Perché Al Qaeda minaccia l'Italia (che forse è davvero già in Libia)
Aerei italiani in Libia, ma solo per portare a casa alcuni feriti dell’attentato di Zliten della scorsa settimana. Il blitz umanitario ha trasportato all’ospedale del Celio da Misurata quindici persone, ed è durato lo spazio di un mattino. Alle 9 il C130 è decollato da Pratica di Mare, è arrivato a Misurata e ha fatto rientro a Ciampino alle 14, con tanta riconoscenza da parte del governo libico, o almeno di quella parvenza di governo che si è insediato dopo l’accordo raggiunto sotto l’egida dell’Onu. Tuttavia c’è chi sostiene che l’Italia in Libia abbia già iniziato il suo intervento militare con scopi tutt’altro che umanitari, come per altro detto da Al Qaeda, ieri, nel video di minaccia contro il nostro Paese, "colpevole" di «aver invaso Tripoli». L’algerino Abu Ubaydah Yusuf al-Anabi, considerato il numero due di Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), avrebbe pronunciato frasi molto dure nei confronti dei “romani invasori”, in un video di 23 minuti e 24 secondi di cui l'agenzia mauritana al-Akhbar afferma di avere ricevuto una copia.
Le strane manovre militari italiane. La minaccia di vendetta arriva dopo che strane manovre militari si sono verificate nei giorni scorsi. Pare infatti che ci siano stati voli fantasma di aerocisterne per il rifornimento dei caccia sul Canale di Sicilia e sarebbero stati segnalati bombardamenti mirati su alcune roccaforti dell'Isis. A ciò si aggiunga che nella notte tra lunedì e martedì al terminal energetico dell’Eni nell’ovest del Paese, il Mellitah Oil and Gas Complex, c’è stata una sparatoria nei pressi del principale cancello d’ingresso del compound ma le forze di sicurezza avrebbero respinto l’assalto.
Le forze speciali già in Libia da dicembre. Non è chiaro chi siano queste forze di sicurezza ma è assai probabile che si tratti di italiani, dal momento che già da qualche settimana si fanno sempre più insistenti le voci che darebbero già concreto un impegno dei reparti d’élite del nostro esercito anche in Libia, per preparare il terreno ad un’eventuale offensiva contro lo Stato islamico. Nel dettaglio, come ha riportato il Foglio già a inizio dicembre, questi militari italiani scelti, cioè coloro che sono sempre stati coinvolti in missioni coperte dal segreto militare, si troverebbero nella zona si Sabratha, vicino al complesso di Melitah, per mettere in sicurezza il lavoro dei dipendenti dell’Eni che lavorano nell’hub petrolifero. Il loro lavoro sarebbe «particolarmente apprezzato per l’esperienza e perché sono buoni conoscitori della zona fin dal 2011 e la loro missione risponde anche a una pressione esercitata dall’America sul governo italiano, in preparazione di un intervento in Libia».
Le altre forze italiane. In realtà non sono solo gli uomini delle forze speciali a gravitare attorno alla Libia. Ci sono alcune unità della Marina Militare, infatti, che si stanno addestrando di fronte alle coste libiche. Si tratta della fregata Aliseo, impegnata nella missione Mare Sicuro, che presta soccorso a quanti naufragano dai barconi che partono alle volte delle coste italiane. Ma viste le circostanze, a bordo dell’Aliseo l'addestramento e le simulazioni d'attacco sono all’ordine del giorno, nel caso si dovesse intervenire con urgenza.
Minacce interne al mondo terrorista. Oggi sono arrivate le minacce di al Qaeda, secondo cui tutto rientrerebbe in un grande complotto contro l’islam. L’Isis quindi, questa volta non c’entrerebbe niente. Un fatto quello della responsabilitò di al Qaeda, che secondo il Presidente del Centro Studi Internazionali Andrea Mergelletti, rientrerebbe più in un tentativo di ristabilire una leadership che con l’avvento dell’isis è venuta meno. Secondo Mergelletti «Aqmi teme di diventare una realtà marginale in Libia e soffre fortemente l'attivismo propagandistico dell'Isis, che si sta imponendo come un protagonista sempre più importante, amministrando milioni di persone e gestendo la cosa pubblica. Proponendosi come una realtà statuale, insomma, cosa che al-Qaeda non è mai stata. È vero che l'Isis non sarebbe mai esistito senza al-Qaeda, ma di fatto il Califfato sta ormai assorbendo le altre sigle del terrorismo».
Cosa dice al Qaeda. Al Anabi, che ha parlato nel video degli invasori italiani afferma che i “nipoti” di Rodolfo Graziani, il generale che in epoca fascista comandò le guerre coloniali italiane, verranno «umiliati e sottomessi, con il permesso di Dio» per essere «entrati nella terra di Omar al-Mukhtar», colui che guidò la resistenza libica negli anni Venti e che in Libia è considerato un eroe nazionale.