Il voto a Milano

Perché Sala è un mezzo sconfitto Parisi invece un mezzo vincitore

Perché Sala è un mezzo sconfitto Parisi invece un mezzo vincitore
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Sembra un pareggio ma non lo è: il voto di Milano ha visto i due contendenti praticamente allineati, divisi solo da uno “zero virgola”, con Beppe Sala leggermente in testa e Stefano Parisi subito a ruota. Ma se si analizza l’andamento del voto si capisce che tra i due c’è un mezzo vincitore e un mezzo sconfitto. Il mezzo vincitore è Parisi che veniva dato certo del ballottaggio ma staccato di qualche lunghezza dal favoritissimo mr Expo. Per di più Parisi doveva temere anche lo scherzetto renziano del voto messo a chiusura di un lungo week end, senza prolungamento al lunedì mattina: ed è noto come la bassa affluenza alle urne tendenzialmente penalizzi il centrodestra. Ieri poi si è aggiunto anche lo sciopero dei casellanti che ha reso più difficoltoso il rientro di chi era uscito dalla città (si pagava solo con tessere o carte di credito). Risultato: affluenza al minimo storico, quasi da referendum: 54 percento. Nonostante questi handicap Parisi è riuscito a tenere la ruota del concorrente e come accade nel ciclismo o nel motociclismo, non c’è niente di meglio che mettersi nella scia per spuntarla nella volata finale.

 

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Parisi partiva con un notevole handicap. Lo conoscevano in pochi, essendo come Sala non un politico, ma un tecnico che conosce bene la politica ma che ha sempre lavorato dietro le quinte. Tre mesi fa quando è sceso in campo ha dovuto quindi iniziare un percorso per farsi conoscere. Un percorso che non è ancora finito, tant’è che domenica sera, con scrutini in corso, non ha avuto nessuno timore a rendersi disponibile a tutte le telecamere, passando da una rete all’altra, trasmettendo il suo ottimismo rispetto a un ballottaggio che comunque era cosa certa. Così mentre tutti si nascondevano in attesa di avere qualche numero più certo lui ha giocato la carta più spregiudicata per farsi vedere e iniziare la conquista di tutti quegli elettori che non si sono recati alle urne.

Quanto a Sala, inizia a far trapelare qualche impaccio. Il suo profilo è molto simile a quello di Parisi, sulle sue capacità nessuno dubita. Ma la sensazione è che l’effetto Expo si stia un po’ esaurendo e che il feeling con quella parte elettorale che aveva eletto cinque anni fa Giuliano Pisapia non sia scattato. In fondo non ci si deve dimenticare che Sala era stato city manager di Letizia Moratti... Per tutti questi motivi le chance di Parisi per il ballottaggio sono in ascesa. Se poi i votanti, com’è facile presumere, aumenteranno rispetto a ieri, le possibilità per lui aumentano.

 

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Quanto a Sala, se non dovesse vincere, creerebbe un bel problema a Renzi che esce da queste amministrative con una serie di segnali tutti negativi. Il ballottaggio acciuffato per un pelo a Roma non è motivo sufficiente per consolarsi, anche perché al ballottaggio le sue possibilità sono meno che minime. Bologna e Torino sono state fredde rispetto ai candidati renziani favoriti, mentre Napoli ha decisamente voltato le spalle al premier. Peggio di Renzi sta solo Berlusconi, che con il 10 percento di Marchini a Roma sembra davvero in precipitoso declino di consensi. E ora dovrà vedersela con Salvini, che per colpa della scelta di Silvio non è riuscito a portare la Meloni ad un ballottaggio in cui, secondo tutti i sondaggisti, avrebbe avuto più chance di Giacchetti...

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