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Bergamo è la città con più morti causati da Coronavirus al mondo (e anche la provincia è messa male)

Il dato è stato calcolato dal Financial Times. Secondo una ricerca dell'Università San Raffaele, la nostra sarebbe anche la seconda provincia italiana per tasso di mortalità da Covid

Bergamo è la città con più morti causati da Coronavirus al mondo (e anche la provincia è messa male)
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È Bergamo la città che, anche a livello internazionale, ha dovuto pagare il prezzo più alto in termini di vite umane a causa del Coronavirus. Secondo uno studio condotto dal Financial Times sull’aumento dei decessi avvenuti in 14 Paesi dallo scoppio della pandemia, nella nostra città si sarebbe verificato l’aumento maggiore, pari al 464 per cento di morti in più rispetto alla media. Seguono in questa triste classifica New York, con un aumento del 200 per cento, e Madrid, con un aumento del 161 per cento.

Rispetto alla totalità del territorio regionale, i numeri evidenzierebbero invece oltre 13mila morti in più, pari a un aumento del 155 per cento rispetto alla media. L’analisi ha preso in considerazione i dati riferiti al periodo tra marzo e aprile di quest’anno, confrontandoli con i cinque anni precedenti, e mostra come il reale bilancio delle vittime da Coronavirus nel mondo potrebbe essere superiore del 60 per cento, portando il bilancio globale dall’attuale totale ufficiale di 201mila a un massimo di 318 mila morti.

Inoltre, stando a una ricerca condotta dall’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, emerge che Bergamo è la seconda provincia d’Italia con il più alto tasso di mortalità, con 255,9 morti ogni 100 mila abitanti. Lo studio è stato condotto basandosi sui dati pubblicati dalla Protezione civile e dalle Regioni a partire dallo scoppio dell’epidemia fino al 17 aprile. Tra le provincie quella più colpita risulta essere Piacenza, seguita appunto dalla Bergamasca e da quelle di Lodi, Cremona e Brescia. Tra le provincie con oltre 100 decessi ogni 100 mila abitanti ci sono anche quelle di Parma, Alessandria, Lecco e Sondio.

Una diffusione del morbo che alcuni studiosi hanno definito «l’epidemia della A21», riferendosi all’autostrada che attraversa alcune delle provincie più colpite dall’infezione. Si tratta di dati che, come spiega Carlo Signorelli, primo autore della ricerca e ordinario d’Igiene all’Università San Raffaele, mostrano come il Covid-19 guardi alle grandi vie di comunicazione. Lo studio approfondirà in fasi successive l’analisi dei dati di mortalità anche di comuni e distretti, per individuare eventuali focolai che possono essere sfuggiti all’osservazione.

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