepoli, qualcuno gli darà finalmente ascolto. E ha portato tutto in procura. Forse è arrivato il momento di alzare il tappeto e ascoltare la brutta storia nascosta lì sotto.