Una spiegazione scientifica

Perché perdiamo i capelli?

Perché perdiamo i capelli?
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La temiamo come poche altre cose, ne rintracciamo i prodromi quando al mattino gettiamo un terrificato sguardo alla spazzola o al pettine, e quando tiriamo su la testa dal cuscino, carichi della paura di girarci e magari scoprire la triste verità che, lo sappiamo, presto a tardi verrà a trovarci. Parliamo, naturalmente, della caduta dei capelli, un fenomeno che coinvolge parecchi uomini e alcune (sfortunate) donne. I capelli, d'altra parte, fanno pienamente parte della nostra identità: come li acconciamo, il colore che decidiamo di dar loro, e via dicendo. Non si tratta solamente, e già ce ne sarebbe abbastanza, di una questione estetica, dunque. Tutto ciò detto, perché perdiamo i capelli? Quali sono i fattori scatenanti questa terribile calamità?

 

 

I capelli: un breve resoconto. Da un punto di vista generale, i capelli non sono diversi da tutti gli altri peli che abbiamo sul corpo: si tratta di strutture formate soprattutto da proteine, grassi e acqua, che cominciano a svilupparsi fin dal grembo materno. Ciò che li differenzia dagli altri peli è un ciclo di vita ben più duraturo, ed è questo il motivo per cui raggiungono lunghezze che gli altri nemmeno sfiorano (e meno male). L'essere umano, in origine, era cosparso di peli dello stesso tipo dei capelli su tutto il corpo, ma le cose, si ipotizza, cambiarono nel momento in cui si iniziarono ad utilizzare i vestiti, o comunque qualcosa che ci coprisse: non essendo più necessari elementi organici che mantenessero un'adeguata temperatura corporea, il nostro organismo ha ben pensato di smettere di farli crescere dove non era più necessario. Rimaneva esposta, chiaramente, solo la testa, ed è questo il motivo per cui lì i capelli non hanno mai cessato di esistere. Piccola postilla: la cosiddetta “pelle d'oca” è un retaggio di questi tempi primordiali, in cui un piccolo muscolo alla base del pelo, e che tuttora abbiamo, lo rizzava quando faceva più freddo del normale, con lo scopo di aumentarne la tenuta termica.

Il ciclo vitale dei capelli. La vita di un capello può essere suddivisa in tre macrofasi, denominate anagen, catagen e telogen. La fase anagen è in assoluto la più lunga, dura dai 3 ai 7 anni, ed è quella in cui il capello cresce, si sviluppa e si fortifica. Al termine dell'anagen comincia la catagen, che dura all'incirca tre settimane e in cui il capello inizia la fase di stacco dal bulbo pilifero preparandosi alla fase telogen, in cui il capello è ormai morto e basta la minima frizione per farlo cadere. Ma niente paura: in condizione fisiologiche, al momento della caduta c'è un nuovo capello già pronto a venir fuori in esatta sostituzione del predecessore deceduto. In questo momento, tutti noi abbiamo circa il 10 percento dei capelli in fase telogen.

 

 

Ma può capitare che... In particolari circostanze, però, alla caduta del capello non corrisponde alcuna ricrescita sostitutiva: sì, è proprio l'inizio della calvizie. La quale è determinata principalmente da due fattori: lo stress e l'alopecia. Per quanto riguarda il primo, esso è causa decisiva dell'accorciamento della fase anagen, portando un eccessivo numero di capelli contemporaneamente alla fase telogen. Durante periodi particolarmente stressanti, il nostro organismo produce in maniera esagerata uno specifico ormone, il cortisolo, che causa debolezza e conseguente caduta dei peli di tutto il corpo, fra cui, ovviamente, anche i capelli. Ma mentre in questo caso la situazione non è del tutto disperata (tuttalpiù, se il periodo di stress è limitato, si verifica un leggero diradamento), ben diverso è il discorso legato all'alopecia, ovvero la causa più comune di caduta dei capelli, quella per cui, magari già a 17-20 anni, ci si ritrova “stempiati” o “in piazza”, nonché vittime di un irreversibile processo di calvizie.

Tutta colpa di un enzima. Circa le cause dell'alopecia non c'è ancora massima chiarezza, ma la letteratura scientifica si è, nel corso degli anni, focalizzata su tre principali direttrici: genetica, nutrizionale e immunologica. La prima è in assoluto la più comune, e interessa circa il 70 percento degli uomini e il 40 percento delle donne. Si tratta di una condizione dettata dalla presenza di un particolare enzima, il 5alfa-reduttasi, che trasforma il testosterone in diidrotestosterone, un androgeno che danneggia il cuoio capelluto. E, in questo caso, c'è poco da fare: è un affare, appunto, genetico, e non si può far altro che soffrire in silenzio. Le altre due ipotesi considerate sono più specifiche e soggettive, legate rispettivamente a un'alimentazione completamente sbagliata, ma è molto raro in un Paese come l'Italia, o a disfunzioni del sistema immunitario.

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