l'analisi

Perché i contagi odierni non sono paragonabili a quelli di maggio. Il virus però non è sparito

L'aumento dovuto alle nuove aperture e ai casi di rientro dalle ferie estive all'estero. I numeri assoluti dei nuovi positivi, se paragonati a quelli di maggio, sono pressoché coincidenti. Tuttavia la situazione negli ospedali, l'età media dei contagiati, il numero dei malati gravi e dei decessi sono notevolmente diversi. Attenzione però, può bastare poco per ricascare nella situazione di febbraio

Perché i contagi odierni non sono paragonabili a quelli di maggio. Il virus però non è sparito
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La curva dei contagi sta salendo non soltanto il Lombardia ma su tutto il territorio nazionale. Oggi, sabato 22 agosto, ad esempio, nel Lazio è stato registrato il record di nuovi casi dall'inizio dell'epidemia: se ne sono contati 215 (il 28 marzo erano stati 208). Dati che, oggettivamente (e in parte giustamente), destano preoccupazione e che ci riportano indietro di tre mesi, ma che il consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi ha definito nella giornata di ieri, a margine del Meeting di Rimini, fisiologici a fronte delle nuove aperture e delle vacanze estive. Rispetto a febbraio, la situazione attuale è «completamente differente per molti motivi - ha aggiunto - innanzi tutto perché i casi li intercettiamo molto prima, nel senso che questo sistema di testing e di tracciamento porta a identificare soggetti nella stragrande maggioranza asintomatici. Quello che è successo a gennaio e febbraio è che questi casi non venivano identificati e quindi diventavano gravi, la sintomatologia diventava particolarmente grave e andavano in terapia intensiva».

È quindi necessario prestare attenzione se si confrontano i dati odierni con quelli di metà maggio, per non incappare in fraintendimenti. Sono infatti cambiate le categorie di persone che vengono sottoposte al tampone, l’età mediana dei nuovi contagiati (30 anni), la situazione negli ospedali e anche la capacità di contact-tracing è stata incrementata. Ciò significa che saremmo diventati più bravi a intercettare il virus e, quindi, che con ogni probabilità i positivi di metà maggio erano maggiori rispetto ai dati ufficiali. Inoltre, la maggior parte dei nuovi positivi sarebbe asintomatica.

Se infatti i numeri assoluti relativi ai nuovi contagi sono assimilabili, quelli in merito ai decessi e ai ricoveri (anche in terapia intensiva) presentano differenze notevoli. Come riporta Il Post, il 16 maggio le morti erano state 153, il 20 agosto 6; le persone ricoverate in terapia intensiva erano 775, ora sono 68; i ricoverati erano 10.400, oggi 883.

Come spiegato anche da Marco Rizzi, direttore del reparto di Malattie infettive del Papa Giovanni XXIII, in un’intervista a L'Eco di Bergamo, i nuovi casi di positività che si registrano all’ospedale di Bergamo riguardano persone che arrivano nella struttura per altre necessità o patologie. Certo, non mancano le eccezioni, come il 17enne di Albano ricoverato in gravi condizioni al Policlinico di Milano. «Quasi tutti i nuovi contagi segnalati sono portatori di Covid ma non manifestano insufficienza respiratoria o danni polmonari gravi – ha spiegato il Rizzi -. La situazione dei contagiati è ben diversa da quella del lockdown, non sappiamo se per una carica virale più bassa o perché il virus è meno cattivo. Quello che è certo è che il virus c’è ancora. Dobbiamo restare tutti armati di cautela».

Quella che sta per finire è infatti la quinta settimana consecutiva di aumento dei nuovi casi. Per questa ragione secondo il virologo Andrea Crisanti sarebbe «indispensabile un piano unico nazionale per il monitoraggio dei contagi, capillare e omogeneo su tutto il territorio». Secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano, il direttore di microbiologia e virologia dell’Università di Padova ritiene che, affinché il sistema funzioni, siano necessari «tra i 250 e 300 mila tamponi al giorno», rispetto ai circa 70 mila odierni che rischiano di risultare insufficienti.

Insomma, i dati sembrano dirci che l’attualità è ben diversa dai mesi del lockdown. Tuttavia la realtà dei fatti ci dice anche che il numero di nuovi positivi è in aumento da settimane, che di questo virus conosciamo ben poco e che la sua eventuale diffusione dipende dai comportamenti e dalle scelte di ognuno. È bene tenerlo a mente, per noi e per quanti hanno lavorato per mesi negli ospedali e sul territorio nel tentativo di salvare la vita delle persone malate (e che sono a loro volta deceduti). Non è difficile da capire, è una questione di rispetto.

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