Il riposo è sacro

Ecco perché gli ebrei il sabato non possono neppure guidare

Ecco perché gli ebrei il sabato non possono neppure guidare
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A Gerusalemme si sono inventati lo Shabus, cioè un autobus che, su prenotazione, porta in giro le persone di sabato. Entra in servizio quando cessa la circolazione dei mezzi pubblici, proibita in Israele durante i giorni di festa. E dovrebbe rappresentare un servizio più economico dei taxi, che durante lo shabbat sono guidati quasi esclusivamente da non ebrei, israeliani o palestinesi ma comunque arabi. Lo Shabus, il cui nome è un’abbreviazione di shabbat e bus, è un’invenzione di una cooperativa di cittadini di Gerusalemme per permettere a quanti osservano il sabato ebraico di circolare comodamente senza spendere cifre troppo alte.

Potrebbe sembrare un modo per evitare di salire su taxi guidati da arabi, e in tempi in cui circolano proposte per impedire ai palestinesi della Cisgiordania di salire sui bus di linea israeliani, il dubbio è lecito. Ma i promotori dell’iniziativa Shabus assicurano che sia solo una questione di soldi. Il minibus è riservato ai soci della cooperativa, che sono al momento 500 tutti iscritti e in regola con le quote pagate online in giorni “feriali”, e offre un servizio gratuito fino alla metà di giugno, dopodichè si pagheranno 12 Nis, poco più di 2 euro. Probabilmente in anticipo per non trasgredire al comandamento di maneggiare soldi di sabato.

 

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Il riposo, sacro. Ma torniamo alla questione del riposo. Nel racconto della creazione contenuto nel libro della Genesi si sottolinea l’importanza del settimo giorno, quello in cui Dio si riposò dopo le fatiche della settimana. Anche oggi i fedeli di religione ebraica osservano il sabato come giorno di riposto assoluto. Si chiama Shabbat, e come ogni festa ebraica inizia dopo il tramonto del venerdì e si conclude all’apparire delle prime stelle del sabato. Il nome deriva dal verbo Shavath che significa “cessare”. In questo giorno, che viene rigorosamente osservato al punto che in Israele tutto è chiuso e non circolano nemmeno i mezzi pubblici, gli ebrei non solo non lavorano ma rispettano una serie di divieti, 39, e assolvono a un elenco di obblighi. Il Talmud, la summa dei principi dell’ebraismo, stabilisce che la Torah contiene 613 mitzvot (i precetti) delle quali 248 sono comandamenti positivi, obblighi a compiere una determinata azione, e 365 sono comandamenti negativi, cioè divieti. E riposo, per gli ebrei, significa anche non usare mezzi, non maneggiare denaro, non viaggiare.

Significato dello Shabbat. Si diceva del sabato. In questo giorno tutti hanno diritto al riposo: non deve lavorare né il padrone né il servo, né l'uomo, né la donna, non il cittadino né lo straniero, perfino gli animali da lavoro in questo giorno devono essere esentati dal lavoro e hanno diritto al riposo. Lo Shabbat rende ogni uomo uguale all'altro: nessuno può avvalersi dell'opera di un suo simile. Inoltre rappresenta un appuntamento fondamentale per l’identità di un ebreo. La centralità del sabato nella vita ebraica è confermata dal fatto che i giorni della settimana sono contati in relazione al giorno di Shabbat (“primo giorno”, “secondo giorno” e così via, con il sabato che chiude la settimana). Perché per gli ebrei il sabato non è solo riposo, ma anche consapevolezza, piacere e spiritualità.

 

Covev Yanai - Shabus, Jerusalem, May 11

 

Le attività proibite di sabato. Le principali attività che un ebreo non può svolgere di sabato, secondo quanto i rabbini hanno anticamente stabilito, si riferiscono a un tempo che fu, corrispondono ai 39 tipi di lavori necessari per la costruzione del tabernacolo, e quindi poco compatibili con la vita moderna. Ma gli ebrei, popolo notoriamente ingegnoso e acuto, hanno tradotto i divieti in base all’evoluzione subita dalla storia. Perché il succo dello shabbat è quello di non turbare il normale equilibro della natura. E così dal tramonto del venerdì per circa 25 ore gli ebrei non possono scrivere, non possono accendere la luce, non possono rispondere al telefono, non possono cucinare, non possono fare shopping. Non possono disfare nodi, non possono macellare, non possono cacciare, non possono costruire né demolire. Per ovviare alle scomodità, la luce la accendono in anticipo, e idem per la cucina tenendo il cibo al caldo in forni dotati di timer. In molti palazzi, oltre che negli hotel che osservano lo shabbat, sono stati installati ascensori che fermano ad ogni piano. E se squilla il telefono chiedono a qualcuno di rispondere al loro posto e si fanno poi passare l’apparecchio. Perché il problema è innescare la chiamata, non parlare al telefono. E via di questo passo. Nel dubbio, meglio astenersi dal fare qualsiasi cosa.

Cosa si può fare. Non si può scrivere, dicevamo. Ma si può leggere. Perché la lettura è contemplazione. Non si può viaggiare ma si può, anzi è assai consigliato, andare a far visita ai parenti (e se i parenti sono distanti lo Shabus è una bella invenzione), così come si può ballare e cantare. Si devono indossare i vestiti più belli, quelli della festa, perché il riposo abbia una valenza nobile, si deve pregare, ci si deve recare in sinagoga. E si devono mangiare cibi kosher, che rispettino cioè i precetti della legge ebraica: niente carne con il latte, niente crostacei e molluschi, niente carne di animali con lo zoccolo spaccato in due (coniglio, maiale, cavallo, ecc). Via libera invece a carni di mucca, vitello, pecora, tacchino. È proibito mangiare uccelli e rettili, ma si consiglia un buon vino per accompagnare la preghiera rituale. E il sesso? Di Shabbat, meglio se nella notte del venerdì, agli ebrei è consigliato unirsi carnalmente alla propria donna. Pare che i figli concepiti di shabbat siano particolarmente benedetti. Pazienza se poi, negli ambienti ultraortodossi ogni tanto si dica spunti un lenzuolo. Pare serva per evitare che la mente si perda nell’ammirare la nudità.

 

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