Il divieto di trasferta

Che peccato conquistare tre punti in un silenzio nerazzurro

Che peccato conquistare tre punti in un silenzio nerazzurro
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Giocare a Marassi, in casa del Genoa, ha sempre un fascino particolare. Purtroppo, questa volta, nel settore ospiti dello stadio di Genova ha campeggiato solo tanto silenzio visto che la trasferta è stata vietata a (quasi) tutti i bergamaschi, che non hanno potuto così assistere alla serata (posticipata) dei nerazzurri, che si è chiusa con una vittoria bella e importante. Raccontiamo allora le emozioni orobiche nel catino ligure di un tranquillo martedì sera di Serie A.

Ben 15 gradi a Genova, l’inverno del mare. Sbucando dalla A7, in zona Genova Bolzaneto, il termometro ha regalato la prima grande sorpresa di serata. Passare dai 3° gradi di Villa Cantone ai quasi 15°C di Genova città è sorprendente: appena 24 ore prima un tempo da lupi, ai limiti della tempesta, aveva condizionato il rinvio della sfida tra Genoa e Atalanta, ma con il clima del martedì sera ligure sembra proprio di passare dal bianco al nero. Nella zona dello stadio il traffico è intenso, alle 17.30 la gente esce dal lavoro e sono tutti in movimento, tanto da far sembrare l’impianto di Marassi quasi deserto fino al fischio d’inizio. Dopo qualche difficoltà di troppo con l’accredito stampa, il primo impatto con Marassi regala due grandi certezze. Lo stadio dove giocano Genoa e Sampdoria è probabilmente il più bello di tutta la A per il clima che si respira, per la disposizione delle gradinate a ridosso del campo e più in generale per la sensazione di essere dentro un catino che è perfetto per il calcio. Purtroppo, il silenzio assordante del settore ospiti si avverte distintamente già all’ingresso delle squadre sul terreno di gioco, con Masiello e compagni che non vengono salutati quasi da nessuno.

 

 

Primo tempo: Atalanta, dove sei? Tra un Pocket Coffee, una caramella e quattro chiacchiere sulla trasferta dei giornalisti a Dortmund, la gara inizia e tutti si chiedono la stessa cosa: dov’è rimasta la Dea? L’ingresso in campo nel silenzio degli autoparlanti già aveva stupito, poi il triplo intervento molle di Caldara, Masiello e Toloi prima del gol di Bertolacci ha regalato emozioni ai tifosi di casa sbigottendo però gli atalantini. Qualche sostenitore nerazzurro, in effetti, era presente: Alex con il figlio e Giuseppe sono sistemati in gradinata superiore Sud (hanno acquistato il biglietto perché non residenti in Lombardia), Lissa e Carlo con Francesca hanno invece recuperato alcuni inviti omaggio in tribuna centrale e si sono goduti la gara alle spalle della panchina della Dea. Sotto lo sguardo attento della dirigenza orobica (a Marassi c’erano l’amministratore delegato Luca Percassi, il direttore generale Umberto Marino, il direttore tecnico Giovanni Sartori, il direttore sportivo Gabriele Zamagna e il direttore operativo Roberto Spagnolo), la squadra nerazzurra strigliata da Gasperini risale pian piano la china e dopo la traversa di Freuler inizia a mangiare campo, trovando il gol dell’1-1 proprio in chiusura di primo tempo grazie ad una bella combinazione Gomez-Petagna-Ilicic.

Secondo tempo: Masiello incorna, partita vinta. Dopo un buon caffè ristoratore e la moviola sul contatto Petagna-Zukanovic (è il difensore genoano che inciampa), Berisha salva due volte la porta su Pandev, ma quando Masiello insacca di testa il vantaggio l’incessante sostegno della Curva di casa viene parzialmente interrotto dalle urla dei panchinari nerazzurri e dei pochissimi orobici al seguito della squadra e che saltano letteralmente in aria. Da quel momento in poi, la gara tiene tutti incollati al seggiolino, perché il Genoa attacca (confusamente) e la Dea riparte (pericolosamente) sfiorando il tris a più riprese. Eccezion fatta per il calcio d’angolo battuto da Veloso in pieno recupero con Perin in area a saltare (l’incubo Brignoli, siamo sinceri, si è palesato), la squadra orobica non soffre più nulla: le uniche parate dell’estremo atalantino restano quelle al 4’ della ripresa su Pandev, visto che Taarabt (poco dopo) lo impegna da posizione irregolare. Dopo il fischio finale, mentre il pubblico del Genoa lascia lo stadio, i giocatori atalantini si abbracciano davanti alla panchina e Masiello ne approfitta per regalare la maglia a un amico in tribuna.

 

 

Il rientro a Bergamo tifando Pordenone. Dopo il solito giro davanti alle telecamere e ai taccuini, con Berisha e Masiello protagonisti, il ritorno a Bergamo è iniziato dopo le 23 e tra una contestazione e l’altra sulle pagelle (quattro teste che hanno visto la stessa partita da una posizione molto simile possono anche dare valutazioni diametralmente opposte, è il bello del calcio), ben presto Radio Rai è diventata la compagna di viaggio ideale. Tra un sogno europeo della Dea e qualche critica al calendario di dicembre, le gesta del Pordenone a San Siro hanno catalizzato l’attenzione di tutti. Certe storie di calcio sono più belle di un gol al novantesimo. Quella della Dea in piena corsa europea e con i sedicesimi da giocare contro il Borussa Dortmund a febbraio ancora di più.

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