Le parole testuali di Sacchi e la solita morale sul razzismo
«Vedevo il Torneo di Viareggio. Io non sono razzista... ho avuto Rijkaard... Vedere tanti giocatori di colore, vedere così tanti stranieri è un'offesa per il calcio italiano. Al Real Madrid avevamo i giocatori più famosi del mondo, i giornalisti e i tifosi ci criticavano perché non c'erano ragazzi della cantera e spagnoli. Quando mai in Italia succede? Siamo un popolo... non dico quello che penso... che non ha dignità, oltre all'orgoglio per il proprio Paese». Arrigo Sacchi, ex ct dell'Italia vice campione del mondo, 17 febbraio 2015
Domanda: le dichiarazioni di Sacchi resteranno scolpite nella memoria per la sua portata razzista o perché i media hanno voluto attribuirgliela? È premeditata o soltanto errata? L'intenzione c'è o la si vuol trovare? Il giorno dopo le frasi di Sacchi, l'Italia si è scagliata contro l'ex ct. «Grave errore la frase di Sacchi» ha detto Graziano Delrio, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo sport. Per poi aggiungere: «Ci sono calciatori italianissimi anche se hanno i genitori stranieri». Il presidente dell’Assocalciatori Damiano Tommasi distingue «problema reale e pessimo modo di esprimerlo, è una frase che si commenta da sola, ormai desueta nel 2015 in una società che sta cambiando e che sta faticosamente uscendo da retaggi del passato». E ancora. Renzo Ulivieri, prendere dell'Assoallenatori, ha detto: «Evidente che si sia sbagliato». Il più duro di tutti è stato il presidente della Fifa, Sepp Blatter, che ha fatto un tweet. Si legge: «L'orgoglio e la dignità non sono legati al colore della pelle. Scioccato dai commenti di Arrigo Sacchi. Smettila».
Il giorno dopo, la bufera travolge tutto e incorpora tutti. Ma possibile che non ci eravamo accorti di nulla? In tanti anni non ci eravamo accorti che Sacchi fosse un razzista? A cavallo dei magnifici Ottanta e Novanta, Arrigo è stato l'allenatore che ha rivoluzionato il nostro calcio. E lo ha fatto con gli italiani. Lo ha fatto con gli stranieri. Come Gullit, Rijkaard, giocatori che hanno cambiato il volto del bel gioco italico. «Sono parole che pesano soprattutto se a pronunciarle è l'ex ct della nazionale». È intervenuta anche l'europarlamentare del PD, Cècile Kyenge: «Sacchi ha sbagliato - ha aggiunto -, dopo Tavecchio, che, se non altro, ha avuto l'immediata consapevolezza della gravità delle proprie parole, siamo nuovamente costretti a sentire frasi come "Non sono razzista, ma". Ebbene i giocatori neri minerebbero l'identità italiana. La domanda allora viene spontanea: cosa si intende oggi per identità italiana? Ecco, io la risposta la conosco. Ma troppi ancora non la conoscono. Un'altra gaffe? Non credo».
Nel calcio la risposta gravita attorno alle convocazioni. Nelle squadre Primavera italiane, 102 (13 nell’Inter) su 503, il 20% del totale (in A la percentuale sale al 54%). Sottolinearlo è razzista? Sacchi allora si è voluto difendere. «Ho 68 anni non sono mai stato razzista e non lo sarò mai. Non fa parte del mio modo di essere e della mia mentalità». Ha parlato di storia personale che lo lega a grandi giocatori da «una forte amicizia». L'ex ct della Nazionale ha poi aggiunto che «quando gli stranieri erano molti di meno, in 11 anni dall’ '89 al 2000 abbiamo conquistato quattro volte la Champions e otto la Coppa Uefa. Negli ultimi anni, invece, con squadre formate per l’80, il 90% da giocatori esteri, non siamo mai andati in finale e neppure in semifinale». E ancora: «Ho sempre detto che servono pochi stranieri ma di valore e che bisogna mettere al centro il calcio e non il business».
Perché Sacchi è finito nel mirino e il ministro Roberto Calderoli è stato assolto dopo aver detto «orango» al ministro Kyenge? Perché qualche mese fa Balotelli è stato accusato ti essere un razzista? Mario aveva pubblicato sul proprio profilo Instagram un'immagine in cui era rappresentato Super Mario, l'eroe dei videogiochi che ha il soprannome in comune con il calciatore. L'immagine era accompagnata da una frase "incriminata". Questa: «Salta come un nero e afferra soldi come un ebreo». Era intervenuta la federazione inglese perché le parole erano state giudicate offensive nei confronti delle persone di origine e di religione ebraica. Lo stesso post-conteneva anche un'altra frase, chiaramente anti-razzista: «Non essere razzista. Fai come Mario. È un idraulico italiano, creato da giapponesi, che parla inglese e assomiglia a un messicano».
Per Sacchi non è diverso. Che è andato avanti nella sua difesa: «Le mie parole non avevano alcun accento discriminatorio: l’altra sera volevo inviare un allarme su acquisti troppo disinvolti che non aiutavano né gli stranieri nè gli italiani. Sono preoccupato per questi ragazzi che vengono da paesi poveri dell’Africa, del Sudamerica, dall’Est Europa». Secondo Sacchi i giocatori sarebbero trascinati da un sogno, ma la realtà sarebbe poi ben diversa. «Il mio voleva solo essere un allarme su un problema etico, non solo calcistico. Sono veramente stupito di quanto è accaduto ma anche sereno perché lo ripeto: non sarò mai un razzista».